10/11/08

La mafiocrazia e Marco Travaglio

Ho scoperto che Marco Travaglio e Beppe Grillo ultimamente stanno utilizzando il termine MAFIOCRAZIA, un mio neologismo al quale ricorro per descrivere il sistema di potere affermatosi in Italia. Non so se rallegrarmene o preoccuparmi.

12 commenti:

Icarus.10 ha detto...

un tuo neologismo? ma dici davvero???!!!! azz... travaglio e grillo leggono questo blog??

CampaniArrabbiata ha detto...

Sarà una coincidenza, però io rivendico la paternità della parola.

Anonimo ha detto...

Linko il tuo blog nel mio perchè è eccezionale!!! Se puoi scambiamo il link??? Sarebbe un onore essere linkato in questo blog anti-mafia!!! A presto e buon lavoro! Continuiamo a lottare!!!

CampaniArrabbiata ha detto...

Se è addirittura un onore, allora non posso proprio esimermi dall'inserirti immediatamente:-p
Anzi, ne approfitto per aggiornare l'area link. Ciao.

napoletaniaroma ha detto...

Uhauu! Ti linko anch'io, sei molto bravo. Qui, si sta formando un movimento di opinione.

Anonimo ha detto...

Potresti citare Travaglio per plagio, sai che risate?:-p

CampaniArrabbiata ha detto...

Napoletaniaroma, lo spero davvero!

Legio, ci potrei pensare!

Anonimo ha detto...

Non attaccate la Mafia
in fondo in fondo si tratta pur sempre di vilipendio alla Resistenza...

Ci sono note di colore che meglio di qualsiasi altro accadimento riescono a fotografare perfettamente lo stato di profondo degrado nel quale ormai giacciono sia l’informazione che la politica all’interno di questo disgraziato Paese. Note di colore che sembrerebbero rubate ai cartoni dei Simpson o a qualche commedia del filone demenziale, ed invece appartengono drammaticamente al lemmario dei nostri TG e dei mestieranti della politica che proprio davanti alle telecamere giorno dopo giorno costruiscono la propria immagine, cambiando opinione alla bisogna, così come fanno con gli abiti le modelle durante un defilé.Ormai da un paio d’anni, senza che nessun politico o giornalista abbia avuto a dolersene più di tanto, sul Monte Musinè, praticamente all’ingresso della Valle di Susa, campeggia un’enorme scritta “NO TAV” non dipinta con la vernice, bensì realizzata pazientemente con teli e reti da cantiere da un nutrito gruppo di valsusini. Qualche giorno fa un ugualmente nutrito gruppo di NO TAV si è recato sul Musinè alla luce del sole e, dopo che le guardie forestali avevano proceduto all’identificazione di ogni singolo partecipante, ha provveduto a risistemare la scritta originaria danneggiata dalle intemperie, premurandosi, in pieno accordo con la sensibilità di tutti gli altri attivisti valsusini, di affiancare ad essa un’altrettanto eloquente scritta “NO MAFIA”, chiudendo in questo modo il cerchio che vede le grandi opere come una delle principali fonti di arricchimento delle organizzazioni mafiose, come tanta letteratura e altrettanti processi stanno a dimostrare. Per una strana ironia del destino, là dove la primigenia scritta NO TAV (senza dubbio espressione di un sentimento partigiano) aveva suscitato al più una stizzita indifferenza, la neonata scritta NO MAFIA (che dovrebbe rappresentare il sentimento di qualsiasi italiano) ha invece scatenato una vera e propria levata di scudi della quale si sono fatti interpreti tanto gli organi d’informazione quanto i politici locali più in vista. Perfino il TG3 regionale si è sentito in dovere di dedicare un servizio carico di livore al “drammatico” avvenimento, mentre il quotidiano la Repubblica ha approfondito la questione all’interno di un articolo. I giornalisti della RAI si sono profusi in uno dei loro migliori campionari di cattiva informazione, travisando completamente la realtà e fornendo informazioni fasulle, arrivando ad affermare che la scritta sarebbe stata tracciata con la vernice (mentre si tratta di teli) da mani ignote (mentre l’hanno composta alla luce del sole persone che hanno fornito le proprie generalità) per collegare l’alta velocità Torino – Lione a chissà quale riferimento mafioso, riferimento che in Italia ormai sfugge solamente a chi per mestiere fa il belatore nei TG nazionali. Il vicegruppo di Forza Italia alla camera Osvaldo Napoli, ex sindaco di Giaveno ed ex avversario del TAV quando nel 1997 lo definiva “una follia senza limiti”, evidentemente contrariato oltremisura dal fatto che qualcuno abbia avuto l’ardimento di osteggiare la mafia, ha letteralmente perso le staffe arrivando a definire sulle pagine di Repubblica i NO TAV come “gli estremisti della Val di Susa, personaggi disgustosi, vigliacchi e incapaci di razionalità” che andranno rintracciati (hanno già lasciato i loro nomi) e puniti a norma di legge (quale legge, quella che dovrebbe tutelare la mafia?) senza esitazione. Il presidente della Comunità montana bassa Valle di Susa Antonio Ferrentino, ex DS, ex NO TAV (diventato famoso in Italia grazie agli innumerevoli passaggi in TV all’ombra della bandiera con il treno crociato) ha dichiarato al TG3 che si tratterebbe di una provocazione che non può essere attribuita alla Valle, da rigettare come gli altri estremismi, lasciando intuire che nel territorio da lui amministrato opporsi alla mafia è cosa disdicevole, provocatoria ed estremistica.
Il deputato del PD Giorgio Merlo di Pinerolo, approdato alla corte di Veltroni dopo lunga esperienza fra scudi crociati e margherite, sempre sulle pagine di Repubblica non ha esitato a manifestarsi sodale con le parole di Osvaldo Napoli, dimostrando di fatto che in tema di mafia e grandi opere, PD e PDL mantengono la stessa visione d’insieme. La morale che si evince da questa vicenda surreale è una sola e si può sintetizzare in un consiglio a tutti i movimenti che in Italia si battono contro le grandi opere e le nocività.

Gridate e scrivete pure NO TAV, NO Mose, NO inceneritore, NO Ponte, NO Centrale, NO rigassificatore, NO basi di guerra, ma non azzardatevi ad aggiungere NO mafia perché in quel caso politici e giornalisti perderanno davvero la testa e non esiteranno ad additarvi come estremisti pericolosi da rinchiudere.

Anonimo ha detto...

Toglietemi il pane ma non l'sms
La nuova povertà degli Italiani secondo l'Istat

Italiani con le tasche vuote e sempre più insoddisfatti della propria condizione economica. Il Nord più ricco e il sud più povero. L'Istat fotografa il Belpaese nell'Annuario statistico 2008. Già prima che esplodesse la bolla dei mercati finanziari, prima del crollo delle Borse e del crac di colossi dell'industria internazionale, le famiglie italiane, secondo l'Istituto di statistica, avvertivano le prime difficoltà economiche, e nel 2007 ben il 53,7% (con una punta del 64,2% al Mezzogiorno) si dichiarava insoddisfatto della propria situazione economica.
AUTO, FIGLI, FAMIGLIA TELEFONINI - I mille volti dell'Italia nell'Annuario, dal costume alla giustizia, dal lavoro all'ambiente. Più bimbi ma anche più over 80, più auto e telefonini, più divorzi e più suicidi, sono alcuni dei dati rilevati dall'Istituto. Che segnala anche la centralità dei rapporti familiari (di cui peraltro gli italiani sono soddisfatti al 90%), e la difficile situazione dell'istruzione, con un italiano su quattro che ha solo la licenza elementare. POPOLAZIONE E INVECCHIAMENTO - Gli italiani vanno verso quota 60 milioni, ma l'incremento è dovuto in larga parte all'aumento degli immigrati. La fecondità delle donne italiane nel 2007 è salita a 1,37 figli (da 1,35 nel 2006), livello più alto degli ultimi anni. Ma a fronte di ciò cresce anche l'invecchiamento: un italiano su cinque ha più di 65 anni e i grandi vecchi (da ottanta anni in su) sono il 5,3% della popolazione. In lieve ripresa i matrimoni, in aumento i divorzi, anche se calano le separazioni. Gli italiani al 90,1% sono soddisfatti dei loro rapporti familiari e all'82,5 delle loro amicizie. Per quanto riguarda il tempo libero, il 62,9% della popolazione si dice molto o abbastanza soddisfatta, meno al Sud che al Nord. LAVORO E ISTRUZIONE - Cresce l'occupazione (+1%), e cala il numero di chi è in cerca di occupazione (-10%). Ma il livello di soddisfazione economica degli italiani cala al 43,7% dal 51,2% del 2006 (era 64,1% nel 2001). Nel Sud la quota di insoddisfatti arriva al 64,2%. Per quanto riguarda l'istruzione una persona su quattro (ma al 70% con più di 65 anni) ha al massimo la licenza elementare; il 32,4% ha il diploma di scuola superiore, il 10,2% un titolo universitario. AUTO E CELLULARI - A fronte dello stato di insoddisfazione nel nostro Paese è sempre boom di auto e telefonini: più di 35 milioni di autovetture in circolazione secondo l'Annuario Istat e 81,6 milioni (su quasi sessanta milioni di abitanti) le linee di telefonia mobile. Negli ultimi dieci anni - si legge nel rapporto - la mobilità è cresciuta in misura maggiore di quanto non sia accaduto in passato, e la quota di trasporto continua a indirizzarsi su strada, dove lo scorso anno il parco autoveicoli ha sfiorato i 40 milioni. Tra i mezzi di trasporto privato il più utilizzato è l'auto (usata per recarsi al lavoro dal 69,7%), mentre poco meno di un quarto della popolazione usa i mezzi pubblici urbani, e il 16,8% quelli extra-urbani. Per quanto riguarda la telefonia, sono 81,8 milioni gli abbonati a linee mobili (erano 71,9 all'inizio del 2006), e 73,7 milioni le carte prepagate (65,3 milioni dodici mesi prima). Circa 11,6 milioni invece le utenze Internet (7,4 milioni gli abbonati alla banda larga) diffuse maggiormente nel nord-ovest (3,5 milioni) e nel Mezzogiorno (3,2 milioni).

Anonimo ha detto...

Persino Frattini
Altro monito agli Usa: basta provocare Mosca!

Gli Stati uniti dovrebbero "cambiare approccio" sulla questione della dislocazione di elementi dello scudo antimissilistico in Europa orientale nell'ottica della costruzione d'un "nuovo ordine di sicurezza" in Europa. L'ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano la Repubblica. Frattini, sostenendo che l'Europa, e l'Italia di Silvio Berlusconi, possono "fare la differenza", ha prospetta uno scenario in cui "un'amministrazione americana impegnata sull'Afghanistan più che in passato, proiettata verso l'Asia più di quanto non abbia fatto (George W.) Bush, non potrà permettersi un guerra fredda con la Federazione russa". Insomma, ha continuato, l'America del neo-presidente Barack Obama "non si potrà permettere di schierare lo scudo antimissile in Polonia e Repubblica ceca perché non si può permettere i missili russi a Kaliningrad, l'enclave russa circondata da paesi dell'Ue". Il capo della diplomazia italiana ha auspicato che si apra "una prospettiva in cui Europa, Russia e America costituiscano insieme un nuovo ordine di sicurezza", che non vuol dire rinunciare al ruolo della Nato, ma vuol dire "costruire una strategia condivisa sulla non proliferazione nucleare, sulla nuova architettura di sicurezza in Pakistan-Afghanistan". Alla domanda se queste considerazioni vadano intese come la volontà di suggerire agli Usa di rinunciare allo scudo in Europa, Frattini ha risposto che il consiglio è di "cambiare approccio". La Russia, ha spiegato il ministro, "sbagliando ha interpretato male lo scudo antimissile americano, l'ha considerato un segnale d'inimicizia". Quindi la situazione va ribaltata, "perché quando (Dmitri) Medvedev annuncia missili a Kaliningrad significa missili al centro della Lituania". Prudenza, secondo Frattini, deve essere esercitata anche sull'allargamento della Nato a Georgia e Ucraina. "Il vertice di Bucarest - ha concluso il ministro - ha preso delle decisioni, ma accelerare quelle decisioni sin dal prossimo dicembre sarebbe un altro segnale che non aiuterebbe nei rapporti con la Russia".
Il Centro Geografico dell’Europa occidentale (da Capo Nord alla Sicilia, da Faro agli Urali) è situato, per quanto possa apparire strano, a 24 Km a nord di Vilnius (Lituania) e Kaliningrad (ex Konigsberg prussiana e Teutonica, ex Regiomontium romana) è situata proprio fra Polonia e Lituania (corridoio di Danzica…).

Anonimo ha detto...

Il sistema di missili Iskander non è ancora stato dispiegato nella regione di Kaliningrad, ma la decisione politica è già stata presa. Lo ha detto il generale Nikolai Makarov, capo di stato maggiore generale russo, rilanciando un allarme che ieri il ministero degli Esteri di Mosca aveva tentato di far rientrare. Dopo che il presidente Dmitri Medvedev aveva annunciato - con un singolare benvenuto al nuovo inquilino della Casa Bianca, Barack Obama - le basi russe nel cuore dell'Europa. Nel discorso del 5 novembre al Cremlino, il capo di stato ha detto: gli Usa sulla dislocazione dello scudo antimissile in Europa "non ci ascoltano". E allora "anche se non sarebbe necessario" Mosca aveva promesso basi missilistiche Iskander a ridosso della Germania, nell'enclave russa di Kaliningrad. Nel cuore del vecchio Continente. Nonche' dispositivi di disturbo elettronici per trasformare lo scudo in una specie di gruviera. Ieri una fonte europea a Mosca non escludeva che al vertice di Nizza possa essere messa sul tavolo la dislocazione di missili russi Iskander nell'enclave di Kaliningrad. Poi il ministro degli esteri Sergei Lavrov aveva frenato: Iskader soltanto qualora lo scudo antimissile venisse effettivamente dislocato in Polonia e Repubblica ceca. Oggi però le parole del generale Makarov sembrano di segno opposto.

Anonimo ha detto...

Non provocate!
Monito agli americani di Berlusconi, apertamente schierato con Putin

''Certamente c'è il problema del rapporto tra l'Occidente e la federazione russa''. I muscoli del volto si tendono, Silvio Berlusconi sa di dire qualcosa di forte e con le mani stringe il leggio, nella conferenza stampa che chiude il vertice italo-turco con il premier Recep Tayyip Erdogan. Poi il presidente del Consiglio italiano si schiera senza incertezza dalla parte di Mosca, si lancia in una appassionata difesa delle ragioni della Russia, oggetto di una ''provocazione'' (il progetto degli Usa di collocare uno scudo antimissile in Polonia e Repubblica Ceca), che solo in ultimo ha spinto il presidente Dimitri Medvedev ad annunciare, come risposta, il dispiegamento di missili nell'enclave russa di Kaliningrad. Con il ritorno, ammette amaro il premier, alla contrapposizione dei tempi della guerra fredda e del pericolo ''che qualche errore porti addirittura alla distruzione del mondo''. Per questo Berlusconi scongiura che ''si torni allo spirito dell'accordo di Pratica di Mare'', quando i Grandi si trovarono uniti al vertice promosso dal suo precedente governo. Lo ha detto in tutti i modi a Medvedev al Cremlino, nell'incontro di qualche giorno fa. E oggi spinge per un incontro tra Usa e Russia, per un chiarimento che sia definitivo, mentre ora ''siamo arrivati a ciò che era il nostro terrore e la nostra angoscia durante gli anni della guerra fredda'', cioé ''alla contrapposizione di due arsenali nucleari capaci di distruggere l'intera popolazione mondiale: dieci volte quello russo, venti quello americano''. Cifre che solo a pronunciarle fanno impallidire Berlusconi, che implora Obama e Medvedev di non riportare indietro il mondo, ''con una cosa che la storia non puo' accettare''. L'Italia fara' di tutto perche' si torni ai dodici punti dell'accordo di Pratica di Mare, ha fatto e fara' ''il punto piu' importante della nostra politica estera'' del tentativo di riavvicinare la Russia all'Occidente. Ma oggi Berlusconi non esita a prendere posizione, a dire che la Russia è stata oggetto di una vera e propria ''provocazione'' e solo per questo ha deciso di reagire. ''Noi siamo fermamente convinti - afferma - che bisogna mettere la parola fine al processo di allontanamento di Ue, Usa e Occidente nei confronti della Federazione Russa. Diciamolo chiaro: consideriamo che ci siano state delle provocazioni alla Federazione Russa con il progetto di collocare missili in Polonia e nella Repubblica Ceca, con il riconoscimento unilaterale del Kosovo e poi ancora con l'accelerazione del processo di entrata di Ucraina e Georgia nella Nato''. ''A tutto questo - è la ricostruzione di Berlusconi - la Federazione Russa ha risposto in modo considerato arrogante dall'amministrazione americana e infine si è arrivati all'annuncio del presidente russo Medvedev del posizionamento di missili in una enclave russa nei Balcani, a Kaliningrad''. E se l'occasione di un chiarimento non sarà il G20 di Washington, per Berlusconi bisognerà cercarne al più presto un'altra. Intanto, i grandi della terra si vedranno nel vertice sulla crisi finanziaria mondiale, dal quale per il premier italiano ''non bisogna attendersi risultati salvifici ne' definitivi che non possono esserci''. Sarà il primo di una serie di incontri ''per arrivare a nuove regole per il controllo del mondo finanziario e dell'economia''. L'Italia non ci arriverà, come la Spagna, dopo un confronto con l'opposizione. ''Non abbiamo la fortuna - risponde secco Berlusconi ad una domanda - che hanno altri paesi di avere una opposizione socialdemocratica e non siamo nelle condizioni di trarre opportunità da un incontro di questo tipo''. Quanto alla possibilita' di inviare nuove truppe in Afghanistan, Berlusconi risponde: ''Attendiamo le determinazioni della amministrazione americana, che ha sempre affrontato i problemi del mondo con grande realismo. Al momento opportuno diremo il nostro parere e daremo il nostro contributo''.