02/03/10

CAMORRA IS COMING: Roberto CONTE voluto da COSENTINO E CESARO.

Sono notori e documentati i rapporti tra il clan dei Casalesi e l'ex candidato in pectore del PdL Cosentino e il presidente analfabeta della provincia di Napoli Luigi Cesaro. Roberto CONTE è espressione, invece, del clan Misso. C'è forse un accordo tra casalesi e clan misso? CALDORO si dice "sorpreso", ma se CONTE è stato veramente candidato a sua insaputa, ciò significa una sola cosa: se non ha il polso della situazione nemmeno sulle liste, come potrà controllare chi lo circonda una volta eletto presidente della regione? La verità è che comanderà poco e COSENTINO sarà la sua ombra. Ormai la politica in Campania va analizzata così, in base gli umori della camorra, ed è inutile che la Carfagna si indigni: si ricordi piuttosto che tutti i parlamentari PdL della Campania hanno appoggiato e difeso COSENTINO.

CAMORRA IS COMING.

di Angela Frenda da il Corriere della Sera

Stefano Caldoro la candidatura di Roberto Conte proprio non se l’aspettava. Frutto di «un blitz» notturno, dicono i fedelissimi, di cui sarebbero stati protagonisti il coordinatore regionale pdl Nicola Cosentino e il presidente della provincia Luigi Cesaro. Loro a inserire, all’insaputa di Caldoro che lo aveva già bocciato, il consigliere regionale ex Verdi, poi Margherita, infine espulso dal Pd, e adesso in corsa con il Pdl nella lista «Alleanza di popolo», nonostante sia condannato in primo grado per concorso esterno in associazione di stampo mafioso. Una decisione che rischia di rovinare l’immagine del candidato governatore, che assieme alla capolista Mara Carfagna sta puntando tutto su etica e moralità. La ministra delle Pari opportunità nei giorni scorsi ha più volte tuonato contro le candidature «impresentabili». Ma nonostante questo alcuni indagati sono stati inseriti ugualmente: dentro Alberico Gambino, sindaco supervotato di Pagani, sospeso per una condanna a un anno e mezzo per peculato; dentro Fernando Zara, consigliere provinciale del Pdl a Salerno, arrestato in passato due volte, condannato in primo grado per corruzione e in attesa dell’appello. E Roberto Conte, appunto. Candidatura che Carfagna ha appreso a New York (dove è andata per un paio di giorni di vacanza), e che ha bollato come «indecente». Così ieri Stefano Caldoro ha colto l’occasione di un convegno pubblico per prendere le distanze da Conte: «Abbiamo delle liste straordinarie — ha detto alla presenza dei senatori del Pdl Gasparri e Quagliariello —. Avevamo deciso, con il gruppo dirigente, di non candidare Roberto Conte. Chiedo quindi che sia ritirata la candidatura di Conte e che la lista che lo ha proposto prenda le distanze da questa candidatura nata notte tempo. Sono voti che non vogliamo. Anzi, se questi voti dovessero risultare decisivi io non avrò esitazioni a rinunciare alla carica di presidente». A imbarazzare molti è il curriculum di Conte: nell’aprile 2009 ha ricevuto un ordine di custodia cautelare con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni della Regione Campania. Nel gennaio 2008 fu indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Conte, secondo l’accusa, avrebbe fornito «un contributo esterno rilevante alla vita e alle attività dell’organizzazione camorristica dei Misso del quartiere Sanità». In particolare «avrebbe stipulato un patto illecito con Misso in forza del quale il sodalizio criminale offriva ampio sostegno in termini economici di mezzi e persone per garantire l’elezione di Conte, esercitando intimidazione e controllo del territorio». Nel 2007 risultò indagato nel corso dell’Operazione Canaglia: indagine che portò all’arresto di 13 persone tra dirigenti, funzionari e dipendenti del Comune di Napoli e del Consiglio regionale.

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