03/10/10

La Lega ai gondolieri: vietato cantare O' Sole mio!

Quando il giornalista Giovanni Capurro nel 1898 scrisse i versi della canzone 'O sole mio, affidandone la composizione musicale a Eduardo Di Capua, il cui padre era un valente violinista, mai avrebbe immaginato il successo mondiale che nel tempo avrebbe raggiunto. Tutt'oggi essa viene ritenuta una delle canzoni più famose di tutti i tempi, spesso cantata anche dai gondolieri di Venezia per allietare i turisti che in questa straordinaria città italiana accorrono da ogni parte del mondo. C'è chi però, su tale rito, vorrebbe chiudere il sipario: 'O sole mio potrebbe così essere relegata negli angoli più remoti della memoria a tener compagnia ai noti versi di Giovanni Pascoli (I canti di Castelvecchio): "Cantavano come non sanno/ cantare i sogni del cuore/ che cantano forte e non fanno/ rumore".
Gli ideatori di questa ultima trovata sono alcuni leghisti veneti secondo i quali "O sole mio è frutto di una scarsa cultura e di poca attenzione per l'identità veneta, in quanto l'esercizio del suo canto va a penalizzare la qualità dell'offerta turistica, fornendo un'immagine distorta della città di Venezia. Tra questi pittoreschi personaggi si distingue Alberto Mazzonetto, consigliere comunale della Lega Nord, che giura sul fatto, estremamante grave, che il repertorio dei gondolieri è ben poco veneziano e in gran parte meridionale. C'è da credergli e da porsi questa domanda: "Può continuare in terra padana quest'egemonia musicale 'straniera' con tutto quel pò pò di canzoni venete che meritano il successo mondiale, come, per esempio, Ninetta monta in gondola?".
Secondo questo rappresentante del Carroccio a Ca' Farsetti la colpa di questa grave stortura non è dei gondolieri bensì di chi ha diretto in questi anni l'Ente Gondola, sostenuto dal comune di Venezia con 600mila euro all'anno. Un organismo dal grande potere, potendo sanzionare i gondolieri se, per esempio, indossano scarpe da tennis, cosa proibita, e che non è mai intervenuto per cambiare il repertorio musicale dei gondolieri.


A difendere la famosa canzone napoletana di cui scriviamo, per fortuna è intervenuto Nino D'Angelo, secondo il quale la canzone napoletana è mondiale e non regionale: "O sole mio è una canzone nota e piace al mondo intero. Credo che nessuno abbia imposto ai gondolieri di cantarla, ma è talmente bella... e credo che venga richiesta dagli stessi clienti che salgono sulla gondola, stranieri o italiani che siano. 'O sole mio' non è solo una canzone napoletana, ma è un inno del mondo. Tutti conoscono e cantano questa canzone, una delle più belle al mondo. La conoscono anche negli Stati Uniti, in Giappone".
Il presidente della nuova Associazione Culturale Musicale 'Note Veneziane', Michele Bozzato, ex gondoliere e oggi cantante, intanto pensa che sia auspicabile voler puntare ad un recupero della tradizione, proponendo maggiormente la canzone veneziana, anche se piano piano, col tempo.
Bisogna, insomma, educare l'ascoltatore al tono veneziano. E, soprattutto, ai tromboni leghisti. Aldo Miccichè

3 commenti:

Maria ha detto...

Secondo me è una buona notizia.
Non solo perché non vedo come un veneziano possa cantare decentemente 'O Sole Mio, ma anche perché, rifiutandosi di cantarla, magari incentivano a visitare Napoli, nella quale tutti la cantano meglio e ben volentieri.

CampaniArrabbiata ha detto...

Napoli è così incapace di promuovere la sua immagine che, ormai, nemmeno "O'Sole mio" è conosciuta all'estero come canzone napoletana, ma più genericamente "italiana". Quel che mi colpisce qui però è che, pur essendo la musica napoletana amata in tutto il mondo; solo i verdani fanno ostracismo. Un sentimento che, ormai, va ben oltre la musica e colpisce la "razza napoletana" in sè.

Maria ha detto...

Salve,
Se devo dire la verità, io ho sempre pensato che la "napoletanità" venisse confusa con l'"italianità" all'estero, perché non esiste una cultura significativamente forte nelle altre regioni italiche (specie quelle padaniche).
Poi, il degrado culturale delle nostre terre è merito anche del lavaggio del cervello che ci è stato propinato a partire dall'unità.
Sta a noi rivalutare la nostra cultura e diffonderla con orgoglio anche all'estero. Io nel mio piccolo ci provo, ma il comnpito è arduo, considerata la pseudo-cultura berlusconiana dominante.
Relativamente alle "grandi opere padane", secondo me, saranno la causa della loro rovina, per questo sarebbe meglio lasciarli fare.
A presto.