Tutte le strade portano a Nusco, ma ci vuole comunque tanto coraggio a sostenere che il PdL possa costituire una speranza per una regione allo sbando, quale è la Campania, quando ci si è alleati con il male oscuro che da trent'anni fagocita ogni slancio.
Tanto per intenderci, la migliore definizione su De Mita l'ha data a suo tempo Indro Montanelli scrivendo: "dicono che sia un intellettuale della Magna Grecia, ma io non capisco cosa c'entri la Grecia". Ecco, da quest'uomo - fortemente voluto da Italo Bocchino, candidato presidente fuggitivo nel 2005 che DE MITA, da avversario, definì "un imbecille" - dovrebbe provenire il tanto auspicato "rinnovamento". Oppure da Clemente MASTELLA e consorte in esilio, visto che effettivamente costituiscono una novità: non è, forse, una novità che siano passati dal centrosinistra al PdL? Manca Cirino Pomicino a chiudere la triade della tangentopoli democristiana degli anni '90, ma a sostituirlo degnamente ci sarà il nipote di ANTONIO GAVA, ministro che frequentava Cutolo e al dito portava "o' ciciniello" , l'anello in dotazione agli uomini d'onore, ma che, ai suoi funerali, GIANFRANCO ROTONDI ha definito "capace e onesto".
Dopo venti anni di tirannia bassoliniana, di scandali, di corruzione e profonda vergogna per il popolo campano, ci saremmo aspettati che il PdL candidasse una personalità dotata di quel minimo di carisma e capacità richieste per una gestione dignitosa della cosa pubblica in regione.
Invece il partito ha scelto prima Cosentino poi, quando quest'ultimo è stato travolto dallo scandalo giudiziario che lo vuole legato al clan camorristico della sua città natale - Casal di Principe - si è ripiegato su Stefano Caldoro.
Tutto l'organigramma del PdL campano, da Mara Carfagna a Italo Bocchino, è stato compatto nel rigettare le autorevoli candidature di personalità esterne al partito che Berlusconi, conscio dell'idiozia che regna tra i suoi in Campania, caldeggiava. In tal modo è stata bocciato, per l'ennessima volta, l'eterno aspirante candidato Arcibaldo Miller - magistrato troppo serio per i saltimbanco nostrani - e il presidente degli industriali di Napoli Gianni Lettieri, giudicato troppo intelligente e, quindi, pericoloso.
Caldoro, ex ministro senza portafoglio semisconosciuto ai più, è un socialista e un berlusconiano di ferro che è stato scelto da Italo Bocchino in persona, il ràs del presidente della camera capace di ripudiare le sue origini campane quando è stato toccato da indagini sconvenienti per le sue frequentazioni con l'imprenditore Romeo, ma pur sempre padre padrone del partito assieme a Nicola COSENTINO.
Quest'ultimo, ex candidato in pectore, è ancora risentito per non aver potuto concorrere e, così, pare che - almeno secondo l'ottimo Marcello Sorgi - abbia stretto un patto con Bassolino per boicottare Caldoro. Il ragionamento è questo: siccome Caldoro è il candidato di Bocchino, fargli perdere una partita già vinta significherebbe per Cosentino diventare l'unico padrone del PdL in Campania.
Così è stato candidato - "a sorpresa" - a sostegno di Caldoro l'ex bassoliniano ROBERTO CONTE, che non può essere eletto in quanto interdetto dai pubblici uffici per i suoi legami con il clan Misso, ed è stata boicottata la venuta di Berlusconi a Napoli. Cosentino vuole dimostrare che, senza di lui, il PdL non può andare da nessuna parte e, seppure parzialmente, ci è già riuscito.
Caldoro ha già ampiamente dimostrato di non avere lo spessore per rimanere immune alle pressioni di Bocchino e di Cosentino e già il fatto che si lamenti di candidati che lo sostengono dimostra che non ha il polso della situazione.
Situazione che si aggraverà nel momento in cui l'Udc di De Mita e la famiglia Mastella - che fino ad un mese fa hanno affiancato per 16 anni la tirannide bassoliniana - inizieranno a battere cassa e demolire ulteriormente una sanità pubblica già commissariata che abbonda di primari con le tessere del partito giusto.
In definitiva non sussistono motivazioni valide per appassionarsi a questo PdL, ma il principale elemento che spinge a credere che bisognerebbe fare tabula rasa di siffatte mediocrità è che il PdL è stato il principale alleato di Bassolino.
Infatti, mentre in Sardegna dopo le dimissioni di RENATO SORU, in Abruzzo dopo quelle di Ottaviano del Turco e in Sicilia dopo quelle di Totò CUFFARO si è andati ad elezioni, "l'opposizione" in Campania non ha presentato una mozione di sfiducia contro Bassolino nemmeno quando il mondo guardava con disgusto allo scandalo dei rifiuti, la sua giunta veniva travolta dalle indagini giudiziarie e il presidente - tra un avviso di garanzia e l'altro - era costretto a cambiarne gli assessori ogni due mesi.
In Campania, all'opposizione, si è sempre preferita la "co-gestione", laddove il PdL si è accontentato sempre di una presidenza in commissione o altri posticini piuttosto che denunciare gli scandali di una giunta della vergogna che non sarebbe dovuta di certo durare 10 anni.
Del resto che questo PdL sia immaturo lo dimostra il fatto che abbia vinto le prime elezioni dopo un decennio con il frequentatore di boss Luigi CESARO, attuale presidente della provincia Napoli che in galera c'è già stato per i suoi rapporti con la famiglia Cutolo.
Di quale cambiamento può parlare, quindi, il buon Caldoro? Di quale riscatto per la Campania? Sia ben inteso, qui non si vuole di certo tirare la volata a De Luca nè a chi è dietro di lui, ossia il centrosinistra di Bassolino, ma far ben presente che è ora di smetterla di prendere in giro l'elettore.
Se oggi, nel 2010, un campano su 3 è ancora costretto ad emigrare è proprio per via di questi cialtroni, bassolinani o omologhi del PdL.
N.B. Ah sì, De Luca chiuderà la sua campagna elettorale a Casal di Principe, ma - fa sapere - non parlerà di camorra. Non sia mai che qualche elettore indigeno la prenda a male
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1 commento:
carissimo,
si, ero proprio al tg3. finalmente, dopo anni da un invio di una mia missiva, hanno portato un po' di luce sulla mia azienda.
saluti,
angelo
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