Due napoletani su tre non hanno votato Cesaro, più della metà - infatti - ha scelto di non andare a votare proprio per la presenza di un personaggio improponibile che non poteva essere sostenuto. Chi l'ha votato, invece, avrebbe scelto anche un cammello di Marte pur di esprimersi contro il partito di Bassolino e Iervolino. A ciò si aggiunga che i voti annullati in provincia di Napoli sono molto superiori alla media, proprio perchè la mancanza di opportunità ha reso impossibile la scelta di uno dei due candidati principali.
Senonchè leggere questa elezione come una sconfitta dell'asse bassoliniana sarebbe troppo semplicistico e sbagliato. Bassolino è un nemico giurato di Nicolais e, pur avendogli fornito formalmente appoggio, non si saprà mai cosa ha veramente fatto. Basti pensare che il Re della monnezza è stato capace di fare del suo assessore Andrea COZZOLINO il primo degli eletti del PD al parlamento europeo con quasi 137mila voti.
Sono, tuttavia, solo considerazioni interne alla sinistra che qui non interessano. Ciò che qui interessa porre in rilievo è il motivo per il quale il Popolo della Libertà, che non vince le amministrative in Campania da un ventennio, ha candidato un personaggio chiacchierato come Cesaro. Possibile che non ci fosse nulla di meglio in circolazione? Se bisognava dare un segnale di svolta, ciò non è stato fatto, anzi: il centrodestra, sapendo di vincere comunque, ha scelto ciò che di peggio offriva il mercato. Se queste sono le premesse per le regionali dell'anno prossimo - sempre che Bassolino non si proclami dittatore a vita - le perplessità sul deficit democratico che viviamo in questa regione aumentano esponenzialmente.
Non vorremmo che la candidatura di Cesaro, che non solo non sa l'italiano ma ha proprio problemi a esprimere un pensiero con nesso logico, sia il frutto di un pactum sceleris con "O' Sistema". Non dimentichiamo, infatti, che Cesaro - pur non essendo mai emerso a suo carico nessuna fattispecie di reato - risulta che abbia avuto dei rapporti con i Casalesi.
Tanto più che Conte, un consigliere regionale di Bassolino con i Verdi prima e la Margherità poi , che la settimana scorsa è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e che si è fatto eleggere con i voti del clan Misso, ora ha appogiato Cesaro.
Di seguito i voti delle provinciali a Napoli quartiere per quartiere. I risultati evidenziati sottolineano le anomalie che ci sono state in determinate aree.
NICOLAIS - CESARO
Fuorigrotta......48,79 - 42,78
Bagnoli...........52,42 - 40,61
Vomero..........48,42 - 45,68
Arenella..........48,01 - 45,37
Chiaiano.........47,02 - 45,32
Barra..............47,02 - 41,24
San Giovanni...63,13 - 27,82
Pianura...........34,24 - 59,97
Posillipo..........37,94 - 58,09
Chiaia.............42,00 - 53,44
Soccavo.........46,45 - 47,57
Piscin/marian...32,16 - 56,49
Scampia..........32,12 - 59,50
Miano.............37,63 - 55,25
Secondigliano..29,90 - 60,71
S.Pietro a P.....25,79 - 69,89
Ponticelli..........41,76 - 47,17
Poggioreale......35,33 - 57,82
San Carlo........40,99 - 52,07
Stella...............27,34 - 64,19
Avvocata.........43,73 - 45,29
Montecalvario..36,60 - 55,47
SanFerdinando.39,67 - 53,62
Porto................42,70 - 43,39
San Giuseppe...42,35 - 45,24
San Lorenzo.....38,02 - 54,19
Vicaria..............37,94 - 55,04
Mercato............20,56 - 67,40
Pendino.............24,76 - 65,46
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3 commenti:
di questo passo presidente di regione ci faranno Sandokan....
Margherita di Savoia, alla quale si vorrebbe dedicata la Pizza nel 1889, nacque a Torino nel 1851 e diventò regina d’Italia il 9 gennaio del 1878 sposando Umberto I, figlio dell’usurpatore e massacratore del Sud Vittorio Emanuele II. Ben 29 anni dopo la vera nascita della Pizza margherita. Infatti già nel 1830, un certo "Riccio" nel libro Napoli, contorni e dintorni, scriveva di una pizza con pomodoro, mozzarella e basilico. Francesco De Bouchard nel 1866 descrive le principali pizze: marinara, calzone e la pizza margherita, così chiamata già dal 1849 per la sua originaria forma e composizione nei pezzi di mozzarella fusi a forma di petali che in qualche modo richiamano il fiore. Ferdinando di Borbone, re di Napoli (1751 – 1825), nel 1772 violava le regole dell'etichetta entrando nella pizzeria di Antonio Testa detto n' Tuono, alla Salita S. Teresa. Il re era solito frequentare i vicoli più pericolosi della città: in quella occasione ordinò i vari tipi di pizza e ne fu conquistato tanto che, tornato a Palazzo Reale, ne fece un euforico rendiconto alla Corte. La regina Maria Carolina d'Asburgo amò molto la pizza bianca, rossa e verde; ma, se avesse immaginato che quelli sarebbero stati i colori dell'Italia unita sotto la dinastia, che avrebbe cacciato la sua e saccheggiato il Regno delle Due Sicilie, non ne sarebbe stata più tanto entusiasta. Il successore Ferdinando II prediligeva i piatti amati dal suo popolo, come racconta De Cesare ne "La fine di un regno": "A Ferdinando II, napoletano in tutto, piacevano quei cibi grossolani del quali i napoletani sono ghiotti: il baccalà, il soffritto, la mozzarella, le pizze e i vermicelli al pomodoro". Tanto da far costruire nel parco della Reggia di Capodimonte un forno per le pizze da Domenico Testa, figlio dell’ormai famoso n' Tuono. Poi, Umberto I di Savoia e la moglie Margherita, in visita a Napoli (1889), ordinarono al pizzaiolo Raffaele Esposito della pizzeria Pietro di S. Anna di Palazzo delle pizze "napoletane". Servirono la marinara (pomodoro, aglio, origano e olio), la mastunicola (strutto e basilico) e la margherita (pomodoro, olio, mozzarella e basilico).
io non ho votato nessuno.
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