05/12/10

Il ribelle nero

Il professore è morto. Paolo Signorelli, ideologo della Destra antagonista, ha finito di soffrire. Per la malattia che da anni minava il suo corpo. Ha finito di subire accuse infamanti. Di essere perseguitato. Sì, perseguitato. Può essere considerata una bestemmia, ma come definire un’azione giudiziaria che si è protratta per quasi vent’anni e lo ha mandato in galera a ripetizione con accuse infamanti come quella di strage. Ripetutamente i giudici ne hanno chiesto la condanna all’ergastolo ma alla fine veniva sempre assolto. Emblematica la sentenza della Cassazione del 1992 che definiva il processo a suo carico «illogico, privo di coerenza, immotivato». L’unica condanna è stata per associazione sovversiva e banda armata. Un’imputazione che negli anni che furono di Piombo veniva diffusamente affibbiata a tutti gli esponenti extraparlamentari. Paolo Signorelli fu ideologo del Movimento Sociale e poi tra i fondatori di Ordine Nuovo. Fascista. Definizione che non lo offendeva, anzi la riteneva riduttiva e superata. L’uscita dal Msi, l’esperienza di Ordine Nuovo fino a quella ultima di Alternativa sociale, definiscono il percorso di un’esperienza che voleva essere una sfida politico-culturale antagonista al sistema e con posizioni anti-americane. La sua era una volontà di rinnovare e uscire da quegli stereotipi dove la rivoluzione è solo marxista.


Tradizionalista e ribelle fondava la sua contrapposizione al mondo moderno così come l’aveva tracciata Julius Evola del quale Signorelli si diceva allievo. Cattivo maestro per avversari e magistrati che lo hanno accusato di essere mandante di omicidi e di strage. Trascorse dieci anni di carcere per l’ecatombe di Bologna da cui fu assolto. Uscì da Rebibbia in barella. Tra quelle mura riempì un quaderno di disegni a china, scritti, poesie, lettere che si trasformarono nel libro «Forza Uomo». Pensatore radicale, icona per tanti camerati, appena pochi mesi fa, in un’intervista aveva duramente stroncato sia la destra parlamentare sia quella extraparlamentare di oggi. La prima ormai asservita all’omogenizzazione liberal-democratica e a «Wall Street». La seconda liquidata come fantasma di quella che fu venduta ormai per «motivi di strapuntini» agli schieramenti elettorali rinnegando le idee. Ai nuovi extraparlamentari contestava l’anti islamismo e una difesa astratta del cattolicesimo.


La vera colpa, senza appello, di Paolo Signorelli: la coerenza oltre ogni limite di buon senso. Fino in fondo, così da negarsi qualsiasi spazio. Pensatore illiberale al di là della destra e della sinistra. Continuava a rilanciare la sua idea di «Popolo» in un quadro di autodeterminazione di un’Europa che geopoliticamente si estende da Lisbona a Vladivostok. Le sue idee sono state sottoposte a processo. Non ci sono solo teoremi giudiziari contro la Sinistra: Paolo Signorelli è finito in carcere perché era di destra e rivoluzionario nel senso di contrario al conformismo politico di sinistra. Idee che possono non essere condivise, possono essere contestate. Ma non imprigionate. L’Occidente e l’Italia si stracciano le vesti per la libertà e i diritti negati in Iran, Myanmar e in tanti altri Paesi ma dimenticano le loro vittime. Il professore «nero» è morto.


Maurizio Piccirilli

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