Il processo a carico di Bassolino sta scivolando via che è una bellezza; tra rinvii per impegni istituzionali del dittatore afragolese e i legittimi impedimenti a essere presenti alle udienze addotti dai difensori, al collegio giudicante non dovrebbe restare altro che applicare l'art 129 del codice di rito e porre fine a questa buffonata.
Bassolino, che vive nella capitale del diritto e in cui gli avvocati sono ad ogni angolo di strada, si è scelto due difensori milanesi proprio per rendere più agevoli le richieste di rinvio. E' furbo l'ex ragazzo spazzola di Afragola, su questo non c'è dubbio. Nel silenzio dei media e dell'opposizione (chiamiamola così per convenzione, anche se considerarla tale è assai azzardato!), continua a sottrarsi alla giustizia.
Con Cuffaro, se non altro, si è avuto modo di giungere alla sentenza di merito; con Bassolino - invece - ciò non sarà possibile e nessuno lo saprà: i giornali non ne parlano, le forze di minoranza se ne fregano e la gente pensa alla fuga di Lavezzi...
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Una passeggiata nel quartiere benestante del Vomero, una in quello più popolare del centro storico dove ha visitato alcune botteghe. Ma oltre a strette di mano, consigli e sorrisi, il leader del Pd, Dario Franceschini, in visita a Napoli, ha dovuto fare i conti anche con qualche coro di protesta come quello di alcune ragazze che, deluse dalla sua presenza, gli hanno gridato: «Noi volevamo Berlusconi».
Ad accogliere Franceschini alla stazione, appena arrivato da Roma, c'era il governatore della regione Campania, Antonio Bassolino con il quale si è subito ritirato in un albergo per una decina di minuti a bere un un caffè. Appuntamento privato sul quale Franceschini non ha voluto rilasciare dichiarazioni, e rispondendo a chi gli domandava se fosse la prima volta che, da segretario del Pd, avesse incontrato il governatore, Franceschini ha risposto: «La prima volta nella vita? I contenuti di un colloquio privato non si riferiscono». Ma è la gente comune che Franceschini vuole incontrare. Così la prima tappa è nel quartiere più benestante del Vomero dove è stato accolto da applausi e incoraggiamenti e dove ha ceduto alle «pressioni» di un venditore ambulante comprendo un paio di calzini per 5 euro. Ma non poteva essere solo un tripudio e proprio lì le giovani ragazze hanno invocato il nome di Berlusconi.
Più freddi e decisamente più ostili sono stati i napoletani del centro storico dove Franceschini è stato accompagnato dal sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino: «Dovete prendere la Cumana (la ferrovia che collega la città all'area flegrea, ndr) - ha esclamato un passeggero della metro rivolto alla Iervolino - lì i treni fanno schifo, è un porcile». Altri, poi, addirittura non lo riconoscono, «Franceschini? E chi è? Un calciatore?». Ma la cosa che più ha imbarazzato Franceschini è stata la questione del Gay Pride che si terrà oggi a Napoli. Nella sua passeggiata infatti è stato costretto a subire l'invito di un militante omosessuale che, ad intervalli di dieci minuti, gli chiedeva di aderire alla manifestazione «contro l'omofobia» e «a sostegno del Gay Pride» organizzata dal Circolo Pd dell'Avvocata. Una domanda a cui Dario faticava a dare una risposta dato che il Pd sul caso è spaccato: da una parte il sindaco Iervolino che ha concesso il patrocinio del Comune, dall'altro il partito a livello regionale che non ha aderito. Un tentennamento che suscita l'ironia del presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso: «Povero Franceschini, nessuno gli aveva preannunciato che quando arriva fine maggio si apre la stagione dei Pride locali», e continua, «allora segretario si riesce quest'anno ad avere un'adesione non imbarazzata del suo partito?». Risposta che arriverà, glaciale, solo qualche ora più tardi: «Ci saranno nostri esponenti». Infine, lontano dai microfoni, non poteva mancare una stoccata a Berlusconi: «Vorrei che Berlusconi mi vedesse ora, fra tanta gente, lui che va dicendo che dove vado io non viene nessuno».
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