web in campagna elettorale è illuminante. Un mondo parallelo, talvolta più reale della realtà. È da qualche anno che critici e delusi ad ogni elezione (politiche, amministrative, europee) s’interrogano amleticamente: vado a votare o non vado a votare? E c’è chi si maschera e chi si smaschera. Come l’assessore regionale al Turismo, Claudio Velardi, internauta indefesso, che ieri ha fatto outing sul suo blog: «Non rinuncio al voto con piacere. Vorrei riappasionarmi alla politica, discutere un progetto, credere in una leadership, e sono anche sicuro che - prima o poi - la scena cambierà. Al momento, passo un giro». Velardi, insomma, non andrà a votare sabato prossimo. E rivendica, con una certa audacia e un pizzico di faccia tosta, che l’«astensionismo è l’ultimo miglio della laicità politica». «Altre volte, in passato, non ho votato ma è stato casuale, non una scelta. Questa volta è una scelta», dice, mentre sul blog arrivano i primi commenti e non sono tutti entusiasti.
Il ragionamento di Velardi è semplice: «È finita l’epoca per cui da un voto si misura il tasso di democrazia di un Paese. Anche perché il voto in Italia è stato sequestrato. Per il Parlamento si parla di vere e proprie nomine e anche quando si tratta di un sistema elettorale, come quello per le Europee, in cui ci sono le preferenze, non è che vada meglio. In questo caso si esalta la parcellizzazione e non l’accorpamento. Finanche la soglia di sbarramento al 4 per cento è un imbroglio, perché basta il 2 per cento per avere il rimborso elettorale». «La mia è una provocazione — ammette l’assessore —, anzi no una protesta appassionata. Vorrei una politica più interessante, più coinvolgente. Sarebbe stato più comodo stare in silenzio. Tutti i delusi del centrosinistra non voteranno, ma non lo diranno».
Questo è vero visto che dati alla mano, secondo uno studio dell’Istituto Cattaneo, dal dopoguerra ad oggi gli astenuti aumentano ad ogni elezione. Ma perché non esercitare il proprio diritto- dovere? «Berlusconi è sempre più fastidiosamente sopra le righe: ci vorrebbe altro stile, innanzitutto. Il centrosinistra che già non godeva di ottima salute si è fatto cogliere impreparato e non ha dimostrato sobrietà nel caso Berlusconi-Noemi. Franceschini non mi convince, rincorre Berlusconi senza strategia e proposte. Non considero il resto della compagnia perché ceto politico che gareggia per la propria sopravvivenza». L’assessore consapevolmente si espone ad un fuoco di fila, che ci sarà. «Ma sono io a fare la domanda opposta: come si fa a votare per queste coalizioni? Non c’è uno straccio di argomento in positivo che possa convincermi a votare per uno dei due schieramenti. Il riflesso di appartenenza, tipico degli ultimi giorni delle campagne elettorali, e i richiami alla sacralità del voto sono cavolate ormai. Siamo maggiorenni e scegliamo sulla base della vera politica. Che non c’è più. Tant’è che non incide neanche tanto sulla vita della gente. Ora, qualsiasi sia il colore politico, ogni governo grosso modo deve fare le stesse cose».
[an error occurred while processing this directive] Quanto alle Provinciali, Velardi scrive: «Sono elettore romano, il problema non si pone, ma la scelta sarebbe la stessa: raramente ho visto un confronto così povero, candidati e liste tanto mediocri». Ma il pensiero lo spiega meglio: «Non ne faccio una questione di candidati, di persone. Dopo 15 anni di governo di centrosinistra l’alternanza tra l’altro è normale, fisiologica e giusta. Ne faccio una questione di contenuti: dove sono? È finita l’epoca di votare turandosi il naso, l’astensionismo è l’ultimo miglio della laicità politica. Tutto il resto, i richiami di questi giorni al voto sono un ricatto continuo cui io mi sottraggo». È una scelta che appare, almeno nella giunta in cui siede Velardi, apparentemente isolata. Il governatore, Antonio Bassolino, è tornato in campo a fare campagna elettorale attiva, ieri a Nocera e Marigliano. Il suo assessore, Andrea Cozzolino, compagno di banco di Velardi, è un eurocandidato. L’ex responsabile della Sanità, Angelo Montemarano, è anch’egli in lista per un posto alle Europee. «E alla fine anche l’altro tecnico, l’economista Mariano D’antonio, si è convinto: «Sono elettore a Roma, dunque non voto alla Provincia. La residenza mi ha tolto dall’imbarazzo come è già successo per il Comune di Napoli. Alle Europee, fino all’altro giorno avrei votato per Sinistra e Libertà. Ma ho cambiato idea. Sabato voterò per il Pd perché temo che né Vendola né Rifondazione raggiungano il quorum. E dunque anche se non sono un’entusiasta voterò l’unico partito che può fare massa contro Berlusconi». Il voto utile, l’altra faccia della delusione.
Simona Brandolini
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2 commenti:
IO NON VOTERO' NESSUNO. NON SI PUO' ANDARE AL VOTO PER SCEGLIERE IL MENO PEGGIO.
E' UNA VITA CHE SI FA COSI' E QUESTI SONO I RISULTATI.
DEVONO SENTIRE LA NOSTRA DISTANZA.
DEVONO AVVERTIRE IL VUOTO SU CUI POGGIANO LE LORO PAROLE.
DEVONO CAPIRE CHE LA LORO ORA E' ORMAI FINITA.
Concordo, ma purtroppo molti non faranno come noi...
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