02/10/10

Adriana Poli Bortone non dà la fiducia a Berlusconi.

Signora Presidente, in primis dico al Presidente del Consiglio, che non riesce a individuarmi, che non mi trovo a sinistra. Io sono sempre dalla stessa parte, perché non ho tradito nulla delle mie origini e della mia cultura politica, qualsiasi cosa dicano altri. (Applausi dal Gruppo FLI).

Io non ho tradito nulla. La questione meridionale era nel mio DNA e continua ad essere nel mio DNA.

Le assicuro che io sono qui, signor Presidente del Consiglio, non con imbarazzo, ma con rammarico, perché devo votarle contro. E glielo dico sinceramente, onestamente, con quel senso di libertà che lei invoca e al quale ci richiama continuamente. Con grande libertà, le dico di aver fatto bene negli anni scorsi quando, dal 1994 in poi, lei mi ha fatto fare quella splendida esperienza, della quale le sono grata, signor Presidente del Consiglio, ben sapendo che la gratitudine non appartiene a tutti noi.
Io le sono grata per quanto lei mi ha fatto vivere nel 1994 in termini di esperienza. È stata un'esperienza splendida, in un periodo nel quale noi dovevamo cambiare l'Italia, perché eravamo tutti animati dal desiderio di cambiare e di modernizzare l'Italia. Eravamo presi da questo grande pathos della politica. Il mondo era davanti a noi. Potevamo cambiare le cose ma poi la Lega Nord, che sostiene di essere stata coerente, non ce lo consentì. Quindi, quel Governo cadde e vi fu qualche intoppo nel nostro percorso.

Io ho creduto per tanti anni in quanto ci eravamo detti. Ho creduto al patto sottoscritto con gli elettori. Ci ho creduto ancora nel 2008, quando mi avete concesso l'onore di di essere il capolista della lista, e non del partito, perché allora eravamo una lista con la nostra individualità.

Io appartenevo ad Alleanza nazionale, altri a Forza Italia, altri ad altri soggetti politici. Eravamo tutti nella stessa lista e avevamo tutti sottoscritto lo stesso programma. Io lo ho qui, signor Presidente del Consiglio, quel programma, dove era citato il Sud, era riportato l'Obiettivo 5, era scritto che noi volevamo un'Italia che finalmente superasse, attraverso un impegno straordinario, il drammatico divario fra Nord e Sud.

Riprendo ora quanto ricordato dal collega Bubbico, che cito non perché sia di sinistra, ma perché è un collega, e per me i colleghi sono tutti uguali. Ebbene, il collega Bubbico ha ricordato che, nell'ambito dei FAS, ci sono stati sottratti non 21, ma 27 milardi di euro! Vede, non è un problema di contabilità, che è un elemento arido, ma un problema di di rapporti, un problema di correttezza, un problema di patti da noi sottoscritti con l'Europa, con le Regioni e come Governo nazionale.

Non abbiamo inventato noi i Fondi per le aree sottoutilizzatoe! Al Mezzogiorno d'Italia non regala niente nessuno! Noi abbiamo la disgrazia di essere ancora area sottoutilizzata! Abbiamo la disgrazia di essere ancora zona dell'obiettivo 1. E il Governo non ci regala niente quando va a contrattare in Europa il quadro di sostegno nazionale che, intanto viene sottoscritto, in quanto il nostro Governo, giallo, nero bianco o rosso che sia, sottoscrive un patto con l'Europa e chiede quanto concede l'Europa per le aree sottoutilizzate.

Quanto, io Governo, posso mettere come politiche di coesione? Non è un fatto contabile, è un problema di cultura politica: vogliamo fare o non vogliamo fare una politica di coesione? Vogliamo fare o non vogliamo fare che le aree più povere diventino non ricche, ma uguali alle altre aree del territorio nazionale?

Presidente, siamo meridionali felici di esserlo, ma siamo italiani: siamo italiani esattamente uguali a tutti quanti gli altri. E non ci si venga a dire che il Governo dal 2008 in poi ha fatto politica per il Mezzogiorno d'Italia. Non so chi le fa i conti, Presidente. Lei sa che le voglio bene e che la stimo sinceramente e che questi miei sentimenti nei suoi riguardi non cambieranno mai, ma una cosa sono i sentimenti, altra cosa è il giudizio politico. Non so chi le fa i conti, non so chi le fa dire certe cose.

L'altro ieri, in Commissione trasporti, siamo stati vergognosamente chiamati in ritardo per andare a trattare tre delibere CIPE. Gliele leggo, Presidente: la delibera n. 83 - è scritto negli atti, non me lo sono inventato - «Provvede a ridurre l'ammontare di risorse destinate nel triennio ad alcuni interventi nel Mezzogiorno». Essa prevede riduzioni, per il completamento dell'asse autostradale Salerno-Reggio Calabria, macrolotto 3, parte 4, di 145 milioni; per l'asse autostradale Salerno-Reggio Calabria, galleria Fossino e Laino Borgo, di 33 milioni; per la Strada Statale 106 «Ionica», megalotto 3, primo stralcio, di 263 milioni; per la metropolitana di Napoli, linea 6, di 35 milioni; per gli schemi idrici del Mezzogiorno di 60 milioni; per opere minori e interventi finalizzati al supporto dei servizi di trasporto, di 363 milioni.

La delibera n. 103 prevede che, in base al quadro aggiornato, l'ammontare delle risorse destinate alla voce «Opere medio piccole nel Mezzogiorno» sia ridimensionato da 801 a 438 milioni di euro.
La delibera n. 121 prevede che alla voce «Adeguamento rete ferroviaria meridionale, partecipazione delle ferrovie ad interventi a terra Ponte sullo Stretto», venga ridotta di 218 milioni, passando da 588 a 370.

A questo aggiungiamo tutti i contratti di programma e le zone franche. Presidente, lei ha ricordato le zone franche: abbiamo affrontato una manovra finanziaria nella quale le zone franche sono forse ventidue. Ci eravamo dati tanto da fare, come amministratori locali, per arrivare a vedere il riconoscimento delle zone franche e ci siamo ritrovati con un pugno di mosche in mano, perché sono diventate «Zone a burocrazia zero». Non so che significhi, so che mi ero data da fare per avere due zone franche nella mia città. Ma non fa niente.

Non voglio e non posso, purtroppo, tirarla alle lunghe: le parlerei chissà quanto, Presidente, e se lei mi dovesse dare una volta l'opportunità di farlo, le parlerei veramente con il cuore in mano.

Presidente quel cuore io l'ho messo nel simbolo di questo mio piccolo movimento. Vede, c'è una confusione voluta di qualcuno che alla Camera si è autodefinito «Noi Sud», mettendoci questo timbro asettico sotto «Autonomia e Libertà». Personalmente, sono certamente libera e autonoma, tanto sono libera ed autonoma che oggi voterò contro questa fiducia. Non so chi si è messo il timbro di «Noi Sud» quanto sia realmente meridionalista; so che io ci metto dentro il pathos, la passione, il desiderio, l'emozione, ci metto dentro i giovani, le donne, quelli che non hanno alle spalle né l'alta finanza, né i poteri forti, né i danari, né i media, né i giornali: non abbiamo niente al di là della nostra passione. È un valore nel quale crediamo e per il quale ci è consentito oggi di dirle «no».

Quando lei verrà in quest'Aula, Presidente, e ci dirà che cosa ha fatto per il Mezzogiorno d'Italia, con piacere, mi creda, con onestà e con la stessa lealtà con la quale oggi posso guardarla negli occhi e voglio continuare a riuscire a guardarla negli occhi, con quella stessa lealtà le dirò che, per quanto poco io possa contare, potrò essere allora dalla sua parte.

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