26/04/08

I primi ricatti della Lega

Il governo ancora non è stato formato e già Bossi sta creando non pochi problemi al premier in pectore Berlusconi. Per la verità, già tra il 2001 e il 2005, l'azione politica della coalizione di centrodestra fu paralizzata dai continui ricatti della Lega, solo che allora non raggiungeva il 4% dei consensi, mentre oggi - avendoli raddoppiati - gode di una golden share vitale per la maggioranza.

Infatti, l'inaspettato successo elettorale ottenuto, le consente di avanzare richieste non tollerabili per chi non si riconosce nel progetto di un partito che pretende di rappresentare solo 1/4 del paese. Sul tavolo ci sono ben 4 ministeri di peso, una vicepresidenza tra camera e senato, la carica di vicepremier e la candidatura dell'ex Guardasigilli Castelli alla regione Lombardia.

Per quanto riguarda il governo nazionale - dopo aver messo il veto su Pisanu al Viminale, uno dei ministri più apprezzati della scorsa legislatura, e della meridionale Adriana Poli Bortone alle politiche agricole e forestali - la Lega dà ormai per certo che occuperà i citati ministeri con Bobo Maroni e Luca Zaia. Suscitano, invece, maggiori perplessità la carica di vicepremier a Roberto CALDEROLI, celebre per le sue uscite polemiche e per aver causato una crisi diplomatica con la Libia, e il ministero per le riforme ad UMBERTO BOSSI.

Sul fronte lombardo invece, Berlusconi, per cercare di arginare le velleità del Carroccio, ha chiesto a Formigoni di rinunciare alle sue aspirazioni di governo e rimanere al Pirelli per impedire che la Lega possa divenire egemone nella regione italiana più importante, visto che il 15 aprile ha ottenuto il 18% dei consensi e che il PdL rischia di vedersi superato alle regionali.

Il Carroccio, tuttavia, non sembra avere intenzione di cedere un millimetro e, spavaldo, sta incalzando il Cavaliere minacciando addirittura di essere pronto a votare con la sinistra per la presidenza di una delle due camere se le sue richieste non venissero accolte.

Davanti ad uno scenario di questo tipo, il SUD - nonostante abbia permesso con Campania, Sicilia e Puglia la vittoria del Popolo della Libertà - rischia di essere tagliato fuori per le pretese e le iniziative di un governo che ha il suo baricentro unicamente al Nord. Forse non si esagera se, d'ora in avanti, parleremo di governo di occupazione del SUD.

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