03/06/09

Velardi, l'assessore di Bassolino che non va a votare.

web in campagna elettorale è illuminan­te. Un mondo parallelo, talvolta più reale della realtà. È da qualche anno che critici e delusi ad ogni elezione (poli­tiche, amministrative, europee) s’interrogano amletica­mente: vado a votare o non vado a votare? E c’è chi si maschera e chi si smaschera. Come l’assessore regionale al Turismo, Claudio Velardi, internauta indefesso, che ie­ri ha fatto outing sul suo blog: «Non rinuncio al voto con piacere. Vorrei riappasionarmi alla politica, discutere un progetto, credere in una leadership, e sono anche sicuro che - prima o poi - la scena cambierà. Al momento, passo un giro». Velardi, insomma, non andrà a votare sabato prossimo. E rivendica, con una certa audacia e un pizzico di faccia tosta, che l’«astensionismo è l’ultimo miglio del­la laicità politica». «Altre volte, in passato, non ho votato ma è stato casuale, non una scelta. Questa volta è una scelta», dice, mentre sul blog arrivano i primi commenti e non sono tutti entusiasti.

Il ragionamento di Velardi è semplice: «È finita l’epoca per cui da un voto si misura il tasso di democrazia di un Paese. Anche perché il voto in Italia è stato sequestrato. Per il Parlamento si parla di vere e proprie nomine e an­che quando si tratta di un sistema elettorale, come quello per le Europee, in cui ci sono le preferenze, non è che vada meglio. In questo caso si esalta la parcellizzazione e non l’accorpamento. Finanche la soglia di sbarramento al 4 per cento è un imbroglio, perché basta il 2 per cento per avere il rimborso elettorale». «La mia è una provocazione — ammette l’assessore —, anzi no una protesta appassionata. Vorrei una politica più interessante, più coinvolgente. Sarebbe stato più co­modo stare in silenzio. Tutti i delusi del centrosinistra non voteranno, ma non lo diranno».

Questo è vero visto che dati alla mano, secondo uno studio dell’Istituto Catta­neo, dal dopoguerra ad oggi gli astenuti aumentano ad ogni elezione. Ma perché non esercitare il proprio dirit­to- dovere? «Berlusconi è sempre più fastidiosamente so­pra le righe: ci vorrebbe altro stile, innanzitutto. Il centro­sinistra che già non godeva di ottima salute si è fatto co­gliere impreparato e non ha dimostrato sobrietà nel caso Berlusconi-Noemi. Franceschini non mi convince, rincor­re Berlusconi senza strategia e proposte. Non considero il resto della compagnia perché ceto politico che gareggia per la propria sopravvivenza». L’assessore consapevol­mente si espone ad un fuoco di fila, che ci sarà. «Ma sono io a fare la domanda opposta: come si fa a votare per que­ste coalizioni? Non c’è uno straccio di argomento in posi­tivo che possa convincermi a votare per uno dei due schieramenti. Il riflesso di appartenenza, tipico degli ulti­mi giorni delle campagne elettorali, e i richiami alla sacra­lità del voto sono cavolate ormai. Siamo maggiorenni e scegliamo sulla base della vera politica. Che non c’è più. Tant’è che non incide neanche tanto sulla vita della gen­te. Ora, qualsiasi sia il colore politico, ogni governo gros­so modo deve fare le stesse cose».

[an error occurred while processing this directive] Quanto alle Provinciali, Velardi scrive: «Sono eletto­re romano, il problema non si pone, ma la scelta sa­rebbe la stessa: raramente ho visto un confronto co­sì povero, candidati e liste tanto mediocri». Ma il pensiero lo spiega meglio: «Non ne faccio una questione di candidati, di persone. Dopo 15 anni di governo di centrosinistra l’alternanza tra l’al­tro è normale, fisiologica e giusta. Ne faccio una questione di contenuti: dove sono? È fi­nita l’epoca di votare turandosi il naso, l’astensionismo è l’ultimo miglio della lai­cità politica. Tutto il resto, i richiami di questi giorni al voto sono un ricatto con­tinuo cui io mi sottraggo». È una scelta che appare, almeno nella giunta in cui siede Velardi, apparente­mente isolata. Il governatore, Antonio Bassolino, è torna­to in campo a fare campagna elettorale attiva, ieri a Noce­ra e Marigliano. Il suo assessore, Andrea Cozzolino, com­pagno di banco di Velardi, è un eurocandidato. L’ex re­sponsabile della Sanità, Angelo Montemarano, è an­ch’egli in lista per un posto alle Europee. «E alla fine anche l’altro tecnico, l’economista Mariano D’antonio, si è convinto: «Sono elettore a Roma, dunque non voto alla Provincia. La residenza mi ha tolto dall’im­barazzo come è già successo per il Comune di Napoli. Al­le Europee, fino all’altro giorno avrei votato per Sinistra e Libertà. Ma ho cambiato idea. Sabato voterò per il Pd per­ché temo che né Vendola né Rifondazione raggiungano il quorum. E dunque anche se non sono un’entusiasta vote­rò l’unico partito che può fare massa contro Berlusconi». Il voto utile, l’altra faccia della delusione.

Simona Brandolini

2 commenti:

Angelo D'Amore ha detto...

IO NON VOTERO' NESSUNO. NON SI PUO' ANDARE AL VOTO PER SCEGLIERE IL MENO PEGGIO.
E' UNA VITA CHE SI FA COSI' E QUESTI SONO I RISULTATI.
DEVONO SENTIRE LA NOSTRA DISTANZA.
DEVONO AVVERTIRE IL VUOTO SU CUI POGGIANO LE LORO PAROLE.
DEVONO CAPIRE CHE LA LORO ORA E' ORMAI FINITA.

CampaniArrabbiata ha detto...

Concordo, ma purtroppo molti non faranno come noi...