28/07/08

Il federalismo ci rovinerà

Ricevo questa lettera:

«Non serve a chi ha gli occhi aperti e guarda la vita di un uomo, non gli episodi e la banalità:
1. E’ stato il primo a denunciare il problema dell’immigrazione incontrollata quando si inneggiava il decreto Martelli negli anni ottanta; ora il problema è esploso, risusciremo a risolverlo a questo punto?
2. Vorrebbe difendere le tradizioni della sua regione. Perchè un siciliano o un calabrese può dire di essere fiero di essere tale e considerare di essere migliore degli altri in questa o quella cosa e un lombardo no, neanche per scherzo, è un argomento tabù. Se lo fa è un razzista?
3. Denuncia da sempre gli sprechi di Roma e del Sud (mi viene come esempio quello dei forestali calabresi o degli spazzini a Napoli) quando gli altri invece ne convivono apertamente e non se ne fanno un problema, tanto meno si impegnano a risolerli.
Da 26 anni si prende le accuse di essere ignorante, volgare e razzista, ma lui va avanti; dopo 26 anno si sono accorti tutti che l’immigrazione è un problema, che gli sprechi in tempi di crisi riducono i nostri redditi a causa della elevata pressione fiscale.
Ora sta chiedendo con tutte le sue forze il federalismo, una riforma che può permetterci di sopravvivere e responsabilizzare quella parte della popolazione che sopravvive solo grazie ai sussidi di quell’altra.
Spero di non dover aspettare 26 anni; vedrei questa nazione affondare.

Saluti Blondet,
con stima comunque, lei ha le sue opinioni.
Walter»



Grazie per la stima, Walter. Rispondo:

1. Adesso Bossi è al governo. Dove non basta «denunciare l’immigrazione incontrollata», ma si ha il dovere, se lo si ritiene giusto, di «controllarla». La cosa è impossibile a Bossi, che non ha alcuna capacità realizzatrice, ed è impossibile in generale, visto che gli stessi piccoli imprenditori del Nord, quelli stessi che votano Lega magari, assumono a manbassa africani, serbi e romeni, di preferenza i clandestini perchè possono farli lavorare in nero. La politica della «denuncia» utopica e in malafede, senza nè volontà nè capacità di arrivare a una soluzione, è demagogia del tipo più basso, l’appello in malafede degli umori incivili italioti. Il dito alzato non è una soluzione, serve solo per eccitare le ridicole tifoserie valligiane.

2. Non ho mai detto che Bossi è un razzista; dico che è un pirla inconcludente e un bauscia parolaio, ossia un tipico «italiota». Quanto alle tradizioni della sua regione, scusi, è anche la mia: io sono nato e cresciuto a Milano, da genitori «nordici», e ci ho lavorato sempre. La «tradizione» di Milano sta nella sua storica apertura, nell’essere stata fin dalla romanità un centro di strade e commerci con Francia, Svizzera ed Austria, e di scambi di idee; ha avuto la prima classe possidente in Italia che ha trasformato le sue tenute agricole in industrie (il baco da seta e le filande, e le risiere); già dall’ottocento ha avuto la grande industria avanzata, in collegamento permanente con le novità dei politecnici tedeschi ed elvetici.

Mi sa dire che cosa c’entra tutto questo con «la Padania», il «rito celtico», l’ampolla sacra del Po, ed altre coglionate da quattro soldi sui prati? Queste sono «tradizioni» da film di serie B, tipo Conan il Barbaro, e del tutto inventate. Per di più, Milano è gravemente peggiorata, in iniziativa e in idee e cultura, in coincidenza con il trionfo del «regionalismo» e con l’andata al potere della Lega; nei comuni di provincia ci sono buoni sindaci leghisti ma, appunto, provinciali: danno il meglio di sè nella dimensione paesana. Milano non era provinciale. Ora lo è.

La Regione prolifera come il cancro sulla società, è quasi la sola attività economica rimasta, tutte le attività private dipendono dalla Regione più o meno direttamente... Milano è diventata, in questo, come una città del Sud, dove appunto gli uffici pubblici sono i massimi datori di lavoro.

Infine: se un individuo siciliano o un calabrese sostengono di essere migliori dei lombardi o dei piemontesi, non me la prendo; ciò indica solo che sono provinciali, di vedute ristrette e non conoscono il mondo. Ora lei vuole che i lombardi diventino parimenti provinciali e ristretti... non vedo il progresso. Come milanese, mi vergogno di poter essere rappresentato, da Bossi e dai suoi yes-men di strapaese.

3. Ancora una volta: denunciare «Roma ladrona» è facile, il difficile porre rimedio agli sprechi. Bossi non sa nemmeno da che parte cominciare (per questo offre ai suoi fan qualche soddisfazione, tipo il dito alzato o il gesto dell’ombrello: gli costa poco, è il suo genere). Detronizzare le caste parassitarie, super-difese dai giudici come dai sindacati e dai partiti di sinistra, esige carattere, volontà e organizzazione. E’ una lotta dura, che richiede azioni e non qualche gestaccio - ma la platea lumbard si eccita per i gestacci, sapendo che sono commedia... i fucili, i proiettili e tutto il resto. Nessuna capacità di usarli, del resto. Solo chiacchiere da osteria, fra ubriachi.

E veniamo un attimo al «federalismo»: si è sparsa la illusione, tra i leghisti, che esso consista e si riduca nel fatto che le regioni del Nord potranno tenersi la gran parte delle tasse che pagano e che vanno nel buco senza fondo del Sud, alle «Regioni» che sono sotto il dominio di mafia, camorra, n’drangheta e Sacra Corona.

Invece, tanto per cominciare, il vero federalismo richiede una profonda riforma - da fare contro gli interessi costituiti e forti dei parassiti - delle Regioni stesse. Le Regioni attuali, non so se se n’è accorto, sono in pratica aziende sanitarie, perchè alla Sanità dedicano il 90% dei loro introiti. Furono i democristo-comunisti dell’epoca a volerle così: costretti dalla Massoneria internazionale (rappresentata in Italia dal Partito repubblicano di Ugo La Malfa) a dare allo Stato un assetto regionale - la Massoneria sta distruggendo gli Stati nazionali che aveva creato, insieme al nazionalismo, per distruggere gli imperi europei - i furbi democristi hanno ingolfato le Regioni di compiti sanitari, con l’idea seguente: gli ospedali e le siringhe le terranno occupate al cento per cento, non avranno tempo di esercitare più ampie autonomie.

Le classi regionali al potere le autonomie se le sono prese, come tutte le burocrazie, «allargandosi» in compiti indebiti, «condizionando» la società a poco a poco, rendendola dipendente. Coi risultati che vediamo. Le Regioni sono un disastro e un buco nero della spesa pubblica e della corruzione, si vede da come gestiscono la sanità. Un vero federalismo dovrebbe dunque rifondarle radicalmente, farle divenire piccoli Stati (non s’è mai visto uno Stato costituto essenzialmente da un solo ministero la Sanità): e senza alcuna rete di salvataggio «pubblica» per le malversazioni e gli sprechi.

In California, stante la recessione, il governatore - il vero Conan - ha ridotto le paghe dei 200 mila dipendenti pubblici a 4 euro l’ora: le pare una cosa che si possa fare in Italia, senza una lotta durissima? Ma no, visto che non si riesce nemmeno ad abolire una provincia sola, anzi ne nascono sempre nuove. E lei crede che il Nord potrà cessare i suoi contributi fiscali al Sud ufficiale e malavitoso? Non so cosa si fumi sulle rive celtiche del Po...

Il vero federalismo dovrebbe porsi come primo compito l’otturazione di almeno alcuni dei mille buchi di questo colabrodo che è l’ordinamento statale-regional-provinciale e comunale italiota. L’abolizione delle provincie. L’accorpamento in tre macro-regioni, magari. La Sanità restituita alla nazione, come dice il suo nome falso (servizio sanitario «nazionale», e invece così diverso in Calabria e in Lombardia). E non già la privatizzazione e flessibilizzazione dei pubblici impiegati, anzi il contrario: la privatizzazione dei dirigenti pubblici, ministeriali e regionali, li ha resi dipendenti più di prima dai politici (se non glielo leccano, si sognano il rinnovo del contratto triennale...).

La vera soluzione è la garanzia del posto di lavoro pubblico, ma compensata dalla mobilità (là dove servono, non dove piace a loro) e dalla possibile riduzione degli stipendi per necessità di bilancio, specie per quelli altissimi. In California si fa; chissà perchè, invece, da noi il modello proposto è non so quale Celtia preistorica o da fiction, mai la California.
Sono solo alcune idee, buttate lì alla rinfusa. Non mi risulta che Bossi e i pensatori della Lega abbiano nemmeno accennato a queste necessarie riforme «federaliste». Nemmeno ad una. Solo l’idea: ci teniamo i soldi, «padroni a casa nostra» e via cazzeggiando.

Guardi, non è che non lo sappiano. Solo che sono ben conscienti che la lotta per il federalismo sarebbe durissima, contro quelle forze che, contrariamente ai baùscia leghisti, i «fucili» e i «proiettili» li hanno eccome (camorra, n’drangteta, per non parlare di Carabinieri e Polizia); che hanno capi di poche parole e parchi di gesti inutili, e tutti gli appoggi politici che contano, e i grumi di interesse da non sfidare. Sfidarli richiede coraggio civile.

Volete capire, voi leghisti, che i sudisti sussidiati non solo la secessione l’hanno già fatta, ma che sono anche i più forti e i più criminalmente decisi a mantenere i loro poteri e i loro (nostri) soldi? Ci vuol altro che il dito alzato. Ma i Bossi e soci lo sanno benissimo.

Guardi la famosa e giusta proposta di prendere le impronte digitali ai bambini Rom: Caritas e Massoneria unite hanno gridato al razzismo, e si sono rimangiati tutto. Anzi, le impronte le devono dare tutti i cittadini onesti (meno i rom). Lo sanno benissimo, di non avere le palle, e che gli urlacci e i gestacci non sono un sostituto delle palle. Sanno che faranno un pasticcio, aggiungendo una concrezione in più ai mostri giuridico-politici che sono le Regioni, il che sboccherà in un aumento generale della spesa pubblica e della tassazione.

Infatti Tremonti sta cercando di metter da parte un tesoretto, dalle dissanguate finanze dello Stato più corrotto e inefficiente d’Europa, per accontentare Bossi: perchè, «il federalismo» dovrebbe ridurre la spesa? Quanto ci costerà alla fine?

La «cultura» della inciviltà e della rozzezza, o il culto della maleducazione, mi creda, non portano a nulla di buono. Solo ad altra inciviltà, altro disordine, altro spreco. Ne abbiamo già abbastanza, grazie.

24/07/08

Perchè al SUD c'è la mafia.

Oggi pomeriggio un uomo, in una zona trafficatissima di Salerno, è stato circondato e aggredito da due motorini con a bordo quattro guappi naturalmente senza casco. Dopo il fatto, la vittima ha cercato solidarietà nei passanti, ma nessuno ha ammesso di aver assistito alla scena. Anzi, persino un vigile che era lì a 5 metri, ha negato di aver visto qualcosa. Senonchè il sottoscritto - che vede, sente e parla anche, pensate un po' che fortuna! - unico, si è fatto avanti per fornire anche il numero della targa di uno dei motorini con a bordo i malviventi e dichiarandosi pronto ad andare dai carabinieri per una regolare denuncia. L'uomo, tuttavia, dopo avermi ringraziato per la disponibilità, ha confessato di temere che questi delinquenti, venendo a conoscenza del suo indirizzo, avrebbero cercato vendetta. Non sono riuscito a dargli torto, purtroppo siamo indifesi, anche perchè all'omertà e alla viltà diffusa non c'è rimedio.

N.B. Intanto io, che sono a favore della giustizia privata, il numero della targa lo conservo. Non si sa mai...

22/07/08

Bossi, il terrone del Nord

del milanese Maurizio Blondet

Firma la petizione per far superare la maturità a Renzo Bossi.


Un lettore dall’Africa manda la seguente lettera:

«Gentilissimo Direttore, sono, da anni, un lettore assiduo di EFFEDIEFFE, trovo i suoi articoli interessantissimi anche se non concordo, a volte, al 100%. Vivo e lavoro in Africa subsahariana da due decenni, sono medico e docente universitario. Negli ultimi tempi leggo sempre piu’ spesso su questo Bossi che minaccia di prendere i fucili, di fare le marce sui Rom ed ultimo, intollerabile atto, mostrare il dito al nostro Inno Nazionale. Mi chiedo: ma tutto questo non e’ contro la legge? Se si, perche’ nessuno denuncia questo delinquente. Dal punto di vista professionale credo sia un caso psichiatrico molto piu’ che conclamato... se vi mancano letti in psichiatria ve ne riservo uno gratis da me... con moto piacere. E’ finita in una battuta ma la tristezza mi e’ rimasta dentro...
Alberto»


Benchè la sua proposta sia tentatrice - Bossi internato fra psicolabili negri, sarebbe quel che merita - mi permetto di dissentire dalla sua diagnosi, pur non priva di indizi sintomatici.

Bossi non è pazzo, è solo di una rozzezza, maleducazione e ignoranza enorme: in ciò, il perfetto modello dell’italiota o, come direbbe lui, del «terrone»; e difatti è molto votato dai «terroni del Nord», che abitano vallate alpine e subalpine, e nelle cui case non si trova un libro, anche se nel garage hanno un paio di BMW. In questo, Bossi dà un suo decisivo contributo alla nostra comune inciviltà, quella di chi piscia sui sagrati, di chi graffita i muri e di chi passa col rosso, di chi lascia in strada i preservativi che ha usato in auto con il travestito (una specialità nordica), di chi brucia la monnezza o fa i blocchi stradali per qualche interesse marginale (e di solito indebito).

Bossi rappresenta un certo tipo di settentrionale, che fu l’oggetto delle macchiette di Tino Scotti: il «baùscia». In italiano, sta per vanaglorioso, spacca-montagne inconcludente. Spesso il bauscia è un piccolo malavitoso marginale, per palese incapacità di successo: come il personaggio cantato da Giorgio Gaber, («Lo chiamavan drago», i compagni all’osteria) o il «palo della banda dell’Ortica» immortalato da Jannacci.

Tipico del bauscia lombardo è quello di far uscire la sua forza dalla bocca, a forza di parole, «fucili», «pallottole», «federalismo», sono tutte cose che non ci sono e non ci saranno, per incapacità realizzativa. Anche questo non è molto «settentrionale», secondo il mito del nordico laconico, pratico e fattivo. Mito che penso si riferisca agli svedesi, non ai «lumbard» che votano un simile energumeno, oltretutto inefficace.

Il consumare la forza con le parole è un sintomo di anima debole. Tutte le ascetiche, di ogni religione, consigliano infatti il silenzio.

L’ultima uscita di Bossi contro gli insegnanti meridionali è dovuta al fatto che un insegnante di nome Caracciolo ha bocciato suo figlio (quasi certamente un semi-analfabeta come lui), a dire del papà perchè la bestia da lui generata ha presentato «una tesina sul Cattaneo», anzichè su «Sciascia o Pirandello».

Insomma, anche questo molto «terrone»: i figli so’ piezz’e core. E l’interesse privato viene prima di ogni interesse pubblico. La Lega di governo ha appena cercato di salvare le aziende locali del gas e della luce, chiaro esempio di clientelismo e chiara fonte di mazzette nei comuni leghisti, per il partito. Il che dice tutto sulla superiore onestà dei nordici.

Bossi vuole che gli insegnanti al nord siano solo nati del Nord, perchè i professori «terroni» portano via il lavoro «ai nostri»: ignaro che non ci sono abbastanza laureati al Nord, specialmente nel suo nord valligiano, capaci di coprire i ruoli. Quel nord, da generazioni, manda i figli a lavorare a 14 anni, nella fabbrichetta di famiglia; poi la fabbrichetta viene schiacciata dalla concorrenza internazionale, perchè padri e figli non parlano altra lingua che il bergamasco o il veneto, convinti che la cultura non serva, e che l’ignoranza sgobbona basti a se stessa…
Sì, anch’io voglio il governo del Nord: proporrei l’arruolamento di podestà norvegesi, presidiati da fucilieri lettoni in uniforme SS e da amministratori finlandesi. Gente di poche parole, mi dicono. Ma forse persino dei catalani andrebbero bene, come governanti di questo Paese.

21/07/08

O si divide l'Italia o si muore.


Devo confidarvi di trovarmi, ancora una volta, d'accordo con il leader del partito dei piccolo borghesi Bossi e di sostenere fortemente la sua proposta di impedire ai professori del Sud di insegnare al Nord. So bene che la sua è stata la solita piazzata di padre stizzito per il figlio somaro bocciato per la seconda volta alla maturità e che egli si guarda bene dal rendere operativo un piano che, qualora fosse posto in essere, determinerebbe la chiusura della maggior parte delle scuole del settentrione; ma le sue parole hanno ormai già irrimediabilmente leso l'autorità di quei professori che lasciano la propria patria per 1.000 euro al mese per insegnare ai figli viziati dei piccolo borghesi. Nel Nordest non pensano certo ad insegnare in una scuola superiore, ma a guadagnare il più possibile per andarsi poi "a schiattare la capa" in qualche discoteca fino all'alba.

Per questo motivo io, che do sempre ascolto alla ragione e mai all'istinto, propongo di attuare per davvero il progetto di Bossi e ritirare non solo tutti i professori strappati alla propria terra ma anche quei poliziotti, quei magistrati, quei medici, quei dirigenti e quegli operai che non hanno il passaporto padano. Noi magari avremmo qualche disoccupato in più, ma il Nord imploderebbe in due nanosecondi.

Ora che ogni cittadino dell'Unione Europea ha il diritto di soggiorno a tempo indeterminato in ogni paese aderente, si può emigrare e produrre anche altrove. Paese straniero per paese straniero è meglio andare in Spagna, che ci è più vicina culturalmente, che in Settentrione. Il federalismo che vogliono attuare i piccolo borghesi non sarà una forma di autogoverno del proprio territorio ma un modo di trattenere le risorse e, al tempo stesso, continuare a controllarci e comandarci politicamente. Ormai sono 150 anni che dura l'annessione.

Mettiamola pure ai voti. So che la maggior parte dei miei compatrioti la pensa come me.

20/07/08

L'esercito di Bossi


Punto 1) "Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L'Inno dice che 'l'Italia è schiava di Roma...', toh! dico io". E' la frase che Umberto Bossi ha pronunciato oggi a Padova, con il dito medio levato, parlando ai delegati della Liga Veneta-Lega Nord riuniti a congresso. "Ci sono quindici milioni di uomini disposti a battersi per la loro libertà. O otterremo le riforme, oppure sarà battaglia e la conquisteremo, la nostra libertà. Dobbiamo lottare contro questo stato fascista. E' arrivato il momento, fratelli, di farla finita".

Commento: onestamente, come è noto, nemmeno io mi commuovo davanti all'inno composto dal genovese Goffredo Mameli, ma io non ho ancora giurato - da ministro - fedeltà alla repubblica italiana e, qualora lo facessi, non mi sognerei mai di non seguire il premier a Milano come ha fatto Bossi con Napoli. Ma tant'è, io ho rispetto per tutti i simboli, anche per quelli che non mi appartengono. Tra l'altro io quest'esercito di guerrieri celti che ogni tanto viene evocato e che, nel frattempo, è passato da 1 milione a 15, non l'ho ancora mai visto. Quel che rileva è che Berlusconi fece approvare una legge ad personam per depenalizzare il reato di vilipendio al tricolore.


Punto 2) STOP A PROFESSORI CHE NON SONO DEL NORD
"Dopo il federalismo bisogna passare anche alla riforma della scuola. Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli - ha aggiunto - da gente (i professori ndr) che non viene dal nord. Il problema della scuola è molto sentito perché tocca tutta la famiglia". E qui Bossi ha voluto citare un esempio: "E' la verità - ha spiegato - un nostro ragazzo (IL FIGLIO, NDR)è stato 'bastonato' agli esami perché aveva presentato una tesina sul federalista Carlo Cattaneo". "La Padania - ha aggiunto Bossi - ormai è nel cuore di tutti. Noi ai bambini insegniamo fin da quando nascono che non siamo schiavi e non lo siamo mai stati".


COMMENTO: naturale, il figlio di Bossi è stato bocciato, per la seconda voltà alla maturità, non in quanto somaro ma per l'accanimento di professori ostili in quanto meridionali. Nasce, a tal proposito, spontanea la considerazione che, se un progetto del genere fosse realizzato, 2/3 delle scuole del Nord - in assenza di professori che emigrano per insegnare ai figli somari di padri somari - dovrebbero solo chiudere. Dipendesse da me, lo farei subito...come dice spesso Nando Dicè, un meridionale che va a lavorare in Settentrione è come un orfano che va dagli assassini di suoi padre.

Uno di meno:Pecoraro se ne va


Fischiato persino al congresso del partito di cui è stato segretario fino a ieri, LA SOLA CHE RIDE, Alfonso Pecoraro Scanio - sciagurato ministro dell'Ambiente del defunto governo Brodi - è ormai fuori dallo scenario politico. "Pecora vai a casa", "sei un buffone" con questi appellativi è stato accolto dai delegati del suo partito. Qualora lo incontraste in strada fare la questua, non fatevi intenerire: ridetegli pure in faccia come lui ha sempre fatto, finanche al funerale di un nostro militare ucciso.

19/07/08

La sanità è da togliere alle regioni

Altro che federalismo, la spesa per la Sanità ammonta ad oltre l'80% del bilancio per ogni regione ed è una pappatoia ovunque, dalla Sicilia alla Lombardia. Questa situazione trae, tra l'altro, origine con la modifica del titolo V della costituzione del 2001 con la quale alle regioni fu attribuita la potestà legislativa concorrente. E' l'ennesimo dazio che abbiamo dovuto pagare al partito dei piccolo borghesi, la Lega.

IL GIOCO DELLE TRE CARTE, altro capolavoro di Edoardo Bennato.

Tutto è estremamente istruttivo nello scandalo Del Turco: le banche sono a completa disposizione per le tangenti ai politici, dove tutta la procedura di prelievo cambia. Finalmente poi possiamo dare un volto a chi si cela dietro ai finestrini scuri delle Cayenne: c’è un pubblico funzionario della ASL. Abbiamo la certezza che i senatori sono in vendita. E per finire che in ogni Regione, la Sanità è la più grossa e regolare fonte di mazzette. Tutto molto istruttivo.

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L'emergenza rifiuti non è ancora superata.

L'emergenza non è stata affatto risolta, in giro ci sono ancora i rifiuti tossici più pericolosi. Ecco i riscontri fotografici:













IL TEMPO DELL'AFRAGOLESE, che a gennaio aveva promesso che se ne sarebbe andato ad emergenza risolta, è scaduto. Si ritiri e si goda pure a piede libero, che non è poco, i miliardi accumulati in decenni di onorata attività. Se li goda pure continuando a sottrarsi alla giustizia ma si tolga dalle scatole: non ce lo possiamo più permettere.

18/07/08

Bombe di Madrid: altri quattro assolti

Assolti altri 4 sospettati dell'attentato dinamitardo di Madrid. Siamo a 11. Con naturale lentezza, l'attentato di al-Qaeda in Europa, si sta rivelando sempre meno islamico. Nessun legame con la famosa organizzazione terroristica,. Anzi, i principali colpevoli, che hanno ricevuto le pene più dure, sono tutti spagnoli, delinquenti comuni e informatori della polizia.


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La questione meridionale


Nel 2008 il nord crescerà dello 0,6%; il Sud invece perderà lo 0,8%. Sono 10 anni che le differenze tra Sud e Nord aumentano costantemente. Tuttavia il 62% dei laureati di tutte le nazioni che compongono l'Italia sono meridionali. Di questi ogni anno ne emigrano centomila. Centomila laureati ogni anno devono superare Gaeta e cercare impiego all'estero, in una nazione straniera. Eppure di questione meridionale ormai è vietato finanche parlare perchè l'agenda politica è occupata dai capricci dei piccolo borghesi del nord. E' giunto il momento di decidere: o continuiamo così, o riacquistiamo fierezza e ci arrabbiamo. Io personalmente sono già arrabbiato da tempo.

C'ERA UN RE - EDOARDO BENNATO.
In Piemonte c'era un Re
con manie di grandezza
Re Vittorio Emanuele
con un regno da Operetta
ed intorno c'erano tanti
altri regni tutti grandi
così per disperazione
lui cercò una soluzione
cominciò da Cavour Mazzini
e Garibaldi e poi
coinvolse tutti quanti
e tra Bixio ed altri 1000
e tra fiamme e scintille
completarono a Teano
il loro folle colpo di mano

e e e così s'inventarono l'Italia
e e e così s'inventarono l'Italia

Così sotto una sola bandiera
cominciò la tiritera
colpa tua
colpa mia
tra i briganti ed i Savoia
tutti sempre insoddisfatti
nord e sud cani e gatti
Metternich
l'aveva detto
ma pensarono ad un dispetto
c'era troppa differenza
tra Vigevano e Cosenza
e tra Alpi e Madonie
proprio niente da spartire
ma la cosa più tremenda
è che la differenza aumenta
nel tepore della Patria
rileggetevi il copione
sventolare il tricolore
è una vera provocazione
è concesso solo ad un patto
in un'unica occasione
solo se
la Nazionale
batte tutti nel pallone

e e e così s'inventarono l'Italia
e e e così s'inventarono l'Italia

Questa figlia dei Savoia
questa Italia da operetta
questa Italia dei valori
lunga lunga stretta stretta
da Pontida a Mercogliano
da Monopoli a Belluno
tutti avanti
miei Prodi
tutti figli di nessuno
chi è rimasto imbottigliato
cerca scampo contromano
chi è fedele alla Padania
e chi a Napolitano
ma che bella rimpatriata
ma che bella fregatura
c'è chi brucia la bandiera
e chi incendia spazzatura.

Servitori dello stato.


Berlusconi non ha mai perso un'occasione per delegittimare la magistratura fino a snaturare la Destra e trasformarla da forza nata per rifondare lo stato in una che
si batte contro i suoi apparati. Se oggi Paolo BORSELLINO fosse ancora in vita, BERLUSCONI probabilmente l'avrebbe inquadrato tra le toghe rosse benchè di Destra. L'anno scorso, in occasione dell'anniversario della strage di via D'Amelio, mi sono scagliato contro "i mercanti del Tempio" che cercano di strumentalizzare Borsellino; quest'anno mi limito all'amara considerazione che di mafia si parla sempre meno. Basti pensare che io sono l'unico blogger a scriverne. Forse perchè il nostro legislatore preferisce occuparsi di immigrati clandestini piuttosto che di vucumprà. Del resto è pacifico che un poveraccio che tenta per fame di sbarcare a Lampedusa è più pericoloso di un boss della camorra.

Miracoli della propaganda leghista.

14/07/08

E il governo tagliò sulla sicurezza

Ma come, il PdL e LA LEGA in particolare hanno vinto le elezioni promettendo più sostegno alle forze dell'ordine per città più sicure e invece tagliano proprio su questo capitolo di spesa?

Francesco Cossiga non ci sta e ha invitato i sindacati a scioperare contro quello che definisce "un governo di piccoli mercanti e cattivi contabili che si dimostra privo del senso delle istituzioni e che vuole affamarvi e disarmarvi".

L'ex leader della Dc ha poi continuato: "fermate i servizi di scorta, non pattugliate più le nostre terre, i nostri cieli e i nostri mari, aprite le porte delle carceri, rientrate nelle vostre caserme in Kosovo, in Afghanistan, in Bosnia-Erzegovina, fino a quando il nanetto libidinoso non sarà cacciato e il governo non riacquisterà un minimo di responsabilità! Tenete pronte e ben oliate le vostre armi! Può venire il momento nel quale insorgere e ribellarsi potrà essere non un diritto ma un dovere: per la salvezza del popolo, della nazione e dello Stato democratico".

Lo AdoVo quando fa così.

N.B. Sono stato intervistato da non so quale emittente sul possibile aumento delle tasse universitarie. Se vedete dei servizi in merito, segnalatemelo.

NON MANCARE

13/07/08

Bossi il Lappone


Per l'ultima bacchettata a Berlusconi ricorre al più celebre stereotipo milanese: «E' un po' un bauscia». Figura che mescola ricchezza e sbruffoneria. Applicata al Cavaliere e agli ultimi rumors che l'hanno coinvolto, dalle presunte intercettazioni al caso dell'annunciatrice Rai Virginia Sanjust, Umberto Bossi la spiega così: «Gli piace troppo apparire, vuole sempre mettersi in mostra, è più forte di lui». Un vento gelido accoglie il Senatùr in Lapponia. Giovedì l'atterraggio a Gallivare, a una manciata di chilometri dal circolo polare artico. C'è la Padania impegnata nella Viva World Cup 2008, mondiale di calcio per nazioni non riconosciute.

E ci sono gli irriducibili in trasferta, una cinquantina di camicie verdi che hanno attraversato l'Europa in camper. Da Milano sono 3.450 chilometri. Ieri la terza vittoria della squadra, 2 a 0 sui padroni di casa. Bossi la segue in tribuna, calandosi nella più integralista e politicizzata delle curve possibili. Verde-Lega monocolore. Un coro per i calciatori e uno per lui, «vero condottiero». Che brandisce il pugno. Discute di tattica col team manager, suo figlio Renzo (appena bocciato, per la seconda volta, alla maturità). Scende in campo a stringere la mano ai calciatori e li elogia come «esempi del calcio vero, contro lo sport mercificato dalla globalizzazione». Tè caldo e via, ritorno a Fjallnas, il castello-resort in cui sta trascorrendo questi giorni.

A fine pomeriggio chiama al cellulare il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Il Senatùr lo informa sui risultati: «La squadra va alla grande». Chiude la telefonata e si fa serio: «Bobo sta facendo un grosso lavoro, fa bene a essere rigido». Il riferimento è alla «schedatura» con impronte digitali per i rom che è stata condannata dalla Ue. Sbuffa, Umberto Bossi: «Ma che scandalo? Se vogliono prendiamo le impronte anche ai bambini padani, a cominciare dai miei figli». E da questa punta estrema del continente il leader della Lega rinnova la sua insofferenza verso Strasburgo: «Veltroni e la sinistra sfruttano l'Europa per andare contro il governo. Quelle istituzioni sono lontane dalla gente, fanno troppa politica». Tarda serata, giorno pieno. In luglio quassù a Gallivare non viene mai la notte. Arriva comunque il momento del riposo nella suite «Ruby», la più chic del castello, tra velluti e pareti amaranto, antiche feritoie da cui entra la luce, sauna in camera. L'ultimo sforzo del Senatùr è per issare il bandierone padano su un pennone davanti al castello. Vessillo d'orgoglio nordista piantato nella terra delle renne e di Babbo Natale. Come si sgolavano i tifosi durante la partita: «Chi non salta italiano è».

Gianni Santucci da IL CORRIERE DELLA SERA

12/07/08

LA RELIGIONE DEL FUTURO

Cronaca triste di tempi tristi.
DI MAURIZIO BLONDET

Prevedo un’ulteriore emorragia di fedeli dalla Chiesa cattolica apostolica romana: sciami di giovani si convertono alla religione rasta. La Cassazione ha sancito che non è reato possedere due etti di marijuana, se si appartenga a questa religione. E’ una pietra miliare del diritto, il riconoscimento della massima libertà religiosa.

Sicuramente, quella rasta è la religione del futuro: è la religione da discoteca, quella che ci vuole per la nuova gioventù. Quella con il tatuaggino sul pube, quella con il diamantino nel dente e l’orecchino. Quella delle fanciulle che, col tatuaggino e il diamantino, cercano il vero amore nell’uruguaiano da discoteca, nel «gordo» con tanti tatuaggi - ecco un buon partito, sicuramente un futuro marito e un buon padre.

E’ uno che poi ti ammazza se non gliela vuoi dare, ma che fa? Ha frainteso il messaggio. Chissà perchè, ritiene che tatuaggini e diamantini indichino l’appartenenza al mondo della sub-prostituzione, non alla vera fede. E poi, la nuova religione deve avere le sue martiri (di vergini non ne parliamo più).

Un applauso alla magistratura italiana, alla sua ideologia evolutiva del diritto: sempre un po’ più avanti sui tempi. Un modello, visto che i tempi già tendono per conto loro alla inciviltà condita di farsa. Prevedo il pullulare di nuove religioni. Ognuno potrà fondarne una secondo le sue tendenze preferite, oggi represse dall’oscurantismo legalizzato.

«La mia religione me lo permette», sarà la giustificazione per tutto: pedofilia, eutanasia, suicidio, omicidio (ebbene? Avete mai sentito parlare di sacrifici umani?). Ci attende il grande Ritorno del Sacro. Il ritorno di Dioniso; e le discoteche saranno la fonte inesauribile delle nuove religioni.Ecstasis, coca per raggiungere «piani diversi di coscienza», miscuglio di birra e pasticche per celebrare il Rito. C’è solo da fare appello alla fantasia. Che non manca nel racket.

L’esimia Corte di Cassazione - gli Ermellini, come sono chiamati – non ha messo in dubbio la fede dell’imputato. Anche se l’imputato non è un caraibico - dei Tropici dove la rasta è nata - ma un tale che si chiama (e il nome poteva indurre a qualche sospetto sulla sua devozione) Guaglione.

I magistrati hanno fatto benissimo: mica spetta ai giudici fare l’esame ai fedeli. O’ Guaglione, appena trovato in possesso di 70 dosi di erba, ha spiegato che - secondo la sua religione, la marijuana è «l’erba sacra cresciuta sulla tomba di re Salomone, detto il re saggio, e perciò il fedele ne trae la forza». Mica gli hanno chiesto se sa chi era davvero Haile Selaissiè, il messia a cui i rasta rivolgono le loro preghiere fumatorie (in realtà, ultimo negus etiopico); la magistratura non è una scuola, non fa le interrogazioni, non soppesa la cultura.

Ci stupisce un poco solo una cosa: che la Cassazione tolleri una campagna antireligiosa in corso, quella delle femministe e dei radicali contro la escissione delle bambine, praticata da certi immigrati. Invito gli avvocati della parte colpita a fare causa: quegli illuministi stanno reprimendo l’espressione di una fede. Dovrebbero vincere la causa. Invece no, forse.

Perchè ci sono due pesi e due misure evidenti nella società: la religione islamica non gode evidentemente lo stesso favore della religione rastafari. Quando i musulmani pregano per strada in via Jenner, la gente protesta («Quei terroristi»). Quando i «Guaglione o’rasta» fumano e coltivano droga, la gente è contenta. Così vuole i suoi figli. E così li avrà.

In compenso, la Chiesa romana vedrà forse l’entrata di prelati anglicani, che tornano al nido dopo che la loro chiesa nazionale, il cui papa è Elisabetta II, ha ordinato donne vescovo e celebrato matrimoni fra preti gay. Ma una cosa è l’accordo di vertice fra Chiese, un’altra è lo spirito religioso delle masse; nel primo caso è un rivolo, nel secondo un’alluvione.

Senza contare che, probabilmente, ci sono già suore lesbiche e preti e prelati cattolici che stanno pensano al percorso contrario: verso la Chiesa Anglicana Innovatrice, dove si può omosessualizzare, e pure far carriera, vestire la porpora, calzare in testa la tiara.

E allora tutti in discoteca. A celebrare, giovani, la vostra farsa incivile e tragica. La Cassazione vi indica la strada, avanzate con coraggio.

11/07/08

Dedicato a Giulio Tremonti

Napoli: la polizia è inutile persino per il traffico.

Napoli è una città in cui osservare le regole di convivenza è molto difficile anche per l'inefficienza di chi dovrebbe farle osservare. L'hanno capito molto bene gli aderenti al comitato che si oppone all'apertura di discarica di Chiaiano che, per protestare, improvvisano sit in a sorpresa e bloccano le arterie principali della città attraversando continuamente la strada in modo da creare un flusso continuo. Ieri mattina sono bastate venti persone per paralizzare via Medina, strada del centro in cui sorge finanche la QUESTURA, e creare una coda chilometrica. Ad ingrossarla c'era anche una volante della polizia, i cui agenti non si sono degnati di uscire dal veicolo per cercare di gestire la situazione. Solo dopo decine di minuti, uno di loro è uscito dall'abitacolo armato di paletta e faccia interrogativa per simulare una qualche utilità. E' tutta qui la linea dura che il governo ha minacciato? Il centro di Napoli è pieno di camionette della polizia e dei carabinieri come mai in passato, ma nessuna di queste è intervenuta per fermare un gruppuscolo. Ad una turista che chiedeva cosa stesse succedendo, chi scrive ha risposto che le forze dell'ordine sono inutili. Chi crea dei fastidi andrebbe quantomeno identificato, fermato e sanzionato; invece nulla di tutto questo si verifica e l'anarchia regna sovrana. Personalmente sono mesi che non vedo un vigile in strada occuparsi del traffico, dei 2.500 agenti che formano l'organico della polizia municipale pare che oltre la metà sia già in ferie, mentre i restanti siano occupati in ufficio, forse perchè - per loro - fa troppo caldo per stare in strada.

Qui un ottimo servizio sul funzionamento dei semafori del centro storico:

Bossi jr, bocciato di nuovo

Il figlio sta cercando di ripercorrere fedelmente il cursus honorum del padre, evidentemente ha capito come diventare ministro.
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TRADATE (Varese) — Titolo della tesina: «La valorizzazione romantica dell'appartenenza e delle identità». Autore: Renzo Bossi, figlio di Umberto. Con credenziali così, la promozione alla maturità scientifica dovrebbe essere assicurata e invece al liceo «Bentivoglio» di Tradate non guardano in faccia a nessuno e hanno bocciato il figlio del gran capo della Lega nonostante un lavoro ispirato al federalismo e a Carlo Cattaneo.

È il secondo stop che una commissione di maturità impone al figlio prediletto del Senatùr che lo accompagna in tutte le manifestazioni di partito e compare su centinaia di foto con la sua cascata di ricci neri e il volto pasoliniano. Dopo la bocciatura l'anno scorso in un liceo di Varese, quest'anno Renzo aveva tentato la sorte a Tradate, in un istituto religioso privato, con la tesina ispirata all'argomento «di famiglia». «Ma la tesina è solo una parte dell'esame — precisa don Gaetano Caracciolo, rettore del «Bentivoglio» — e il ragazzo ha dovuto sostenere anche 3 prove scritte e un esame orale. Non ha seguito gli studi da noi, si è presentato da privatista; non so che tipo di preparazione abbia seguito ma purtroppo la somma di tutte le prove non ha raggiunto il punteggio di 60, il minimo per la promozione». Nella stessa scuola è andata meglio a Davide Ancelotti, figlio dell'allenatore del Milan: promosso.

09/07/08

Rose russo per te, ho comprato staseeeera...


Affiorano dubbi degli esperti sulla collocazione dell’inceneritore ad Agnano. Lo spazio non sarebbe sufficiente ed il rischio sismico sarebbe molto elevato.
Vuoi vedere che l’indicazione di Agnano è stata fatta solo per evitare di essere inadempiente con l’ordinanza governativa e per lasciare la patata bollente della determinazione del sito da utilizzare nelle mani di Bertolaso?

Magistratura Bassolinizzata

Rinvio al 24 settembre per il processo ai vertici dell’Impregilo e ad Antonio Bassolino, Ma non è detto che a quella data si riprenda (ma quando si è iniziato?).
Il presidente del collegio Giovanni Fragola Rabuano dovrebbe assumere la presidenza del Tribunale di Nola e potrebbe quindi lasciare il processo, azzerando di fatto il procedimento. E' da un anno che, con il divertissement del trasferimento del GUP e della mancata nomina del successore, aggiorno periodicamente la lista degli slittamenti e delle udienze che non si celebrano. La prescrizione è sempre più vicina...ed è pure ora, io francamente non ne posso più.

BASSOLINO SANTO SUBITO!

N.B. Un ringraziamento speciale va anche ai media: senza il loro contributo, Bassolino non sarebbe riuscito in questa impresa. Se avessero scritto/parlato di come si sta svolgendo il processo a carico del presidente,la gente si sarebbe arrabbiata e sarebbe disdicevole. Mi raccomando eh: omertà, sempre omertà. Mafiocrazia rules!

La vendetta di Ciriaco

Quando a CIRIACO DE MITA Veltroni negò un posto in lista al senato per raggiunti "limiti di età", l'ex segretario della DC non adoperò una perifrasi davanti alle telecamere: VELTRONI avrebbe presto pagato il prezzo dell'affronto. La promessa è stata già mantenuta: ben 16+1 membri del consiglio provinciale di Avellino si sono dimessi determinandone lo scioglimento. Il presidente della giunta, Alberta De Simone, laconica, ha commentato: “Peccato, passo piu’ tardi in Provincia a ritirare le mie cose“. Si tratta, senza dubbio, di un'operazione voluta e attuata da CIRIACO DE MITA in persona che, pare, stia invece facendo tenere dai suoi fedelissimi in vita il consiglio regionale campano e ANTONIO BASSOLINO proprio per fare un dispetto a VELTRONI. E' sicuramente solo l'inizio e, c'è da scommetterci, nel momento in cui la leadership del segretario del PD risultasse indebolita, i demitiani non tarderanno a palesarsi per l'affondo finale.

08/07/08

Risparmiateci PINO DANIELE

Dopo lo spendido concerto di musica classica diretto dal maestro ZUBIN METHA, con diecimila spettatori (un record per il genere!) in piazza del Plebiscito, la rai ha deciso di trasmettere anche l'esibizione di Pino DANIELE passando da rai3 alla rete ammiraglia, rai1. Nelle intenzioni si tratta di un tentativo per ridare dignità all'immagine accartocciata di Napoli, ma in realtà si porta in scena la faccia più degradata e fallimentare della città, quella incarnata da un cantante che, artisticamenre, è finito dieci anni fa e che, se resiste ancora, è solo perchè è colluso con la peggiore politica clientelare di ANTONIO BASSOLINO. Pino Daniele la scorsa estate arrivò a vantarsi da un palco a Capri che sarebbe tornato a Napoli con un passaggio "ro presidente", peccato che il passaggio non fosse a bordo di un'imbarcazione privata del nullatenente Bassolino ma di un mezzo della Guardia Costiera. Come dire...c'è chi prende i voli di stato ed è affossato (vedi Mastella) e chi offre passaggi via mare ed è persino celebrato da un cortigiano. Pino Daniele dieci anni si poteva pure ascoltare, oggi è solo un leccapiedi cacaglio molto patetico che si avvicina sempre più allo stile di quei neomelodici di quartiere che cantano i valori della camorra e dei guappi. Stasera piazza Plebiscito è stata offesa e, con essa, la musica napoletana vera, quella che, per intenderci, è finita con Roberto Murolo.

"Berlusconi? Un politico dilettante in un paese corrotto". Parola della Casa Bianca.

«Berlusconi? Un politico dilettante in un Paese corrotto». Questa è la considerazione che l'alleato/padrone americano ha dell'Italia e del caro "amico" Silvio. Nel kit per la stampa della Casa Bianca «materiale insultante nei confronti del premier e degli italiani». Sono curioso di conoscere l'opinione dei tex willer nostrani sulla gaffe dei LORO padroni. Evidentemente, se continuiamo a seguire incondizionatamente la linea terroristica dei barbari d'oltreoceano, corrotti lo siamo per davvero, quantomeno moralmente.

N.B. Nel video il grande Renato CAROSONE. Se ne consiglia l'ascolto ai piccolo borghesi di modo che le loro certezze risultino confermate.


Berlusconi e Bush (Ap)
Una gaffe senza precedenti al G8. Tanto che George W. Bush è stato costretto a porgere le sue scuse a Berlusconi e al popolo italiano. Per quale motivo? Per capirlo, basta leggere la biografia del presidente del consiglio pubblicata nel 'press kit' che la Casa Bianca ha distribuito ai giornalisti al seguito del presidente americano.

«Il premier italiano è stato uno dei più controversi leader nella storia di un paese conosciuto per corruzione governativa e vizio - si legge nel profilo -. Principalmente un uomo d'affari con massicce proprietà e grande influenza nei media internazionali. Berlusconi era considerato da molti un dilettante in politica che ha conquistato la sua importante carica solo grazie alla sua notevole influenza sui media nazionali finché non ha perso il posto nel 2006». La biografia pubblicata sul 'press kit' non si ferma qui: «Odiato da molti ma rispettato da tutti almeno per la sua 'bella figura' (in italiano nel testo) e la pura forza della sua volontà - afferma la biografia - Berlusconi ha trasformato il suo senso degli affari e la sua influenza in un impero personale che ha prodotto il governo italiano di più lunga durata assoluta e la sua posizione di persona più ricca del paese». La biografia di Berlusconi, che cita anche il fatto che da ragazzo «guadagnava i soldi organizzando spettacoli di marionette per cui faceva pagare il biglietto di ingresso», ricorda che il futuro premier italiano mentre studiava legge a Milano «si era messo a vendere aspirapolvere, a lavorare come cantante sulle navi da crociera, a fare ritratti fotografici e i compiti degli altri studenti in cambio di soldi». La Casa Bianca avrebbe prelevato la biografia di Berlusconi dalla 'Encyclopedia of World Biography' che risulta aggiornata al mese scorso.

LE SCUSE - In serata, il portavoce della Casa Bianca, Tony Fratto, ha inviato una lettera nella quale si scusa a nome della Casa Bianca: «Scrivo - si legge nella lettera - in relazione a certi documenti di background che sono stati distribuiti ai giornalisti in viaggio sull'Air Force One per il vertice del G8 che si tiene in Giappone. Una biografia non ufficiale del primo ministro italiano Berlusconi, inclusa nel materiale stampa, utilizza un linguaggio insultante sia nei confronti del primo ministro Berlusconi che del popolo italiano. I sentimenti espressi nella biografia non rappresentano le vedute del presidente Bush, del governo americano e degli americani. Ci scusiamo con l'Italia e con il primo ministro per questo errore davvero sfortunato. Come tutti coloro che hanno seguito il presidente Bush, il presidente ha per il premier Berlusconi e per tutti gli italiani la più alta stima e riguardo».

07/07/08

«Attacchiamo l’Iran perchè è debole»


Gli americani «devono» attaccare l’Iran prima che si faccia la bomba; o almeno devono farlo gli israeliani, perchè il regime di Teheran costituisce «una minaccia all’esistenza stessa di Israele». Questo è l’argomento della propaganda, che ogni giorno viene ribattuto con toni sempre più alti. Anzi, Haaretz ha cominciato a dire di più: è l’Iran ad essere in grado di attaccare preventivamente Israele; coi suoi missili Shihab 3 e 4 può «colpire bersagli strategici e civili, causando forti perdite umane ed enormi danni». Anzi, c’è la prova che l’Iran si prepara proprio a questo.

Quale?

«Alcuni anni fa», scrive Haaretz, «il generale Ahmed Wahid, capo delle industrie aeronautiche iraniane, disse che l’Iran non considera gli Stati Uniti un bersaglio». Ergo, è Israele che Teheran tiene sotto tiro. Non è solo un esempio di razionalità talmudica, è anche la «narrativa ufficiale» che ci viene venduta in preparazione-giustificazione dell’attacco preventivo.

Ma fra loro, i sionisti si dicono esattamente il contrario: questo è il momento di attaccare Teheran, perchè il regime è debole. Politicamente e militarmente. La fortissimo disparità militare fra l’Agnello di Sion e il «nuovo Hitler» è tutta a favore di Israele, dicono Patrick Clawson e Michael Eisenstadt, in uno studio pubblicato dal Washington Institute of Near East Policy (WINEP): proprio per questo l’attacco preventivo è fattibile, e gli americani non devono preoccuparsi delle conseguenze.

La stessa cosa dice Chuck Freilich, membro del Belfer Center on Science and International Affairs (di Harvard): Israele ha una tale schiacciante superiorità, che non ha nulla da temere.

Tutt’e tre questi personaggi hanno noti legami con Israele: il WINEP ha sempre suggerito politiche pro-israeliane, e ha come direttore-fondatore Martin Indyk, che è stato direttore delle ricerca dell’AIPAC, American-Israel Public Affairs Committee, ossia della più potente fra le lobby ebraiche che determinano la politica USA. Freilich è un vice-consigliere della sicurezza nazionale di Israele.

I tre puntano, con il loro argomento (che è il contrario della narrativa ufficiale) a convincere i responsabili americani che devono loro, non Israele, prendere l’iniziativa dell’attacco preventivo. Le possibilità di ritorsione dell’Iran, assicurano, sono molto limitate.

Inoltre, sottolineano che il regime di Teheran è una controparte razionale, la quale ha ben presente quali sarebbero i costi di sue rappresaglie: anche questo, l’esatto contrario della versione ufficiale, secondo cui gli ayatollah sarebbero dominati da una sete apocalittica di auto-distruzione del mondo, per via del profetismo sciita da tempi ultimi.

Intervistato da Haaretz, Clawson (uno dei due del WINEP) ha assicurato: «secondo le nostre valutazioni, le opzioni di ritorsione dell’Iran sono poche e deboli». Freilich ha scritto un articolo sul Jerusalem Post per battere lo stesso chiodo: «Smettiamola con questa infondata avversione per il rischio, con cui ci sconfiggiamo da soli: non dimentichiamo chi tiene il bastone più grosso, più incalcolabilmente grosso. Non è certo l’Iran».

I due autori del WINEP smentiscono l’una dopo l’altra le asserzioni sulla potenza iraniana, propaganda buona per le masse. Anzitutto, non è vero che Teheran sta accelerando a ritmo infernale i passi per dotarsi di un’arma nucleare: «Più che una corsa al nucleare, Teheran sembra dedicarsi ad una passeggiata al nucleare». Non è vero nemmeno che l’Iran sviluppa il nucleare per scopi minacciosi; è spinto invece «dall’aspirazione al prestigio e all’influenza», aspirazione che soddisfa già l’avere il nucleare civile.

Quanto alla minaccia iraniana di essere in grado di bloccare il traffico navale nel Golfo Persico (da cui passa il 90% del greggio per l’Occidente e la Cina), non va presa sul serio: l’Iran ha sempre dimostrato grande cautela nella reazione ad attacchi in passato. Teheran sa benissimo che gli USA hanno la forza per devastare del tutto la loro modesta marina militare.

A questo proposito, gli autori evocano il caso dell’aereo civile iraniano carico di passeggeri, abbattuto nel 1988 dall’aviazione americana (ci dev’essere uno Stato-canaglia nel mondo...); allora Teheran minacciò rappresaglie, ma invece si accordò per il cessate-il-fuoco con Saddam Hussein (erano i tempi della guerra Iran-Iraq) nel timore che gli USA usassero il pretesto per entrare nel conflitto apertamente a fianco dell’Iraq, come già facevano di nascosto.

Quanto al pericolo che Hezbollah reagisca ad un attacco sull’Iran con una salva dei suoi razzi dal Libano meridionale - allarme molto agitato in queste settimane - gli autori minimizzano. Anzitutto, negano che Hezbollah sia una forza alle dipendenze dell’Iran (come ci racconta ogni giorno la «narrativa ufficiale»), e quindi che possa «reagire automaticamente» ad una incursione americana sull’Iran; invece, Hezbollah agirà «secondo il proprio interesse». Inoltre, «è ben consapevole della forza di Israele e della durissima rappresaglia che si attirerebbe» addosso.

Il vero problema, ammettono, è che «un Iran fornito di armi nucleari potrebbe limitare lo spazio di manovra israeliano sui fronti palestinesi e libanesi».

Gli autori del rapporto WINEP sottolineano il fatto che, da sempre, Israele ha la più completa libertà militare nella zona, e ha usato senza scrupoli nè limiti quella sua superiorità totale. Il fatto che l’Agnello di Sion abbia distrutto il Libano al completo nella sua aggressione ad Hezbollah nel 2006, e che abbia bombardato la misteriosa installazione in Siria, dimostra chiaramente che Israele non teme alcuna ritorsione dall’Iran. Questa estrema disparità di forze è un un dato noto a tutti i vicini di Israele da mezzo secolo.

Ray Close, il capostazione della CIA in Arabia Saudita al tempo della guerra del Kippur, ha ricordato che in quei giorni l’aviazione israeliana fece numerose incursioni provocatorio-dimostrative sorvolando basi militari saudite nel nord del Paese, e sganciando i serbatoi vuoti, ad ammonire l‘Arabia (che non era in guerra con Israele) che potevano ripetere il gioco con le bombe vere.

La conclusione logica di queste valutazioni dovrebbe essere: non è vero che l’Iran sia una minaccia, dunque non è il caso di attaccarlo preventivamente. Invece, gli analisti sionisti raccomandano l’esatto contrario: l’Iran è debole, appunto per questo si può e si deve aggredirlo. Logica talmudica.
Ma Gareth Porter, il giornalista che ha segnalato queste valutazioni in corso fra addetti ai lavori israeliani, ricorda che nel 1964, i fautori in USA dell’attacco al Nord Vietnam, avanzarono lo stesso argomento: il Nord Vietnam (e la Cina comunista sua alleata) sono troppo deboli per montare una reazione militare seria...

04/07/08

Il Leone del Panjshir


Ahmad Shah Massoud, detto il "Leone del Panjshir", è stato un eroe afghano che ha difeso il suo paese contro l'invasione sovietica e i talebani.

02/07/08

Il tempo dei mercanti è finito

Tremonti: "La peste del secolo è la speculazione."
Giornalista: "cosa ne pensa delle soluzioni di Rubin, economista di Clinton?" Tremonti: "le banche, quelle americane in particolare, sono causa di questa crisi. La soluzione mi fa sorridere. è la proposta di mettere i topi a guardia del formaggio. Sono anni che lo sostengo ma ormai si sta capendo: il tempo dei mercanti è finito, l'economia la devono fare i governi"
Gornalista: "Un'economia più etica"
Tremonti: "Sarebbe già sufficente un'economia reale, che abbandoni le truffe, le bolle e le speculazioni".

Bassolino sconfitto nel suo partito

Evento impensabile fino a pochi mesi fa, ANTONIO BASSOLINO - il padre padrone del PD campano(e non solo) - è da oggi ufficialmente in minoranza nel suo partito. ANDREA COZZOLINO, candidato per la guida della segreteria provinciale di Napoli del PD e su cui il Governatore si è giocato le sue ultime carte, è stato nettamente sconfitto da Luigi Nicolais, ex ministro prodiano e ex creatura ribelle di Bassolino. IL PD, che ha malgovernato con i voti di Bassolino per due decenni, ora che si è scoperto che quest'ultimo è un personaggio impresentabile, ha cercato in ogni modo di isolarlo e liberarsene. Con la sconfitta dell'assessore regionale alle attività produttive Cozzolino, possiamo affermare che il principale partito del centrosinistra ce l'ha quasi fatta. Il Bassolinismo, seppur con infausto ritardo, è ormai al suo epilogo. Chi ha costruito le sue fortune grazie a Bassolino e al clientelismo, sta già abbandonando da tempo una nave che affonda con l'ominide di Afragola. Tanto è vero che Massimo Paolucci, ex braccio sinistro del governatore, ha già annunciato il suo addio alla scena politica.Sarebbe, infatti, addirittura ad un passo dalle dimissioni da consigliere comunale di Napoli "per motivi personali".

In attesa, non ci resta che auspicare che, non appena Basso se ne andrà per raggiunti limiti di sopportabilità, il PD - ma anche il PdL - sappia rinnovarsi e liberarsi di tutti quei personaggi improponibili che, per troppo tempo, hanno pappato distruggendo la nostra regione e la nostra città.

Forse anche la Campania potrà avere un futuro.

Perchè il CSM ha sbagliato

Mi riservo di non commentare nel merito la norma "blocca processi" inserita nel pacchetto sicurezza attualmente in discussione e al centro dello scontro tra governo e l'Associazione Nazionale Magistrati. Ciò che, in questa sede, mi interessa è partire dal dato testuale per dimostrare che il Consiglio Superiore della Magistratura - il cui vicepresidente è Nicola MANCINO - esprimendosi su un disegno di legge non ancora approvato, ha travalicato il ruolo che il costituente e il legislatore gli hanno riservato.

A norma dell'art 10, comma 2 della legge 195 del 1958 Il CSM "dà pareri al Ministro sui disegni di legge concernenti l'ordinamento giudiziario", nulla disponendo in ordine all'iniziativa del parere.

Ebbene, la dottrina - attraverso un'interpretazione restrittiva della norma citata - ha distinto due tipi di pareri: quelli richiesti al Consiglio da parte del Ministro competente, ossia ANGELINO ALFANO, e quelli adottati di sua propria iniziativa.Adducendo che il ministro (e non al parlamento) è destinatario dei pareri, la dottrina sostiene che il CONSIGLIO NON PUò RILASCIARE pareri del secondo tipo, ossia che pareri che il ministro non abbia rihiesto.

IL CSM, rivolgendosi al parlamento, ha sostanzialmente dati l'impressione di voler assumere una posizione marcatamente politica, cosa assolutamente non accettabile.