29/06/08

La strage di Bologna? Chiedere ad USA e Israele

- ROMA, 27 GIU - La strage di Bologna non e' opera ne' dei fascisti, ne' dei comunisti, secondo Ilich Ramirez Sancchez, piu' noto come Carlos. La responsabilita' che Carlos ipotizza e' quella dei servizi americani e israeliani, magari con una sorta di trappola e di depistaggio. Lo 'Sciacallo' ha risposto, nel carcere parigino di Poissy, ad una domanda dell'ANSA sulla strage di Bologna, portatagli dal suo avvocato difensore, Sandro Clementi.

Ora, posto che è agli atti del processo che

- i servizi segreti italiani hanno tentato di depistare le indagini;
- la P2 e Licio Gelli hanno fatto indirizzare le indagini sulla pista fascista;
- non è mai stata battuta adeguatamente nè la pista libica nè quella palestinese.
- che la sentenza di condanna per Luigi Ciavardini, ritenuto l'esecutore materiale della strage, fa buchi da tutte le parti e si basa fondamentalmente sulla falsa testimonianza del delinquente Massimo Sparti e su una telefonata che sarebbe avvenuta tra Ciavardini e la fidanzata ma della quale non si sa il contenuto nè se sia davvero avvenuta;

bisogna interrogarsi sui motivi che hanno portato al depistaggio.

Chi insiste sulla pista palestinese parte dall'accordo segreto che ci fu tra il governo italiano e i terroristi palestinesi, affinchè fosse concesso a questi ultimi di trasportare armi nel nostro territorio se non avessero fatto degli attentati. Siccome, poco prima della strage, furono fermati diversi aderenti all'OLP, si conclude che - con la bomba alla stazione di Bologna - i terroristi abbiano ritenuto saltato il patto.

Ora, chiedo io, e se a metterci lo zampino sono stati proprio Cia e Mossad per far saltare il citato accordo? In questo modo troverebbero una spiegazione anche i tentativi di depistaggio. La domanda sicuramente merita la revisione del processo.

27/06/08

The next level


Con una sentenza destinata a far discutere, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ribadito la validità del secondo emendamento della Costituzione americana e il diritto dei cittadini di possedere armi da fuoco, dichiarando incostituzionale la legge del distretto di Columbia che invece vieta ai propri residenti di avere pistole e fucili.

La municipalità di Washington proibisce dal 1976 il possesso di qualsiasi arma non registrata. Senza una licenza, non si può neanche trasportare un’arma da una camera all’altra della stessa casa e le pistole in regola non devono avere il proiettile in canna. Si tratta di un provvedimento severo introdotto per fermare la cronica violenza nelle strade della capitale; ma la decisione dei giudici della S.C. potrebbe avere ripercussioni anche a livello nazionale, sulle leggi che regolano il porto d’armi anche in altri Stati.

A dimostrazione del fatto che anche oltreoceano la magistratura è politicizzata, con questa sentenza abbiamo visto prevalere le pressioni della lobby amerikana che produce armi, peccato però che non sia un videogioco. A quando l'invasione di un altro stato "canaglia"?
Usa è sempre sporca di sangue questa tua bandiera...

26/06/08

La Corea è diventata buona.

Il governo cinese ha confermato che la Corea del Nord consegnera' oggi l'attesa dichiarazione che anticipa la rinuncia al programma nucleare in cambio di sostanziosi aiuti economici. Allo stesso tempo gli Stati Uniti hanno acconsentito ad avviare la procedura per togliere la Corea del Nord dalla lista dei Paesi che finanziano il terrorismo.

Ah però...

L'angolo di nonna Pina Picierno.

Se c'è un personaggio che, nel grigio teatro della politica italiana, davvero mi provoca insofferenza, questo è PINA PICIERNO. Certo, si tratta di un personaggio minore, ma - credetemi - indigesto quanto insignificante. A chi non lo sappia, va in breve reso noto che Pina Picierno è una vecchia di 26 anni appartenente ad una famiglia di politicanti diccì formatasi all'ombra di De Mita e che, tra sorriso e un inchino, ha trovato il tempo per farsi nominare presidente nazionale dei giovani della Margherita, un incarico di un certo peso benchè la Margherita non abbia mai avuto un movimento giovanle operativo sul territorio. Inoltre, in segno di riconoscenza, ha voluto dedicare la sua tesi di laurea in scienze della comunicazione proprio al suo padrino scrivendo: «De Mita è stato un innovatore e non va dimenticato». Tuttavia, non appena il boss di Nusco è stato fatto fuori da Veltroni ufficialmente perchè "troppo anziano" e di fatto perchè impresentabile, nonna Picierno si è trasformata ex abrupto in walteriana occupando in lista il posto dell'uomo al quale deve tutto.

Avrei voluto riportarvi la puntata di porta a porta in cui ha partecipato, assieme ad altre neoelette miracolate, ma il video è misteriosamente scomparso sia da youtube che da raiclick. E' un peccato perchè avreste potuto inquadrare l'essenza di un personaggio che non sa nemmeno parlare in italiano ma che si permette il lusso, pur di mettersi in mostra, di impartire lezioni comportamentali al prossimo. Basterà, pertanto, riportare le impressioni di quelli cha hanno avuto la sfortuna di assistere alla sua esibizione da Vespa. Titola emblematicamente "QUALCUNO LI ABBATTA"
OkappaLaura , blog vicino al PD, che poi argomenta chiedendo retoricamente: "La Picierno sembrava a casa sua da vespa...Io conosco un sacco di giovani bravi e preparati perchè li nascondiamo?". Le risponde un suo commentatore, Andrea: "abbattiamo la scena pietosissima che abbiamo visto ieri sera a Porta a Porta. Marianna Madia (incommentabile), Pina Picierno (disgustosa) e Antonio Boccuzzi (penoso e ridicolo)... Dio ce ne scampi e liberi! Sono questi i giovani? La Picierno mi ha infastidito perché da Vespa si sentiva già a casa sua! Ha attaccato il nuovo governo, secondo me, senza argomenti, solo nell'ottica dello scontro politico. Si crede già da deputata di lungo corso (purtroppo in senso deteriore). E poi, cara Laura, sapessi com'è stata eletta coordinatrice nazionale dei giovani della Margherita..."

Non riscuote consensi nemmeno su altri blog. Su Prove di Tramissione , Claudia scrive
<< a Porta e la Picierno ha fatto delle figuracce clamorose!Pur di intervenire parlava senza cognizione di causa!>>; PincoPallino, da sinistra, rincara la dose e ammonisce: << ma quale navigata della politica. Nel suo paese Teano non è stata nemmeno votata. Continuando così le sconfitte future non mancheranno, peggio ancora chiamiamo giovani, i giovani gia vecchi. Sono le idee nuove che devono andare avanti, non i volti di veline raccomandate solo perchè hanno fatto una tesi su De Mita o peggio perchè figlie degli amici. Perdere con questa gente era quasi inevitabile".

E ancora si legge sul blog PartitoDemocratico: "dalla Picierno un imprudente discorsetto contro la cariatide De Mita, un confuso e retorico appello anticamorra, fatto tutto di slogan da campagna elettorale e frasi fatte, al che il giornalista Minzolini ha chiesto: ma chi ha governato in Campania in tutti questi anni? Siamo proprio messi bene ragazzi! Questi governanti qua chi cacchio li smuove?>>

Ci fermiamo qui per pietà, ma avrete capito che la simpatia non è nelle corde di nonna Picierno. Il fatto è che l'anziana Pina sarebbe una politicante impreparata, raccomandata e sconosciuta ai più come tanti altri se non pretendesse persino, con i suoi modi rozzi e caustici, di pontificare da un piedistallo insinuando che i suoi avversari hanno vinto grazie ai voti della camorra e dimenticando che il suo partito governa ogni amministrazione campana da 20 anni con Bassolino, De Mita e Mastella.

La mascolina Picierno, insomma, si espone senza avere le spalle coperte. Per questo motivo mi diverto a correggere - sostenuto dai suoi stessi lettori - le castronerie che scrive nel suo blog. Nel suo ultimo intervento, non ha trovato altro argomento per attaccare il governo che scrivere "il ministro Meloni avrebbe deciso e ratificato, con tanto di emissione di nuova carta intestata, il cambio del nome del dicastero da lei diretto da ‘Politiche giovanili’ a ‘Ministero della Gioventù. “Tra le motivazioni addotte, viene citato l’impellente bisogno di adeguarsi alla medesima denominazione adottata in altri paesi europei. A parte il fatto che sarebbe interessante sapere se il più euroscettico dei governi che l’Italia abbia mai avuto, ha per caso scovato una qualche direttiva europea in cui viene fatta urgente richiesta di omologazione delle denominazioni dei ministeri - e tralasciando il fatto che, in tal caso, non si capisce perché dovrebbe essere l’Italia ad adeguarsi agli altri e non viceversa - facciamo notare al ministro che in Irlanda non esiste alcun ministero denominato ‘della Gioventù’. Inoltre, se qualcuno non l’ha già fatto presente alla solerte Meloni, tocca a noi il compito di sottolineare che il nuovo nome da lei scelto ricorda curiosamente ben altre forme di associazionismo giovanile, che il Paese da oltre sessant’anni ha scelto di relegare nel passato.Alcune idee, pare, sono dure a morire e mentre qualcuno le fa uscire dalla porta, qualcun altro le fa entrare dalla finestra. O forse il giovane ministro ha ceduto alla nostalgia per sue personali e vecchie appartenenze?"

Capite, secondo nonna Pina, Giorgia Meloni sarebbe fascista perchè ha cambiato la denominazione del suo dicastero in "Ministero della Gioventù". Seguendo questo parametro dovremmo abbattere la quasi totalità tutti gli uffici ministeriali, visto che risalgono proprio al ventennio. Insomma nonna Picierno, da (ministro) ombra, proprio non sa che scrivere. Il suo intervento non merita di essere commentato nel merito. Colpisce, semmai, che una laureata in scienze della comunicazioni usi una paratassi più che contorta. Le sue frasi non sembrano avere mai una fine nè un filo logico. Speriamo che, per le prossime dichiarazioni, si faccia supportare da una equipe di esperti della lingua italiana.

O, al limite, ci penserà CampaniArrabbiata a correggerla.

25/06/08

Due precisazioni al corriere del mezzogiorno

L'edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno, con un articolo a firma di Francesco Nardi, mi cita riportando il mio breve commento sulla prossima apertura dell'inceneritore ad Agnano. Ritengo, a tal proposito, doveroso specificare che non sono contrario ai termovalorizzatori e che, anzi, ritengo vitale renderli operativi nel più breve tempo possibile; tuttavia
mi sono permesso di avanzare delle perplessità in virtù di due semplici considerazioni:

1) non si capisce perchè le amministrazioni, ormai definitivamente compromesse, si ostinino a non far partire un piano per la raccolta differenziata pur di difendere gli interessi di quelle aziende che, fino ad oggi, sul volume complessivo dei rifiuti hanno lucrato causando danni all'ambiente non quantizzabili.

2) e' necessario garantire che non siano pregiudicati gli investimenti che hanno interessato Bagnoli negli ultimi anni. Non va, infatti, dimenticato che Napoli si era candidata per essere la sede della Coppa America proprio per avere quei finanziamenti necessari per portare a termine il progetto Bagnoli.

24/06/08

Achille Della ragione, un abortista per ogni stagione.

Non so dire se in Achille della Ragione l'eclettismo sia un'aspirazione o uno stile di vita; se cioè in lui prevalga l'essere o l'apparire. Non lo conosco e non lo voglio conoscere: mi fa schifo a pelle. So solo di aver letto, per caso, la sua biografia di Achille Lauro - che, di certo, non mi ha sconvolto la vita - e che è attivo, pur etichettandosi di sinistra, nel movimento neoborbonico che proprio progressista non è. Tanto è vero che scrive su "IL BRIGANTE", il periodico ufficiale dei nostalgici dei Borbone. Per avere altre notizie è sufficiente una breve ricerca in rete. Si può, infatti, apprendere che è "maestro di scacchi", collaboratore di diversi periodici e che ha pubblicato "Il secolo d'oro della pittura napoletana", opera in 10 volumi sul seicento, ed alcune monografie su collezioni private.

Non è quello che, tuttavia, interessa porre in rilievo in questa sede. Achille Della Ragione è soprattutto un ginecolo abortista. Ha indirizzato tutti i suoi studi sul controllo delle nascite e sulla sessuologia femminile ed è autore di diversi lavori scientifici tra cui: "Moderne metodiche per procurare l'aborto" (1978), "Parliamone col ginecologo" (1982), "Pianeta donna" (1985), "La frigidità e la verginità nella donna"(1992).

Evidentemente in continuità con le sue ricerche scientifiche, ha deciso di dare attuazione ai suoi studi sulle moderne metodiche per procurare l'aborto praticandolo, naturalmente a scopo di lucro, clandestinamente in violazione alla legge 194 del 1978. Da stamattina è in stato di fermo, assieme ad altri tre galantuomini, per aver indirizzato le ragazze che dovevano abortire nello studio privato di Luigi Langella in corso Vittorio Emanuele, accusato tra l'altro di violenza sessuale per aver approfittato dello stato di bisogno di una straniera.

Il signor Della Ragione già in passato era stato beccato per fatti analoghi, eppure ha continuato in tutta tranquillità ignorando ogni deontologia professionale. Si spera, allora, che stavolta l'ordine del Medici di Napoli adotti l'unico provvedimento necessario: la radiazione dall'albo.

Quanto al movimento meridionalista auspico solo che, d'ora in avanti, sappia meglio scegliere i propri simpatizzanti perchè di un militante RADICALE autoproclamatosi intellettuale (sic!) bisogna quantomeno diffidare.

23/06/08

Il termovalorizzatore di Napoli sarà ad Agnano


Ormai è deciso: il termovalorizzatore che Napoli dovrà ospitare sorgerà ad Agnano, periferia ovest in cui sorgono l'ippodromo e le terme, e precisamente in via Scarfoglia, dove è presente una struttura della base Nato di Pozzuoli. Bagnoli-Agnano, a partire dai primi anni del '900, è stata una delle zone industriali principali della città fino a quando, negli anni 90, l'amministrazione ha cercato di recuperare la vocazione turistica dell'area smantellando le fabbriche lì presenti, a partire dall'Ilva e dall'Italsider. In realtà, come sempre accade a queste latitudini quando un'iniziativa è lasciata alla politica, il processo di trasformazione del quartiere è andato molto a rilento e chi passava per Bagnoli o Agnano aveva l'impressione di trovarsi in un quartiere fantasma con altiforni, considerati ormai di archeologia industriale, a caratterizzare il panorama. Solo che dopo venti anni il profilo economico della zona è comunque cambiato. Non vorrei che, con il nuovo termovalorizzatore, tutte le energie e i soldi spesi si rivelassero improvvisamente inutili.

Grazie Carlo Paris

"Pirlo mi è passato accanto piangendo, ormai è un uomo distrutto, affranto. Il dramma di quest'uomo commuove. E' una tragedia, un caso umano."

Carlo Paris, sottospecie di giornalista sportivo rai che supporta la telecronica delle partite della nazionale, così ha commentato l'eliminazione dell'Italia dagli europei. Non finirò mai di ringraziarlo per questa e le altre immagini auliche che continuamente regala al pubblico pur di non trovarsi un lavoro vero.

14/06/08

Welcome to Scampia

Lo stato non vede, non sente e non parla, così la camorra gestisce indisturbata le sue piazze di spaccio

Rabbia sull'Irlanda


Fatto di significato umoristico: da diverse ore a Parigi, sull’edificio di Saint-Cloud che è la sede del Front National, sventola il tricolore. Quello dell’Irlanda. «Stasera siamo tutti irlandesi!», si legge nel proclama emanato da Jean-Marie Le Pen.

«Una volta di più la valorosa Irlanda ha dimostrato che quando i popoli si esprimono direttamente, difendono i loro interessi nazionali. Che tutti i nazionalisti d’Europa trovino in questo risultato il coraggio e la determinazione di combattere gli eurocrati brussellesi e i gestori del nuovo ordine mondiale, nemici dichiarati delle nazioni e dei popoli d’Europa! Nazionalisti di tutti i Paesi, uniamoci! Il trattato costituzionale è ormai caduco e la malefatta di Sarkozy, di far rivotare al congresso francese un testo identico a quello rigettato dal popolo francese, è cancellata».

Quest’ultima frase è purtroppo lontana dalla realtà. Il governo francese e quello tedesco, Sarko & Merkel, avevano già deciso di pubblicare una dichiarazione congiunta sulla necessità di arrivare al completamento del processo di ratifica, «qualunque cosa accada», nei Paesi che non l’hanno ancora fatto. Tanto per capire le posizioni.

Mentre le destre nazional-popolari (non dotate di kippà) esultano, Libération, il giornale della sinistra al caviale (posseduto dai Rotschild) vomita rabbia e disprezzo contro l’Irlanda (1).

L’editoriale dice: «Quando è entrata nella comunità il primo gennaio 1973, l’Irlanda era povera e infelice. Il suo livello di vita tra i più miserabili del mondo occidentale, la sua società fra le più primitive. Una Chiesa cattolica uscita appena dalla Controriforma le imponeva una frusta feroce in tema di costumi». Oggi il Paese «è coperto di case nuove», ed è «passato da James Joyce al SUV 4 per 4» (sai che miglioramento).

Eppure, «si arroga senza esitare un dirittto e quasi un dovere d’ingratitudine». Il democratico autore schizza fiele contro «il meccanismo infernale dei referendum, queste macchine per far dire no alle domande che non sono poste», trionfo «della democrazia d’opinione con i suoi demagoghi, i suoi populisti e i suoi mitomani».

L’Irlanda, coi suoi 4 milioni di abitanti, sta esercitando un «dispotismo», dice l’autore. Ha osato disobbedire «al 90% dei suoi sindacalisti, dei suoi intellettuali, dei suoi imprenditori (sic) e dei media (sic) che hanno spinto per il Sì».

Appunto, questa è la libertà: non cantare nel coro. E infine, Libé propone di sospendere «l’appartenenza» del Paese alle «istituzioni europee fino a che decida di riunirsi alla maggioranza che desidera avanzare». Insomma sanzioni ed espulsione di chi vota liberamente. E poi ci si meraviglia che la sinistra perda voti.

L’autore di questa bava d’odio è Alain Duhamel, giornalista della «sinistra» ammanicatissima (suo fratello è il direttore generale di France Télévision), insomma la Casta che poppa dal denaro pubblico.

Un altro esponente di questa sinistra, il ben noto Bernard Kouchner, aveva premuto sugli irlandesi con una dichiarazione anche più sprezzante: «Sarebbe molto, molto imbarazzante per l’onestà intellettuale che non si potesse contare sugli irlandesi, che - loro - hanno molto contato sul denaro dell’Europa». Insomma, vi abbiamo pagato.

L’effetto è stato controproducente: i militanti per il No hanno diffuso miriardi di copie coi volantini sulla «french gaffe». Enda Kenny, segretaria del partito Fine Gael e pur militante per il Sì, ha ribattuto a Kouchner: «Gli elettori irlandesi sono capaci di fare le loro scelte da soli».

Ma la sinistra al caviale non può fare a meno di mostrare tutta la sua altezzosità verso il popolo, ed esibire la sua aria di superiorità intellettuale. Mentre in realtà obbedisce agli ordini che vengono dal Bilderberg, dove il possibile no irlandese al Trattato di Lisbona è stato oggetto di preoccupate conversazioni a porte chiuse. In ogni caso, i poteri forti hanno ordinato ai loro maggiordomi «politici» di andare avanti che le «ratifiche» fasulle, fatte da parlamenti subalterni e non da referendum.

L’eurocrazia è «autistica», ha detto persino il ministro francese degli Esteri, Fillon. Non vuole prendere atto che, nonostante menzogne e pressioni e minacce, non riesce a «vendere» la UE così com’è ai suoi cittadini. La sordità e cecità degli eurocrati e dei loro padroni transnazionali è però, in qualche modo, necessitata: oggi su Bruxelles pende la madre di tutte le crisi politiche, per non parlare del governo irlandese, che ha parteggiato con tutti i mezzi più discutibili per il sì.

L’Europa senza democrazia è marchiata dalla illegittimità. Non prenderne atto, è l’unica difesa. In Francia appaiono manifesti non del tutto pubblicitari. Lo slogan dice: «Lovely day for a Guinness». E’ un bel giorno per brindare con la più célebre birra irlandese.

Nordista negazionista.

IlMattino ha pubblicato l'elenco delle ditte del Nord che, consapevolmente, hanno fatto e fanno smaltire - in frode alla legge - i rifiuti tossici prodotti dalle loro imprese. Gli ammiratori del negazionista Gianluigi Paragone sono pregati di andarsi a documentare.

09/06/08

Tremonti il ribelle

Arriva sul tavolo dell'Unione europea l'idea di Tremonti di tassare le compagnie petrolifere per ridurre il peso del caro-greggio sulle tasche dei cittadini. Se ne comincia a discutere all'Eurogruppo, dove pare che la proposta abbia trovato qualche apprezzamento. Si approfondisce dunque l'ipotesi di Tremonti, già ventilata da qualche settimana, di chiedere sacrifici ai petrolieri e alle banche. Tremonti è dunque intenzionato a tassare le compagnie petrolifere e torna sull'ipotesi lanciata solo pochi giorni fa subito dopo la sua investitura a ministro quando, nella sua prima uscita pubblica, aveva prospettato appunto "sacrifici" per le banche e, appunto, per i petrolieri. Ora la tesi di una tassazione per le società del settore petrolifero trova dunque uno spazio di approfondimento anche in Europa.

Fermi tutti, ROBIN HOOD è sempre stato di Destra.



«Noi siamo gli uomini di questa foresta,/ sotto gli alberi del bosco/ viviamo secondo i dettami del Re/ altre risorse non abbiamo/ voi invece avete chiese e affitti e molte altre cose/ dateci un poco del vostro denaro/ in nome della Santa Carità./ ...Oggi cenerete con me/ per amore del nostro Re/ sotto il fidato albero».

I versi riportati in esergo fanno parte del The Greenwood Tree, la versione seicentesca di quello che a metà del XV secolo era conosciuto come A Lytell Geste of Robyn Hode, e del quale conserva molti elementi originali. Raccontano il momento in cui Robin, sbucato all’improvviso da una macchia, afferra le briglie del cavallo di re Riccardo: travestito da monaco, il sovrano è infatti penetrato nella foresta per vedere, senza essere riconosciuto, se lì alberghino le virtù del suo regno ideale. Sogna, il re, tutto ciò che a corte non trova più: lealtà, onore, cavalleria, fratellanza, magnanimità, ospitalità, cortesia, coraggio, una certa qual pietà francescana...
Riccardo, dunque, siede con Robin e i suoi e banchetta con un cervo di sua proprietà, catturato di frodo dal più fedele dei suoi sudditi. Questa riconferma, dal valore quasi sacramentale, del patto fra suddito e sovrano, è suggellata nel racconto da una gara di destrezza in cui Robin, che non perde mai, chiunque sia l’avversario, suo pari, suo inferiore o suo superiore nella scala gerarchica sociale, è sconfitto. Dopo la vittoria il re rivela la propria identità, l’altro si inginocchia, il re lo fa rialzare, lo perdona e lo accetta al suo servizio. Perché Robin Hood è un fuorilegge, ma non è un ribelle, incarna la tradizione tradita, non la sovversione che ne ha preso il posto o quella che, approfittando della situazione, vorrebbe comunque sovvertire l’ordine sociale. È un rivoluzionario conservatore, non un radicale, un rivoltoso, un progressista e insomma tutta quella melassa retorica che a questi termini si accompagna.

Per chi ha in mente il più bel Robin Hood cinematografico di tutti i tempi, l’Errol Flynn del film omonimo di Michael Curtiz, l’idea del ministro delle Finanze Giulio Tremonti nei panni dell’arciere di Sherwood ha qualcosa fra il ridicolo e il surreale. Ma il Tremonti intellettuale che emerge dal suo ultimo saggio La paura e la speranza, racconta invece di un pensiero che ha molti debiti con il filone della cosiddetta contro-modernità o altra modernità. Le polemiche contro le oligarchie finanziarie, la difesa delle libertà individuali e delle piccole patrie, l’importanza delle radici e del retto rapporto fra governanti e governati, l’appartenenza a un comune sentire e l’utilizzo intelligente e non nostalgico delle tradizioni provengono da lì, affondano in quell’humus di pensiero. E francamente avrebbe più senso interrogarsi sul ridicolo che sprigiona da una interpretazione di quella figura fra storia e leggenda nell’ottica buonista e consolatoria del difensore dei poveri e dei diseredati, di un proto-proletario o di un marxista che si ignora.

Come ha scritto lo storico Simon Schama nel suo fondamentale Paesaggio e memoria, «Robin Hood è devoto alla Vergine e cavalleresco con le signore. La sua abilità nel maneggiare l’arco lungo di legno di tasso celebra la più tradizionale delle armi inglesi da guerra agli albori dell’era della polvere da sparo. Soprattutto, Robin è un fulgido partigiano del re. Guy di Gisborne e l’infame sceriffo sono suoi nemici proprio perché hanno profanato la sacra aura della regalità piegandola ai propri interessi. Simile al re financo nell’aspetto fisico, Robin è il surrogato della monarchia o quanto meno il leale sostituto che in assenza del principe raddrizza i torti e pratica una primitiva giustizia sotto le querce».

Secondo James Clarke Holt, a cui si deve il saggio più completo sulla letteratura, il folklore e la storia di Robin Hood (in Italia è stato tradotto da Rusconi una ventina di anni fa con il titolo, appunto, Robin Hood) la leggenda che lo riguarda ebbe del resto origine negli ambienti militari delle corti tardo-feudali e fu poi rielaborata dai menestrelli dei castelli baronali prima di passare ai mercati e alle fiere, dove avrebbe preso piede nella tradizione popolare. Detto in breve, Robin Hood nasce nobile e la sua appartenenza alla classe degli yeomen, agricoltori e piccoli proprietari terrieri, ne fa la classica figura intermedia che serve al corretto rapporto gerarchico della società del suo tempo. Questo spiega il suo essere un conservatore appassionato e nostalgico, uno che sogna la restaurazione di una monarchia giusta incarnata nella personalità del sovrano e che vorrebbe vedere ristabilito secondo rango, classe e proprietà l’ordine sociale stravolto dalla comparsa di malfattori e parvenu.
Tutto ha inizio nel XIV secolo, all’epoca di Edoardo II e di Edoardo III, allorché la foresta, territorio del re destinato alla caccia, è, in quanto entità giuridica, fonte di profitto per quei nobili che valutano la corona in base ai loro calcoli economici. La smania guerresca dei Plantageneti, la dinastia allora regnante, vede la concessione in affitto di quelle stesse foreste con contratti che, per incentivare gli acquirenti, ignoravano le antiche consuetudini e i diritti di pascolo e legnatico su cui sino ad allora si era basato l’intero mondo sociale dei boschi. L’occhiuta e inflessibile legislazione dei nuovi baroni affittuari fece il resto e nel 1308, a Wekefield (Yorkshire), un certo Robin Hood venne multato per aver raccolto legna nella foresta del conte...

Chi fosse il modello della leggenda, storicamente non si sa, ma chi fossero i suoi nemici, nota Schama, lo sappiamo benissimo. «Non il re, bensì gli usurpatori del suo buon nome: funzionari senza scrupoli, abati corrotti, usurpatori di terre, tutti quelli che insomma hanno alterato la nozione originale di foresta intromettendosi tra l’amministrazione diretta della giustizia reale e i sudditi». Naturalmente, la foresta di Robin Hood è un’elegia per un mondo di diritto e giustizia che in realtà non è mai esistito, ma non è questo il punto. Il punto sta nel rapporto verticale e reciproco fra suddito e sovrano, nell’idea di un rispetto dato da un patto di protezione da un lato, di fedeltà dall’altro.
Nel Cinquecento, questa leggenda è ormai parte integrante della cultura ufficiale inglese dei Tudor, dove libertà e lealtà monarchica vanno a braccetto: nei Maytime plays, le rappresentazioni di maggio, Robin è il Signore dell’anarchia nell’antiregno della foresta, il portatore di un salutare disordine. Non è un eversore, perché è l’arbitro di un mondo temporaneamente rovesciato proprio per meglio rimetterlo dritto. Il maggio di Robin è la pasqua fuorilegge, ovvero la resurrezione della speranza e il verde dei suoi abiti è il verde della speranza cristiana.

Marian, frate Tuck, Little John, il menestrello Alan-an-dale raccontano un’Inghilterra idealizzata, silvestre e cavalleresca dove il trystel tree, l’albero del sovrano, si vede contrapporre il maypole, l’albero di maggio simbolo della fertilità, ma sta anche a simboleggiare il tryst, l’incontro, il patto, tra sovrano e suddito all’ombra di una quercia...

La destra non ha alcun bisogno di rubare Robin Hood alla sinistra, come sembrano paventare alcuni titoli e articoli di giornale. È roba sua, tutto qui. Certo che se quest’ultima, come ha fatto ieri l’Unità, si mette a difendere i petrolieri angariati dal Tremonti-Hood, allora ti cascano le braccia...

08/06/08

Emigrazione 1861 - 2008, ovvero come gli annessori hanno spennato il Sud

Si è discusso di emigrazione in occasione della presentazione del libro "Il Colibrì" con l'autrice Emanuela Rullo.

Circolazione monetaria prima dell'annessione:
Parma e Modena: mil 1.7 = 0.3%
Lombardia: mil 8.1 = 1,2%
Venenzia: mil 12.8 = 1,9%
Regno di Sardegna: mil 27.1 = 4.0%
Granducato di Toscana mil 85.3= 12.9%
Roma: mil 90.7= 14.0%
REGNO DELLE DUE SICILIE : mil 443.3= 65,7%

IMPRESE ANNO 1860
68.000 operai occupati in Italia 68.00; 29.000 nella sola area napoletana.

Spese per investimenti industriali anni 1862 - 1897:
270 milioni al Nord
188 milioni al Centro
3 milioni al Sud

Spese dello stato per singolo abitante:
Nord 25,27 lire
Centro 29.01 lire
Sud 0.39 lire
Sicilia 0,37 lire

La lega al bivio

Tratto dal blog di Riccardo Fucile

C’e’ chi dice sia causa del livello alcoolico, chi degli effetti dell’intensità dei raggi solari, ma è indubbio che anche quest’anno a Pontida sia andata in onda, più che una festa politica, una puntata del “processo di Biscardi”, dove, come nei “bar sport” di provincia, chi urla di più e la spara più grossa, guadagna l’applauso del pubblico. Nel famoso prato acquistato, insieme alla scuola quadri di Varese, dalla Banca Popolare di Lodi di Fiorani, per una somma , tra fidi e finanziamenti, di circa 10 milioni di euro, si sono radunate le truppe leghiste per ascoltare il verbo padano dei loro dirigenti. Chi si aspettava, per una volta, un discorso realista e ponderato sulla situazione politica italiana, è rimasto deluso, come al solito peraltro.

Persino uomini moderati come Castelli sono usciti con frasi atte a galvanizzare la platea di creduloni, ma sinceramente inaccettabili nell’ambito di una alleanza seria e condivisa. Non si può pretendere correttezza, quando correttezza non si dimostra. Frasi del tipo ” Senza di noi non si governa, i nostri voti sono determinanti.” ( Castelli ) o ” gli alleati del PdL si stanno ormai estinguendo, le elezioni le abbiamo vinte noi. Con la Lega anche Veltroni avrebbe vinto ” ( Bossi ) dimostrano poca classe ( e su questo non abbiamo mai avuto dubbi) e anche incapacità di fare i conti ( si affidino di più a Balocchi, lui ” i conti li sa fare”).
La Lega ha ottenuto infatti l’ 8% dei voti, il PdL ha sopravanzato il Pd di 9 punti, quindi anche senza la Lega avrebbe vinto lo stesso; se poi, invece della Lega, Berlusconi si fosse alleato con Casini e Storace, avrebbe recuperato la stessa percentuale (l’8 %) senza bisogno della Lega. L’errore è stato di escluderli: nessuno avrebbe potuto ricattare gli altri, in base al principio ” tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile” e Silvio avrebbe avuto un Governo più equilibrato .
Sentire affermare ” stiamo facendo il federalismo fiscale con la sinistra e i ministri del Governo ombra” ha suscitato persino fischi sonori rivolti dal prato verso il palco. Ma come, ora che siete al Governo, prima di elaborare un progetto con gli alleati, trattate sottobanco con la Sinistra? Se non vi fidate di nessuno ( Maroni non voleva Mantovano come vice agli Interni perchè lo oscurava, Castelli invece deve essere il vice di Matteoli alla Infrastrutture perchè “altrimenti le strade al Nord chi le fa?”, Zaia sui problemi della pesca dorme, ma assicurerà in agricoltura il successo del “radicchio trevigiano”…) sarà opportuno ricordarvi che con l’8% potete andare a farvi un bagno nel Po inquinato ( colpa dei meridionali che hanno il vizio d’estate di farsi il bagno di fiume…).

Non parlate di federalismo fiscale come rimedio di tutti i mali, quello che conta sono le persone, non le teorie, tutte belle fin che qualcuno non le deve mettere in pratica. Se la scelta un domani fosse tra uno Stato centralista gestito da Draghi, ad es., e una regione federalista in mano a Balocchi o Giorgetti sapete dove metteremo la nostra X? La verità è che la gente vuole a ragione meno tasse, che poi siano centrali o periferiche sai che gliene frega. Altra cosa poi il decentramento federalista, ma qui contano sempre le persone che governano, non le chiacchiere teoriche. E come mai non parlate mai, sul prato acquistato coi finanziamenti di Fiorani, di riduzione dei poteri della Casta ? Di moralizzazione della vita pubblica? Di espulsione di chi gestisce in modo utilitaristico il partito? Da quanti anni non fate un Congresso? Che pensate di uno che dice ” Volevate il Congresso? Lo avrete. I miei figli continueranno dopo di me. La mia famiglia ci sarà sempre nella Lega” ? E’ un partito o una monarchia assoluta? O volete che vi si ricordi come fratello e figlio dell’Umberto erano stati “piazzati” al Parlamento Europeo come funzionari impropriamente e, una volta scoppiato lo scandalo, prontamente rientrati alla base? Evitate di dare lezioni all’Italia intera, datele prima a casa vostra, è meglio. E non evocate i Celti, che se calassero veramente dalle vostre parti la prima cosa che farebbero è “accompagnare” qualche vostro massimo dirigente dal Monviso al delta del Po a calci, sempre in base al principio della trasparenza ( e non delle acque). La base leghista farebbe bene a riflettere e vigilare, invece che genuflettersi, Credieuronord docet . E non si parli di “Roma ladrona” quando poi si accettano contributi ( regolarmente messi a bilancio) dai palazzinari romani che affittano sedi ai gruppi parlamentari prima di aver persino acquistato l’immobile.Siamo stati chiari? Armatevi di ramazza e iniziate a fare pulizia a casa vostra, poi ne riparliamo.

06/06/08

Intervista ad Augusta Montaruli

Augusta Montaruli, 24 anni. Dirigente nazionale di An-Azione Giovani.
Augusta, lei è fascista?
«Nooo. Non sono fascista. Sarebbe ridicolo, oggi. Sono di destra e faccio politica da quando ho 16 anni».
Sotto «scorta» da quanto?
«Da quando ho iniziato l’università. Quattro anni. Tre amici del mio gruppo mi difendono da insulti e da aggressioni. A Torino è impossibile fare politica in modo non-violento. I pochi autonomi, quelli della sinistra ormai extraparlamentare non possono accettare che ci siano persone che la pensano diversamente. E hanno trasformato Palazzo Nuovo in un centro sociale».
Dunque, niente esame di procedura penale.
«Già. Ed è la prima volta che mi accade. Ma è normale che uno studente che va a sostenere un appello sia accolto da slogan, insulti, lanci di uova? Abbiamo subito istituito un presidio per non bloccare gli appelli, come avrebbero voluto gli autonomi, in nome degli incidenti alla Sapienza. Un pretesto. Ma intanto la giornata è persa».
L’odio politico è così intenso? Quando lei, fuori da presidi o altro, incontra in un corridoio, il «leader» degli autonomi, che succede, vi salutate o no?
«Macchè. Io lo guardo fisso, e per principio saluto tutti. Ma lui finge di non vedermi, come se non esistessi. Anche questa è una forma di violenza».
Ha paura?
«Affatto. E non mi lascio intimidire da quella esigua minoranza, sempre più mini. Anzi, una notizia: una volta presa la laurea in Legge, fra poco, mi iscrivo subito a Lettere. Voglio difendere i nostri spazi, per gli altri studenti».
E con le ragazze di sinistra? Sempre muro contro muro?«Autonomi e comunisti sono maschilisti. I “capi” sono tutti uomini. Fateci caso. Le donne obbediscono. Il buffo è molti miei amici sono di sinistra e non ci sono problemi. Ci mancherebbe. Quando esco con loro, temo di incontrare gli estremisti. Non voglio che altri siano coinvolti in questo clima di violenza».

04/06/08

Tutti zitti, comanda la camorra.

Lo stato tolga pure il disturbo.

La camorra ha voluto uccidere Michele Orsi per dare un segnale. Anche lo stato ha voluto fare uccidere Michele Orsi per dare un segnale, ma di altro tipo: chi sgarra, deve sapere di essere un cadavere. Michele Orsi è stato ucciso per la troppa ingenuità, era un dichiarante e non ancora un pentito, pertanto, non potendo avere la scorta, non aveva il diritto di parlare. Eppure, avventato, aveva iniziato a rivelare fatti e misfatti «utili per le indagini» sul consorzio «Eco4», che gestiva lo smaltimento dei rifiuti a Mondragone. Tra 10 giorni avrebbe dovuto testimoniare nell'udienza preliminare che vede fra gli imputati Mario Landolfi, ma non ha fatto in tempo. Pare che nel feudo dei Casalesi, Casal di Principe, non appena si è saputo della sua morte, siano iniziati i caroselli con auto e clacson a strombazzare e a congestionare il traffico come se la nazionale di calcio avesse vinto i mondiali. Non si fa fatica a crederlo. Il dichiarante Michele Orsi aveva iniziato a fare i nomi dei politici collusi e se l'è proprio cercata. Infatti si è dovuto fermare sul più bello perchè non aveva la scorta. Quella scorta di cui tanti cialtroni fanno sfoggio perchè ormai è uno status symbol e, se non l'hai, sei un povero stronzo.

Come Michele Orsi.

Il messaggio che, nella vicenda, lo stato italiano ci ha voluto fornire è molto chiaro: la mafia deve poter continuare ad esercitare la sua sovranità indisturbata e chi si dissocia o smette di collaborare va eliminato. Nessuno deve più parlare nè sgarrare. La camorra comanda, gli altri obbediscano. Essere collusi è un dovere.

A questo punto, allora, chiediamoci pure a che serve lo stato, visto che è solo un abusivo che dà fastidio, che vessa, tartassa, umilia, dorme e uccide.

Ammetta di essere inutile e tolga il disturbo.
A Napoli, è notizia di oggi, il latte è arrivato a costare 2 euro al litro perchè i clan impongono produttori, fornitori e prezzi.
Uno stato che non garantisce ai propri sudditi nemmeno i beni di prima necessità, è meglio che traslochi altrove.

Inchiniamoci, dunque, alla camorra sperando che ci lasci almeno un po' di latte.

Bravo Napolitano!

La camorra è responsabile di molti traffici compreso quello dei rifiuti tossici, ha ricordato Napolitano sottolineando che questi rifiuti insalubri «in gran parte sono arrivati dal nord, ne sia consapevole - ha aggiunto - l'opinione pubblica delle regioni del nord». Ai cittadini della Campania invece Napolitano fa osservare che nell'attuale situazione non è minacciata solo la salute di un quartiere ma di «milioni di cittadini». E la soluzione «consiste nell'estirpare la criminalità e nell'eliminare la piaga dei traffici camorristici riprendendo la strada per creare le condizioni per un ordinato ciclo di smaltimento con soluzioni urgenti e non più rinviabili».