23/06/09

Un cittadino su quattro è contro la porcata di Calderoli.

Alla fine nemmeno io, che ho sostenuto il referendum, sono andato a votare perchè domenica avevo da fare e lunedì ho rinunciato proprio perchè il quorum era ben lontano. Io, che non ho mai mancato un appuntamento elettorale, stavolta non ho votato per la spossatezza indotta da chi voluto il fallimento di questo referendum.

Gli Italiani sono un popolo pigro e hanno bisogno di qualcuno - i partiti - che gli dica cosa fare. Stavolta i partiti hanno deciso di boicottare in tutti i modi questo referendum - prima rinviandolo sine die, poi spostandolo alla data dei ballottaggi senza fornire un'adeguata informazione - e il popolo ha obbedito. Si è adeguato.

Resta, tuttavia, la contrarietà di 1/4 degli elettori a questa legge porcata ed è un no convinto nonostante l'atteggiamento intimidatorio dei partiti e del ministro dell'Interno.

Non è cosa da poco, soprattutto se si pensa che è una posizione netta espressa su un tema molto complesso, e impone una modifica della legge elettorale. Subito!

L'illegittimità costituzionale della porcata calderoliana è manifesta e i parlamentari in carica sono degli abusivi che testimoniano il deficit democratico esistente in questa nazione.

16/06/09

Spazza-tour napoletano, una minidiscarica al Vomero.


Una cittadina esasperata ci segnala che da più di un mese una discarica a cielo aperto fa da ornamento a Via paisiello. Nonostante abbia inoltrato diverse segnalazioni, la nettezza urbana non si occupa della questione. E' chiaro, a questo punto, che le inefficienze riguardano ancora una volta il comune guidato dalla sindacessa visto che nè gli operatori ecologici nè i dirigenti si preoccupano di svolgere il mestiere per il quale sono retribuiti dal contribuente.

13/06/09

Perchè sostenere il referendum.


Ci sono diecimila motivi per votare sì all'imminente referendum, qui di seguito si cercherà di schematizzarne qualcuno nel modo più semplice possibile. Il primo di questi parte dallla considerazione che si tratta di un referendum fortemente osteggiato dai partiti e tutto ciò che mette d'accordo i partiti nasconde insidie per cittadini, i quali - non a caso - non sono stati per nulla informati da media. E' la prima volta che i radicali non rompono le scatole con un referendum e ciò fornisce l'occasione storica di votarne uno per la prima volta, visto che ciò che è male per i radicali è un bene per l'umanità.

Gasparri sostiene che sia una stupidaggine sostenerlo, ma Gasparri è l'ultima persona a poter dare giudizi su ciò che è stupido. Del resto, per ordini di scuderia naturalmente, ha dimenticato che è stato proprio il suo partito - la defunta Alleanza Nazionale (la fu destra) - a raccogliere, assieme all'Italia dei Valori di Di Pietro, le firme necessarie per un referendum, che, invece, sarà ora boicottato dal governo per l'ennesimo ricatto leghista e dallo stesso Di Pietro perchè ha capito che, altrimenti, aiuterebbe Berlusconi.

Gasparri, probabilmente, l'ha dimenticato anche perchè sono passati ben due anni dalla raccolta delle firme, visto che che questo referendum è stato rinviato già l'anno scorso e che quest'anno non si è voluto affrontare nel giorno delle elezioni europee e amministrative per volere del soggetto politico che tiene per le palle questo governo, ovverosia la Lega.

Ed è proprio questo atteggiamento mafioso della Lega che non si può più tollerare. E' tempo di intaccare il porcellum di Calderoli perchè è una legge elettorale scritta male, iniqua e, in ultimo, leghista. D'ora in avanti non sarà mai più data legittimità politica a questa formazione e tutto ciò che proporrà sarà contestato alla radice a prescindere. Non dimentichiamo, infatti, che la legge elettorale di Calderoli è anticostituzionale sotto diversi profili, primo fra tutti perchè ci ha tolto il diritto di esprimere una preferenza obbligandoci a scegliere solo il partito entro liste bloccate.

Inoltre, visto che il voto ideologico non esiste più e i partiti sono divenuti dei meri contenitori, è giusto che - anche per un fatto di chiarezza - sia uno solo di questi a governare. In questo senso votare sì significa dare il premio di maggioranza al partito che ottiene il maggior numero di voti in assoluto e non ad una coalizione spesso litigiosa ed eterogenea come avviene sistematicamente da noi. Non si può tollerare ulteriormente l'atteggiamento ricattatorio di forze minoritarie che impongono, per capriccio, provvedimenti contrari alla nostra civiltà giuridica.

Certo, proprio perchè la gente non è stata informata, sarà difficile che si raggiunto il quorum, ma perchè darla vinta agli oligarchi a priori?

Gheddafi e il sussulto di Fini.

Dopo aver saputo che Fini aveva annullato l'incontro con Gheddafi per il ritardo di 2ore di quest'ultimo, ho pensato che - finalmente - avessse avuto un sussulto di dignità nei confronti di un folle che non fa altro che provocare, deridere e insultare gli italiani. Invece no. Il presidente della Camera ha deciso di diffondere comunque il discorso che avrebbe dovuto tenere chiarendo che l'ha fatto a difesa degli americani. A beh...

12/06/09

Gheddafi, protesta a villa Pamphili

(ANSA) - ROMA, 11 GIU - Una ''motorata tricolore'' per le vie adiacenti a Villa Pamphili per protestare contro la visita del leader libico Muammar Gheddafi. L'iniziativa, del movimento giovanile Roma Europa Sociale (Res), ha lo slogan: ''Nessun rispetto per chi non rispetta''.I manifestanti,una decina,che si definiscono ''di destra vicini al Pdl'', si sono avviati con i motorini, dalla loro sede e hanno percorso,sventolando tricolori,le strade intorno a Villa Pamphili,dove Gheddafi ha il suo quartier generale.

Il figlio di Bossi dà ordini a Maroni.

BRESCIA (11 giugno) - La partita a Brescia è iniziata con una ventina di minuti di ritardo perchè diversi tifosi erano entrati in uno settore della gradinata non omologato pare per una questione legata all'emissione di biglietti. E allo stadio Rigamonti un ospite eccellente ha preso il telefono e ha chiamato il ministro Maroni: «Ho chiamato il ministro per fargli presente che a Brescia non si può andare avanti così - ha detto Renzo Bossi, figlio di Umberto - Serve un nuovo stadio. È stato durante i minuti d'attesa, in cui non si poteva disputare l'incontro, che ho chiamato Maroni. Prossimamente si giocheranno a Brescia alcune partite del mondiale dei popoli, spero sia la scintilla che consenta a Brescia di avere un nuovo stadio.

Possibile che nessuno trovi anomalo che un tizio qualunque, per il solo fatto di essere figlio del capo del partito, telefoni al ministro dell'interno per suggerirgli la costruzione di un nuovo stadio e arrivi persino a vantarsene con i media?

11/06/09

Grazie alla Lega


Grazie alla Lega e al ministro Maroni, la sacralità di questa nazione è stata ancora una volta violata e la dignità dei cittadini calpestata da un criminale che viene da noi a fare il guappo di cartone, perchè - lautamente retribuito - dovrà fare il lavoro sporco con i clandestini, magari facendo sparire coloro a cui viene illegittimamente negato il diritto di asilo perchè fugge da paesi in guerra. Fa rabbrividere che, mentre Gheddafi deride apertamente gli italiani, Schifani e Gasparri abbiano l'ardire di parlare di trattato di amicizia. Ciò è ancora più indecente se si considera che una protesta l'abbiano accennata i collettivi di estrema sinistra e non quelle forze politiche che storicamente - se non fossero asservite - dovrebbero essere più sensibili alla difesa della sovranità nazionale.

Regione campania: Velardi se ne va, il dittatore no.

(11 giugno) - Entro la fine del mese Claudio Velardi, assessore al Turismo e alla Cultura della Regione Campania, rimetterà nelle mani del presidente Bassolino la sua delega.

Dopo mesi di polemiche con colleghi di giunta e di partito - tra cui il sindaco di Napoli, Iervolino - culminate nella decisione annunciata di non andare a votare alle ultime elezioni, Velardi lascerà Palazzo Santa Lucia. La decisione è presa: giusto il tempo che vadano in porto gli ultimi progetti, a cominciare dalla legge sul turismo, attesa da più di vent’anni, che avrà il via libera ufficiale nel prossimo Consiglio regionale.

Sul vero motivo dell’addio è buio fitto. Velardi stesso ha deciso di non commentare la sua scelta ma sarebbe legata al suo ruolo «tecnico». A pesare sulla scelta le ultime critiche ricevute da Massimo D’Alema di cui lo stesso Velardi fu consulente negli anni in cui il leader era premier a Palazzo Chigi. Intanto, acque sempre agitate nel Pd: per un Velardi che se ne va, c’è una Iervolino che respinge l’invito a un passo indietro della senatrice Anna Finocchiaro: io non mi dimetto.


Velardi è carica da meno di un anno, è il terzo assessore al turismo in 4 anni; quanti assessori siano cambiati in giunta non lo sappiamo perchè tra arresti e rimpasti abbiamo perso il conto (in doppia cifra ci siamo di sicuro): quand'è che il dittatore se ne andrà?

Il dissenso del Sud.


Secondo il quotidiano leghista Libero, Berlusconi non ha sfondato perchè si è "interronito" e, pertanto, gli sono venuti a mancare i consensi di una Padania sempre più vicina alla Lega. In realtà i numeri dimostrano che è un'analisi sbagliata. Perchè, se è vero, che Berlusconi mantiene ottime percentuali al Sud, è anche vero che, rispetto alle politiche, gli sono venuti a mancare due milioni di voti di Siciliani e Campani. Infatti, l'astensionismo ha registrato percentuali records, laddove i meridionali hanno scelto di non essere più strumento per il potere di forze ostili, ma di iniziare a contare qualcosa. Il Sud è da troppo tempo fuori dall'agenda politica nazionale, laddove non si investe mai in infrastrutture e lavoro. Ormai si parla solo di una fantomatica "Questione settentrionale" che i leghisti si sono inventati per far presa sulla gente e mantanere il timone del comando. L'ultima goccia ha riguardato il congelamento da parte del governo delle Italie dei fondi fas che l'Unione Europea eroga solo e soltanto per il Sud e che la Lega, con la solita arroganza e in barba al diritto comunitario, vorrebbe distrarre a favore del Nord. Così almeno si è fatto scappare Castelli A Porta a Porta, conscio del fatto che la Lega non ha più bisogno di nascondersi per propagandare il suo piano colonialista. Il popolo del Sud, però, ha capito che non può più contare solo quando i partiti devono raccattare voti e ha così manifestato tutto il suo orgoglio con la civile protesta di domenica. Vedremo se i partiti romani-padani avranno capito l'antifona.

10/06/09

La Campania insegna a riciclare politici.


Chi ha detto che in Campania la spazzatura non si ricicla? Da noi non si butta via niente. Ciriaco De Mita, over 80 e deputato dal 1963, è stato appena eletto, grazie all'Udc e a 56mila voti, al parlamento europeo. Un anno fa Veltroni lo volle fuori dalle liste de PD, ufficialmente per limiti di età raggiunti e in realtà perchè non ne poteva più delle sue ingerenze, lui, il boss di Nusco - dopo aver giurato vendetta a Veltroni - 24 ore dopo si candidò capolista in Campania per il Senato con l'Udc. Solo lo sbarramento all'8% gli impedì di sedere di nuovo a palazzo Madama, ma De Mita non smise comunque di lavorare. Un anno dopo la sua vendetta si è completata. Veltroni, politicamente parlando, non esiste più, lui è di nuovo il padre padrone della politica in Campania avendo trainato l'UDC anche alle amministrative e facendole superare a Napoli, Salerno e Avellino il 10% dei consensi.

E' stato lui a far vincere dopo 20 anni le amministrative al centrodestra e di sicuro non l'ha fatto gratuitamente. E' lui che deciderà le sorti dei consigli provinciali delle 3 province in cui si è appena votato.

Tra gli eletti al parlamento europeo nella circoscrizione Sud per il Pd c'è Andrea Cozzolino, il braccio destro di Bassolino spinto dal Dittatore in persona con ottimi risultati. Più sorprendente è l'elezione di Erminia Mazzoni, ex coordinatrice dell'Udc candidatasi con il PdL, con più di 113mila voti. Non credevo che avesse questo peso elettorale, visto che - nulla sua lista - ha battuto politici navigati come Enzo Rivellini e addirittura Clemente Mastella.

Quest'ultimo, pur essendo stato blindato da Berlusconi, non è andato oltre i 111mila consensi e, se non altro, si consolerà continuando a governare la regione Campania col centrosinistra pur essendo stato eletto in Europa con il centrodestra. Tanto nessuno gli fa notare l'anomalia: nè i suoi compagni di partiti (si noti l'uso del plurale) nè giornali troppo attratti da Noemi e notizie di gossip.

Solo Barbara Matera ha fatto di meglio, lei - ex letteronza, ex presentatrice rai e ex attrice di fiction - di voti ne ha ottenuti 130mila in barba a chi è cresciuto per formarsi in una sezione e ha preso solo calci nel deretano. Trovo ignobile più dei voti a Mastella e a De Mita il supporto a questa velina, che sarà anche intelligenze e preparata come Berlusconi insiste a dire, ma che non si è meritata quella cadrega e, soprattutto, non ha mai lavorato per averla. Io non ce l'ho con Berlusconi che l'ha candidata, ma col popolo che l'ha incoronata avallando un modo di fare politica immorale. Altri giovani lavorano e si preparano nelle sezioni e nessuno li ringrazia, lei - grazie alle sue grazie- ha fatto subito carriera. In Romania il premier è stato costretto a candidare sua figlia in una lista apposita perchè gli altri candidati si rifiutavano di vedere il proprio nome accanto al suo; qui non si ha nemmeno questo slancio di dignità. Nè tra i candidati nè tra il popolo. W la zoocrazia!

Due Napoletani su tre non hanno votato Cesaro.

Due napoletani su tre non hanno votato Cesaro, più della metà - infatti - ha scelto di non andare a votare proprio per la presenza di un personaggio improponibile che non poteva essere sostenuto. Chi l'ha votato, invece, avrebbe scelto anche un cammello di Marte pur di esprimersi contro il partito di Bassolino e Iervolino. A ciò si aggiunga che i voti annullati in provincia di Napoli sono molto superiori alla media, proprio perchè la mancanza di opportunità ha reso impossibile la scelta di uno dei due candidati principali.

Senonchè leggere questa elezione come una sconfitta dell'asse bassoliniana sarebbe troppo semplicistico e sbagliato. Bassolino è un nemico giurato di Nicolais e, pur avendogli fornito formalmente appoggio, non si saprà mai cosa ha veramente fatto. Basti pensare che il Re della monnezza è stato capace di fare del suo assessore Andrea COZZOLINO il primo degli eletti del PD al parlamento europeo con quasi 137mila voti.

Sono, tuttavia, solo considerazioni interne alla sinistra che qui non interessano. Ciò che qui interessa porre in rilievo è il motivo per il quale il Popolo della Libertà, che non vince le amministrative in Campania da un ventennio, ha candidato un personaggio chiacchierato come Cesaro. Possibile che non ci fosse nulla di meglio in circolazione? Se bisognava dare un segnale di svolta, ciò non è stato fatto, anzi: il centrodestra, sapendo di vincere comunque, ha scelto ciò che di peggio offriva il mercato. Se queste sono le premesse per le regionali dell'anno prossimo - sempre che Bassolino non si proclami dittatore a vita - le perplessità sul deficit democratico che viviamo in questa regione aumentano esponenzialmente.

Non vorremmo che la candidatura di Cesaro, che non solo non sa l'italiano ma ha proprio problemi a esprimere un pensiero con nesso logico, sia il frutto di un pactum sceleris con "O' Sistema". Non dimentichiamo, infatti, che Cesaro - pur non essendo mai emerso a suo carico nessuna fattispecie di reato - risulta che abbia avuto dei rapporti con i Casalesi.

Tanto più che Conte, un consigliere regionale di Bassolino con i Verdi prima e la Margherità poi , che la settimana scorsa è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e che si è fatto eleggere con i voti del clan Misso, ora ha appogiato Cesaro.


Di seguito i voti delle provinciali a Napoli quartiere per quartiere. I risultati evidenziati sottolineano le anomalie che ci sono state in determinate aree.


NICOLAIS - CESARO

Fuorigrotta......48,79 - 42,78
Bagnoli...........52,42 - 40,61
Vomero..........48,42 - 45,68
Arenella..........48,01 - 45,37
Chiaiano.........47,02 - 45,32
Barra..............47,02 - 41,24
San Giovanni...63,13 - 27,82

Pianura...........34,24 - 59,97
Posillipo..........37,94 - 58,09
Chiaia.............42,00 - 53,44
Soccavo.........46,45 - 47,57
Piscin/marian...32,16 - 56,49
Scampia..........32,12 - 59,50
Miano.............37,63 - 55,25
Secondigliano..29,90 - 60,71
S.Pietro a P.....25,79 - 69,89

Ponticelli..........41,76 - 47,17
Poggioreale......35,33 - 57,82
San Carlo........40,99 - 52,07
Stella...............27,34 - 64,19
Avvocata.........43,73 - 45,29
Montecalvario..36,60 - 55,47
SanFerdinando.39,67 - 53,62
Porto................42,70 - 43,39
San Giuseppe...42,35 - 45,24
San Lorenzo.....38,02 - 54,19
Vicaria..............37,94 - 55,04
Mercato............20,56 - 67,40
Pendino.............24,76 - 65,46

09/06/09

Noemi Letizia

Posso essere franco? Se ha lasciato o meno il fidanzato tronista, non me ne frega un accidente! E' tempo che i giornalisti la smettano di fare i gossippari alimentando una società che appare sempre più tamarra.

Israele sequestra i fondi della Chiesa.

Bloccati i conti di una importante istituzione ecclesiastica con sede in Israele
CITTÀ DEL VATICANO - A poche settimane dalla visita di Benedetto XVI in Israele, il governo di Netanyahu ha sequestrato i fondi di una importante istituzione ecclesiastica che a sede in in Israele. La notizia è stata confermata dal delegato della Custodia di Terrasanta, padre David Jaeger, il quale esprime l'auspicio «che la clamorosa iniziativa, se confermata, risulti quella di un singolo funzionario, poco informato, e che nelle prossime ore venga sconfessata e ribaltata dai suoi Superiori, in ottemperanza al noto impegno pattizio dello Stato (nel quadro del suo Accordo fondamentale con la Santa Sede), di astenersi rigorosamente da tali mosse unilaterali in pendenza di negoziato sul piano del diritto pubblico internazionale». Il provvedimento, firmato da Yehezkel Abrahamoff, capo dell'esattoria del ministero delle Finanze israeliano, manifesta di fatto un cambiamento di rotta del governo Natanyahu e, se confermato, rischia di avere pesanti ricadute sulla gestione di scuole e ospedali cattolici. Al momento né le autorità israeliane, né la segreteria di Stato vaticana hanno confermato l'accaduto.

IL PROVVEDIMENTO - L'oridnanza è stata recapitata il 20 maggio scorso ad almeno una istituzione della Chiesa cattolica. Si tratterebbe, secondo fonti locali che hanno chiesto l'anonimato, di «una importante istituzione», la cui identità padre Jaeger non ha inteso rivelare. «Non avendo ricevuto istruzioni in merito e, vista l'estrema delicatezza della materia - ha detto - non sono attualmente in grado di dire se la Custodia di Terra Santa sia bersaglio dei sequestri di fondi della Chiesa decretati dal funzionario del Ministero delle Finanze, il sig. Yehezkel Abrahamoff». Si tratta, comunque, secondo il delegato della Custodia di Terrasanta, di un gesto che rischia di condizionare il prosieguo dei negoziati bilaterali per la definizione dei rapporti economici tra Vaticano e Santa Sede che si trascinano da 16 anni e che, dopo varie interruzioni e passi indietro, sembravano essere giunti sul giusto binario, favoriti dalla visita di Benedetto XVI in Israele dello scorso maggio. Resta da capire il significato e l'entità di questo passo da parte del governo israeliano: la vicenda, se riferita a un caso isolato e ridimensionata, potrebbe ridursi a un piccolo incidente; oppure, se confermata, potrebbe aprire un aspro contenzioso tra Israele e Santa Sede, proprio a poche settimane dalla visita del Papa in Terrasanta.

16 ANNI DI NEGOZIATI - Una fonte bene informata sui negoziati, aggiornati l'ultima volta il 30 aprile scorso, si è limitata ad osservare che si tratterebbe di una violazione degli «Accordi fondamentali», che escludevano esplicitamente la possibilità di azioni unilaterali a negoziato in corso. I negoziati tesi a definire i rapporti economici tra Israele e Vaticano, che un accordo siglato nel 1993 demandava a successive trattative, sono tuttora in corso. Il cosiddetto «Accordo fondamentale» rimandava a ulteriori intese la regolamentazione dello status delle proprietà e delle attività economiche della chiesa cattolica nella parte di Terrasanta sotto sovranità israeliana. Oltre al possesso di alcuni edifici, tra i quali il luogo dove, secondo la tradizione cattolica, Gesù tenne l'ultima cena, è oggetto di negoziato anche il trattamento fiscale da applicare all'attività della chiesa cattolica in Israele. In sede di negoziato il Vaticano ha sempre sostenuto che Tel Aviv debba onorare i diritti acquisiti della chiesa su quei territori prima della nascita dello stato di Israele. Israele, da parte sua, si è mostrato finora poco disponibile a fare concessioni di qualunque tipo alle istituzioni ecclesiastiche, in particolare per quanto riguarda il pagamento delle tasse. L'ultimo incontro della commissione bilaterale in sede plenaria si era svolto il 30 aprile scorso, in vista della visita del Papa in Terrasanta dello scorso maggio. Al termine era stato diffuso un comunicato congiunto che riferiva di «significativi progressi». Era la prima riunione dopo la formazione dell'attuale governo Netanyahu. La delegazione israeliana era guidata dal vice ministro degli esteri Denny Ayalon, del partito di Lieberman, il quale aveva dichiarato in quell'occasione che il nuovo governo di Israele «considera la conclusione di questo accordo con la Santa Sede della massima importanza», tanto più alla luce dell'allora imminente visita di Ratzinger. Un nuovo incontro della commissione in sede plenaria è stato fissato per il prossimo dicembre, ma dovrebbe essere preceduto da altri contatti.

Buongiorno, onorevole Barbara Matera!

Questa è la prima eletta del PdL nella circoscrizione meridionale, l'ex letteronza Barbara Matera. Fesso chi continua a fare politica formandosi nelle sezioni!

Lo zotico festeggia.

Alcune decine di persone hanno accolto al grido «Cesaro uno di noi» il nuovo presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro giunto nella sede del Comitato elettorale. Cesaro ha scambiato le prime battute con il coordinatore regionale Nicola Cosentino. «È uno rizultatto impotttante (è l'unico aggettivo che conosce,ndr) pecchè è omoggenneo e pozittivo in tutta la Campannia. A Luigi Nicolais chiedo collaborazzzione pecchè a Nappoli c'è un'emmerg-ENZA e c'è bisognIo dell'aiutTo di tutti. Confemmmo anche la proposda per l'azzezzorato».

Qui ha finito il suo vocabolario.
Di seguito alcune delle sue esilaranti dichiarazioni su chi riveste cariche pubbliche e ha problemi con la giustizia: A QUANDO LE SUE DIMISSIONI?

Campania, analisi dopo le amministrative.

Analisi dopo la vittoria schiacciante di PdL e Udc in provincia di Napoli, Salerno e Avellino:
per decenni le province di questa regione sono state dominate dal centrosinistra di Ciriaco De Mita (e si vede), oggi Ciriaco De Mita è passato al centrodestra ( e si vede).

08/06/09

L'Iran senza pregiudizi (appunti di viaggio).

Nell’accingermi per la prima volta ad un viaggio di lavoro in Iran, il simbolo per molti del “fondamentalismo islamico”, non ho messo in valigia particolari pregiudizi positivi, non più di quanto mi sentissi sul punto di sprofondare in un girone dantesco. Il viaggio stesso, pur nella sua brevità, è stato d’altronde un’occasione per confermare, integrare e correggere l’impressione generale che mi ero già formato sul paese sulla base di informazioni ed esperienze indirette.

Naturalmente, appena sbarcati non ci si può non rendere conto delle “differenze fondamentali”, a livello di “stile di vita”, che il paese presenta. Per esempio, la gente muove le dita su cellulari touchscreen Samsung invece che Apple, ci sono molte più Peugeot e Kia che Fiat o Ford (anche se vanno per la maggiore le Samand, auto di discreta qualità e media cilindrata che l’Iran si produce da solo…), nell’equivalente locale degli Starbucks la gente consulta la posta elettronica su un Sony Vaio anziché su un notebook della Dell, e i foulard sono più spesso di Hermès che di Ralph Lauren.

Ma se la battuta può anche suggerire qualcosa in termini di permeabilità del paese rispetto alla cultura etnocida e mondialista del “sistema per uccidere i popoli” anticipato sin dagli anni ottanta nell’omonimo libro di Guillaume Faye da me tradotto in italiano, la “diversa normalità” del paese, in particolare da un punto di vista europeo, resta nondimeno vistosa in chiave di demistificazione del terrorismo psicologico di cui il paese in questione resta vittima.

Persino coloro come il sottoscritto che lo visitano per la prima volta già non del tutto ignari della realtà della società iraniana hanno l’inevitabile tentazione di raffigurarsela sotto tratti in qualche misura “sauditi”. Ora, tale tentazione più che con la realtà ha a che fare con una mancanza di prospettiva da parte nostra, che ci induce ad una generalizzazione avente per oggetto tutto ciò che è appunto l’Islam (o il “medio oriente”) meno occidentalizzato e “tunisino”. Viceversa, la Repubblica Islamica di Iran ha davvero altrettanto poco a che fare dal punto di vista sociologico con i paesi tribal-feudali che costituiscono i cocchi dell’occidente nella regione quanto ne ha dal punto di vista della collocazione politica internazionale - e se ne rende del resto perfettamente conto.

Tehran in particolare è una città di una dozzina di milioni di abitanti, in cui sono tuttora in corso - malgrado gli scossoni generati dalla violenta riduzione del prezzo del petrolio - vistosi programmi di sviluppo urbanistico, per decine e decine di cantieri attivi, largamente abitata da una classe media i cui ritmi di vita sono scarsamente tipici della regione, e la cui caratteristica che maggiormente colpisce un milanese è l’età media incredibilmente bassa - eredità del baby-boom successivo alla fine della guerra con l’Iraq, e che almeno nella capitale comporta una cospicua percentuale di studenti, al punto da renderla entro certi limiti, e soprattutto in certi quartieri, simile ad una “città universitaria”. Del resto, Ahmadinejad stesso è stato eletto presidente della repubblica a quarantanove anni, ed era diventato sindaco di Tehran a quarantasei. Come viene notato da tutti, la classe dirigente della rivoluzione khomeinista è stata sostanzialmente rimpiazzata dai quadri politico-militari selezionati dal conflitto contro Saddam, e che oggi rappresentano anche la spina dorsale dell’economia del paese. Infatti, a fronte di un pullulare di piccole iniziative commerciali e imprenditoriali, e di una legge paradossalmente molto liberale riguardo agli investimenti stranieri, l’Iran è oggi, al contrario dei suoi vicini arabi, non solo un paese relativamente industrializzato, ma fondamentalmente socialista, con un settore pubblico che si avvicina all’80% dell’intera economia, e che conosce un intervento massiccio non solo dello stato, ma direttamente di pasdaran, esercito ed altre istituzioni, in collaborazione-competizione tra loro, in un quadro di forte ricambio generazionale e di discreta mobilità sociale. Davvero nulla a che vedere sia con la gerontocrazia del vecchio corso cinese sia con i boiardi del parastato italiano anni settanta alla Prodi… Il sistema giuridico applicabile ai contratti o alle controversie commerciali - e che ritroviamo descritto nel… codice civile iraniano, di cui è facilmente reperibile anche una traduzione in inglese - resta comunque molto più familiare ad un europeo continentale non sono di quello cinese o di quello arabo, ma anche di quello anglosassone, essendo come il nostro ampiamente derivato dal Code Napoléon e dalla scuola pandettistica tedesca della fine dell’ottocento.

Con tutti i problemi che un agglomerato urbano di queste proporzioni inevitabilmente crea, degrado, accattonaggio, prostituzione, baraccopoli, microcriminalità a Tehran sono praticamente invisibili, mentre restano “normalmente” drammatici traffico ed inquinamento atmosferico, anche se l’influsso delle montagne incappucciate di neve che sono visibili dalla città - e ove i suoi abitanti possono andare a sciare in una mezz’ora di macchina - tende ad alleviare tale ultimo problema. La complessiva qualità della vita resta perciò discreta, così come è ovvia per qualsiasi visitatore la vivacità politica, sociale, economica, culturale, che si coniuga con un’elevata omogeneità della popolazione (dalle sembianze certo più europoidi, specie nella componente femminile, di quelle di molte popolazioni che si affacciano al mediterraneo, non escluso nel nostro paese), un’immigrazione straniera inesistente (per coloro in particolare che siano affetti, come molti miei amici leghisti, da “anti-arabismo primario”, può essere interessante il fatto che gli arabi sono pochissimi e piuttosto malvisti in Iran…) ed una sicurezza di tipo “svizzero”, del tipo che consente di lasciare una macchina aperta con le chiavi dentro o ad esempio una giovane donna di girare a qualsiasi ora in qualsiasi quartiere senza timori particolari.

Già, le donne. Giova al riguardo ricordare che i burka non abitano qui, e neppure i veli che coprono il naso e la parte inferiore del viso (stile film “arabo” di Hollywood, per intenderci). Studentesse, giovani casalinghe e professioniste, spesso impeccabilmente truccate, smaltate e griffate, portano il chador (che viene invece indossato in modo più “castigato” nelle divise e da parte delle donne molto anziane, inquadrando il viso dalla gola all’attaccatura dei capelli) solo a partire dalla sommità della testa verso l’indietro, in una posizione che sfida forse la forza di gravità ma di sicuro ben poco nasconde dell’ultima creazione del loro parrucchiere. Professioniste, dicevamo, perchè non solo sarebbero impensabili in Iran le regole demenziali riguardo la guida dell’auto o l’obbligo di essere accompagnate fuori di casa da un uomo, ma esiste una vivace presenza femminile, certo superiore ad esempio a quella giapponese, nelle professioni, nell’imprenditoria, nel giornalismo, nella cultura, nella politica.

La politica… La politica resta la grande passione di buona parte della popolazione. Una popolazione che vota a sedici anni, e che accorre in massa a tutte le scadenze elettorali, facendo un tifo accanito per i rispettivi, numerosi, candidati, di cui i partiti rappresentano poco più del comitato elettorale. Alle elezioni presidenziali in corso, ad esempio, si sono presentati circa quattrocento candidati - tra cui un centinaio di donne - senza i “filtri” imposti da nomination, primarie, liste chiuse, e così via. Per quello che è dato di capire, infatti, anche chi è matematicamente sicuro di non avvicinarsi neppure al ballottaggio, ce la mette tutta, e considera la propria campagna, ove come avviene per la grande maggioranza dei candidati la candidatura venga ammessa, un’occasione per farsi conoscere e rendersi visibilo in vista di altre occasioni ed altre (magari più modeste…) competizioni elettorali.

Difficile certo sarebbe descrivere la vita politica iraniana secondo il frusto asse “destra-sinistra” ancora in voga in Europa: in effetti, come noto, politiche internazionalmente “aperturiste” e moderate possono facilmente accoppiarsi ad un accentuato conservatorismo sociale, posizioni nazionaliste e radicali in politica internazionali possono convivere con un atteggiamento ostile ad un’eccessiva ingerenza del clero sciita nella vita interna del paese, posizioni fortemente “sociali” possono andare insieme al tradizionalismo a livello di costumi. Ma in ogni modo tutti gli iraniani hanno ben presente la loro posizione al centro della politica medio-orientale e mondiale, e ne sono fieri, ed una “quinta colonna” di personaggi che considererebbero un’invasione straniera come una “liberazione dalla tirannia” è nel paese sostanzialmente inesistente. Il funzionario ICE che mi ha accompagnato e fatto da guida nel corso dei miei contatti, già emigrato in Italia al tempo della rivoluzione e poi rientrato Iran, ad esempio, è uno dei pochissimi abitanti che dichiara, del resto neppure troppo a bassa voce, la sua nostalgia per i tempi dello Shah. Ebbene, anche lui non ha nessun dubbio nel sostenere e ritenere fondamentale il programma nucleare per la modernizzazione del paese, non esita a ritenere pretestuoso e dettato da puri interessi geostrategici ed economici l’embargo in vigore, e non può capire a che titolo l’Italia presti credito alla posizione di potenze nucleari da sessant’anni che non mostrano alcuna intenzione di rinunciare ai propri esorbitanti arsenali e che prendono a pretesto i propri veri o pretesi timori che altri si dotino di deterrenze analoghe per limitarne la sovranità…

“Modernizzazione”, del resto, è uno dei Leitmotiv delle politiche governative ed aziendali iraniane. Modernizzazione intesa, chiaramente, in senso economico e tecnologico e strutturale, non in quello “tiepido” di “liberalizzazione” e globalizzazione rispetto ad un preteso “oscurantismo” attuale. Ma il concetto di oscurantismo islamico nel contesto iraniano va esaminato più da vicino, in controluce rispetto non solo al modello saudita o talebano, ma anche rispetto a quello che sarebbe una società americana pienamente dominata dalla “destra cristiana”. E ciò non solo sotto il profilo ormai poco di moda della “modernizzazione finanziaria”, che vede l’Iran oggi nella posizione di dover essere sinceramente grato alla politica dell’amministrazione Bush. Capita infatti che in Iran insieme all’”islamic banking”, che interpreta in modo rigoroso i precetti religiosi in termini di usura, etc., esistano anche banche attive più o meno nelle forme occidentali, i cui accaniti tentativi di partecipare al mercato dei subprime e di ottenere la loro quota di “toxic assets” sono stati frustrati più dal provvidenziale ostracismo neocon che dalla lungimiranza delle locali autorità di vigilanza, e che oggi non hanno ancora finito di fregarsi le mani per essere state risparmiate dal relativo uragano…

Così, parlando di oscurantismo relgioso, giova ricordare che in Iran ad esempio la biologia evoluzionista viene tranquillamente insegnata a scuola senza spazi per divagazioni “alternative”: la Bibbia è bensì un libro sacro per i musulmani, e gli stessi tendono anche ad essere “letteralisti”; ma l’Islam insegna anche la dottrina della corruzione della parola di Dio, e della verità successiva che supera l’errore precedente, e mentre la Genesi è largamente screditata nell’opinione dei più, il Corano è sufficientemente vago sul punto da non creare nessun tipo di problema al “credente” biologo; e in ogni modo i ben pochi “creazionisti” musulmani non si trovano affatto nei ranghi degli ayatollah, ma - guarda, guarda … - sono turchi o egiziani. Ugualmente, la ricerca o le applicazioni biotecnologiche non pongono nessun problema: la semidivinizzazione tomista della Natura alla base dell’ecologia del profondo non ha radici in questo contesto. Così come non lo pone il nucleare, anche se esistono teorie che condannano un eventuale uso di bombe atomiche; né sono noti particolari interdetti riguardo all’utilizzo di tecniche e strumenti utili a potenziare sotto qualche profilo le prestazioni degli esseri umani.

Per quello che invece riguarda la sfera sessuale, che costituisce per definizione l’ argomento privilegiato dei fanatici religiosi occidentali, è bensì vero che chi si presta ad una divagazione extraconiugale di una donna sposata va incontro ad un rischio lapidazione, e che è impossibile in mancanza di matrimonio occupare una stanza d’albergo con un ospite del sesso opposto. Ma molti, nell’interpretare le conseguenze di tale ultima disposizione, dimenticano per esempio di considerare che nulla vieta in Iran di stipulare un matrimonio a tempo determinato, per un periodo arbitrario che può andare da un giorno a novantanove anni. Certo, magari se un celebrante anzianotto vede sui documenti indicate quarantotto ore, è ben possibile che rotei un pochino gli occhi, essendo evidente per tutti lo scopo di tale coniugio: ma la cosa non gli dà alcun potere di interferire con la scelta al riguardo dei nubendi.

Certo, esiste naturalmente anche il matrimonio a tempo indeterminato. E come mi conferma un avvocato: “Ah, beh, in tal caso divorziare è un incubo, specie se i coniugi litigano ci può volere anche più di un anno dalla separazione” (confronta con i tre anni minimo richiesti dalla legislazione italiana). Ma il divorzio ad un abitante di un paese clericale come l’Italia fa venire immediatamente in mente l’aborto: “No, l’aborto non è libero”, continua il mio interlocutore, quasi un po’ imbarazzato dalla ammissione, “può essere eseguito unicamente da un medico” (! - sottinteso: “alle macchinette a gettone non ci siamo ancora, ma ci stiamo lavorando…”; assolutamente liberi sono invece gli strumenti per la pianificazione delle nascite, largamente utilizzati e su cui la morale islamica non ha nulla da dire;). Ciò del resto porta con sé un’assoluta libertà di ricerca in materia di embrioni e cellule staminali, di cui stanno in effetti approfittando numerosi programmi pubblici e privati: secondo la tesi teologica che va per la maggiore, l’embrione diventa dotato di un’anima in qualche periodo successivo al terzo mese, così che la sperimentazione che coinvolge poche decine di cellule non ha più implicazioni biotetiche di quella che coinvolge qualche cellula di mais transgenico. Ancora, il regista newyorkese di origine iraniana Tanaz Eshaghian ha avuto la sorpresa, nel girare il documentario Be Like Others, che il cambio di sesso in Iran è una procedura medica pagata dallo stato, e vista come la “realizzazione della volontà di Allah”, cui bisognerebbe pur rassegnarsi ove si verifichino ambiguità di genere non altrimenti risolvibili…

Al di là di queste esemplificazioni estreme, ciò che è sicuro è che la società sopra delineata non appare in pratica particolarmente sessuofoba, e la libertà dei costumi è significativamente aumentata proprio nell’epoca Ahmadinejad, l’orco conservatore che assicurerebbe il perdurare del fanatismo religioso nel paese. In realtà, le condizioni sociali, generazionali, culturali, urbane e di sicurezza fanno sì che una donna abitante a Tehran si muova probabilmente con maggior agio di quanto accade in molta provincia europea. E coppiette irregolari di formazione visibilmente recente, che tubano per strada, nei giardini, nei bar, sono ancora più abbondanti delle donne sole - anche se non si toccano né si baciano in pubblico, uso del resto in decadenza anche in molte città europee. Tanto per citare un aneddoto personale, chi scrive, avendo scambiato poche parole all’uscita di un ristorante con una elegante receptionist di cui aveva sollecitato l’aiuto per ottenere un taxi e un po’ d’aiuto per indicare a quest’ultimo l’albergo corretto, si è visto chiamare in albergo dopo qualche ora, e porre tre domande iniziatiche: “sei sposato? qual è il tuo numero di cellulare? ho finito adesso di lavorare, ti va se andiamo a bere qualcosa in centro?”.

Naturalmente, da occidentale, avrei potuto equivocare, e pensare erroneamente che… la stessa mi invitasse a bere dell’alcool. Sotto tale profilo, in Iran beninteso non esiste alcuna forma di proibizionismo stile anni trenta americani: ognuno può comprare dieci litri di vodka e berseli tutti a casa propria sino a suicidarsi; d’altronde, non solo è vietato bere bevande alcoliche in luoghi pubblici (come tuttora negli USA) ma anche bere in luoghi aperti al pubblico, come ristoranti, alberghi, uffici, etc. Più o meno come oggi capita con il tabacco dalle nostre parti - e del resto anche in Iran. Cosicché, qualche ristorante in stile occidentale addirittura espone bottiglie di vino o di champagne a scopo “decorativo”, ma non le serve ai suoi clienti; né lo fanno bar o caffé o altri luoghi di ritrovo per giovani e non; e in ogn imodo resta socialmente inaccettabile presentarsi in pubblico in condizioni visibilmente alterate (così come del resto a Milano o a Madrid, benché le cose possano stare diversamente a Londra o a Helsinki, dove è talora insolito che qualcuno si presenti ad un appuntamento o ad una cena perfettamente sobrio).

La cosa non pare però nuocere troppo ai rapporti sociali ed alla conversazione, che come nell’Europa latina si svolgono spesso a tavola. e rispetto a cui resta il rimpianto di non conoscere abbastanza il farsi, lingua indoeuropea probabilmente più facile per la maggiorparte di noi del russo o del tedesco, la cui sola vera difficoltà consiste nel fatto di essere scritta in caratteri arabi, e perciò con la consueta omissione delle vocali.

Ma avrò certo il tempo di rimediare per la prossima visita, di cui mi auguro di avere presto l’occasione…

Stefano Vaj

07/06/09

Autisti militanti.

Non vi sembra strano che a Napoli abbiano dovuto tagliare diverse corse degli autobus perchè più della metà dei conducenti è a fare il rappresentante di lista? Sarà una vocazione della categoria?

Il voto utile.


Alla fine, per abitudine, a votare ci sono andato e, come potete leggere, le preferenze le ho date agli unici leaders che difendono la sovranità nazionale del loro paese. Non ho trovato un modo migliore per dire no ad un Europa che ci vuole imporre un trattato eversivo come quello di Lisbona che altro non è se non il trattato costituzionale riciclato e già bocciato a suo tempo dai fratelli irlandesi, dall'Olanda e Regno Unito.

A dirla tutta, questa è una goliardata, perchè sulla scheda autentica ho votato il partito giusto e i candidati effettivi, ma non darò ulteriori ragguagli in merito.

Dove mi sono veramente divertito a sponsorizzare Ahmanidejad è sulla scheda per le provinciali. Coloro a cui l'ho confidato hanno apprezzato molto l'iniziativa e si sono dichiarati pronti a fare lo stesso.

Vuò verè che Ahmanidejad queste elezioni le vince?

06/06/09

Persino Repubblica ha scoperto che in Campania ci sono brogli.

L'ha scoperto persino Repubblica, il peggior giornale in circolazione, ed è tutto dire. L'ha scoperto ora, su segnalazione del PD, dopo 20 anni di bassolinismo e 2 primarie dell'Ulivo molto sospette, proprio quando il PdL stravincerà, ma - come si dice - meglio tardi che mai...

Si profila un rischio brogli sul voto per le elezioni europee e amministrative in corso fino a domenica alle 22. A mettere in guardia su questa eventualità sono arrivate nel pomeriggio di sabato una circolare della prefettura di Napoli e una nota del Pd campano. Tutto ruota attorno ai rappresentanti di lista

"In una nota il Pd della Campania denuncia possibili irregolarità in relazione al voto dei rappresentanti di lista. "Si sta verificando - si legge nel comunicato del Pd regionale - un massiccio spostamento di rappresentanti di lista dai diversi territori della provincia di Napoli e anche dalla Regione da parte soprattutto delle liste che fanno riferimento alla coalizione della destra. Il Partito democratico è intervenuto presso la Prefettura per chiedere la formalizzazione di una circolare esplicativa sulla impossibilità, per i rappresentanti di lista non elettori della provincia di Napoli, di votare per l'elezione del Consiglio provinciale". "E' possibile - si sottolinea - che vi sia un massiccio ricorso al doppio voto, rinnovando il certificato elettorale dopo aver votato presso il seggio in cui si è rappresentanti di lista o presso cui si è elettori, non essendoci alcun meccanismo di controllo in tempo reale". "Il Partito democratico - si conclude la nota - nel chiedere alle istituzioni preposte di attivare tutte le possibili forme di ammonimento e di controllo si attiverà per segnalare alla magistratura tutte le irregolarità che si riscontreranno".

LA CIRCOLARE DELLA PREFETTURA - In seguito alla denuncia di possibili irregolarità nel voto di alcuni rappresentanti di lista - che potrebbero votare due volte, nel proprio seggio di appartenenza e poi in quello dove esercitano la loro funzione - la prefettura di Napoli sta diramando una circolare ai sindaci della provincia, in cui si chiede ai primi cittadini di richiamare l'attenzione dei presidenti di seggio sulla rilevanza penale di un tale comportamento.Nella circolare la prefettura ricorda che il doppio voto è "penalmente sanzionabile": in proposito saranno anche attivati dei controlli a campione per verificare la regolarità delle procedure.

Tra Cesaro e Nicolais è meglio il mare.

No, stavolta non si può davvero votare, non si può scegliere tra due personaggi come Nicolais e Cesaro. Il primo, un'ex creatura di Bassolino, è stato ministro prodiano all'Innovazione (Sic!) e presidente napoletano del PD fino all'anno scorso, quando, dopo aver registrato di nascosto una conversazione privata con la sindacessa Iervolino, gli fu intimato di dimettersi. Scegliere Nicolais significa avallare 20 anni di camorrismo politico, di imbrogli, fallimenti, prese in giro, ossia di bassolinismo. Dall'altra parte c'è, invece, un semianalfabeta di dubbia moralità (e non specifichiamo altro!) che sostiene di essere l'alternativa. L'alternativa a cosa? La monnezza indifferenziata rimane monnezza indifferenziata anche se cambia colore. E' vero che la provincia serve solo a distribuire soldi ai partiti, ma il PdL avrebbe dovuto candidare una personalità di spessore per dare segnale di discontinuità rispetto alla sua opposizione omissiva. Invece, nel segno della cogestione, ha candidato Cesaro che, per ribadire di essere della stessa pasta del suo antagonista, ha dichiarato di voler nominare Nicolais suo assessore.

Del resto, la Campania è la regione in cui i politici hanno il dono dell'ubiquità. Infatti, Clemente Mastella, pur continuando a sgovernare la regione Campania con Bassolino e il PD e pur continuando sua moglie Sandra a presiederne il consiglio, è riuscito a candidarsi per il parlamento europeo con il PdL. Questo mentre Enzo Rivellini, che da consigliere regionale non è riuscito a far cadere Bassolino nemmeno quando Mastella ha scelto di candidarsi con il suo partito, è stato promosso sul campo e candidato alle elezioni europee con lo slogan rubato ad Alemanno di "più Sud in Europa, più Europa nel Sud". In realtà, comunque vada, ci saranno solo più parassiti sia dentro che fuori la Campania.

La candidatura più inquietante resta, però, quella di Ciriaco De Mita che, per rendere tutto a tinte più fosche, ha voluto che i suoi manifesti fossero in bianco e nero. Se chi scrive è stato tentato, per un attimo, di votare per l'Udc, gli è bastato vedere la lista dei candidati per rinsavire: l'UDC se uno non è un cialtrone o un delinquente non ti arruola e, infatti, è significativo che le candidature più pubblicizzate siano quelle di De Mita al Sud ed Emanuele Filiberto di Savoia al Nord.

Come vedete, tutto ritorna.

N.B. Se poi volete farvi del male e andrete a votare, scegliere almeno Insorgenza con Nando Dicè presidente. A seguire tutti i candidati collegio per collegio:

1 Napoli Crocano Carmela; 2 Napoli Vincenzo Riccio; 3 Napoli Giovanni Palladino; 4 Napoli Anna luisa Napolitano; 5 Napoli Antonio Lamberti; 6 Napoli Massimo Calabrese; 7 Napoli Angelo Ranieri; 8 Napoli Ciro Marrazzo;9 Napoli Salvatore Branno; 10 Napoli Gianluca Bozzelli; 11 Napoli Enrico Piantino; 12 Napoli Ciro Urciuolo;13 Napoli Marra Luigi; 14 Napoli Giammarino Luigi (detto Gino); 15 Napoli Carmine Ippolito; 16 Napoli Vincenzo Fumo; 17 Acerra Antimo Ceparano; 18 Afragola Michele Turizio; 19 Arzano Carmen Bonomo; 20 Boscoreale Marcello Tucci; 21 Caivano Mafalda Insigne; 22 Casoria Annalisa Fucito; 23 Castellammare Avano Antonio; 24 Ercolano Avano Antonio; 25 Frattamaggiore Vincenzo Cimino; 26 Giugliano ANTONIO COSTANZO; 27 Gragnano Vincenza Pelella; 28 Ischia Salvatore Penne; 29 Marigliano Davide D'Angelo; 30 Marano Mario Gallo; 31 Mugnano Raffaela Palladino; 32 Nola Mario Caruso; 33 Poggiomarino Piccioni Stefano; 34 Pomigliano Gennaro Alfiero; 35 Pompei Gennaro Ioimo; 36 Portici Anna Avano; 37 Pozzuoli Massimo Sorrentino; 38 Quarto Antonio Napolitano; 39 San Giorgio a Cremano Giuliano Falanga; 40 Sant'antimo Alessandro Calvo; 41 Somma Vesuviana Bizzarro Giuseppe; 42 Sorrento Rachele Tizzano; 43 Torre annunziata Iadaresta Annamaria; 44 Torre del Greco Gaudino Michele;
45 Volla Gustavo Miele.

05/06/09

Di Pietro contestato al Vomero dai disoccupati.

Di Pietro, che ha compiuto un giro a piedi nel mercatino rionale di Antignano, nel quartiere del Vomero, è stato contestato da un gruppetto di disoccupati che lo hanno accusato di non impegnarsi per il problema del lavoro a Napoli

Accompagnato dall’ex magistrato Luigi De Magistris e dal senatore Nello Formisano, Di Pietro ha risposto ad alcune domande dei giornalisti ad un banchetto allestito da Idv in piazza degli Artisti, ed ha chiesto «un voto per fermare la deriva razzista, fascista e piduista del governo Berlusconi». Mentre parlava un gruppetto di disoccupati della «Lista Flegrea» ha cominciato ad inveire: «Qui non servi, hai fatto il ministro e non hai fatto niente per Napoli. Torna a casa», gli ha gridato il più acceso del gruppo di contestatori. Il leader di Idv si è allontanato di un centinaio di metri ed ha commentato: «Vedo anche qui nelle strade la disperazione di gente che non ha lavoro a non crede più nella politica».

Ma va?

04/06/09

Berlusconi mente sul Sud.

Per capire quanto Berlusconi sia imbarazzato a parlare dell'asse padana che incide sul Governo delle Italie, basta ricordare ciò che ha dichiarato ieri a Porta a Porta e che è alla base della rottura col presidende della Sicilia RAFFAELE LOMBARDO:

"I fondi Fas ammontano a 57 miliardi e abbiamo mantenuto l'85% al Sud e il 15% al Nord. Non li abbiamo ancora attribuiti perché non vogliamo che vadano a finire nelle spese correnti, ma là dove sono destinati dall'Europa ovvero per le infrastrutture. Quando una Regione ci presenta un piano infrastrutture noi li diamo. Se invece li spende per stipendi o per spese correnti non li diamo".

Delle due l'una. O non sa di cosa parla. O racconta l'ennesima frottola a spese del Sud. I fondi Fas in cassaforte, all'inizio di questa legislatura, ammontavano a 63 miliardi. La prima manovra di Tremonti ne ha subito tagliati 10. Dei 53 rimasti, 26 miliardi sono fondi nazionali e 27 sono fondi regionali.

I primi, invece di essere usati per investimenti nelle aree depresse, sono stati impiegati dal governo per finanziare spese correnti di ogni genere: dagli sgravi Ici ai più abbienti all'Alitalia, dalle quote latte alla copertura dei disavanzi comunali di Roma e Catania. I secondi, per i quali è prevista la compartecipazione dell'Unione europea, non sono nella disponibilità del governo centrale ma degli enti locali. Così stanno le cose nel mondo vero, fuori dal "set" virtuale berlusconiano.

Il Calderoli, il bello della politica.

"Noemi? Ha due difetti: 'E' bruttina e napoletana. Silvio basta con Napoli, torna ad Arcore".

In qualsiasi altro paese sarebbe scoppiato uno scandalo e si sarebbe dimesso - rectius, altrove uno come lui non sarebbe mai ministro! - nelle Italie, invece, si ridacchia delle sue battute e si commenta con un vabbè, tanto lo dice Calderoli, ovvero lo scemo del villaggio.

Bassolino la sciatore.

Il processo a carico di Bassolino sta scivolando via che è una bellezza; tra rinvii per impegni istituzionali del dittatore afragolese e i legittimi impedimenti a essere presenti alle udienze addotti dai difensori, al collegio giudicante non dovrebbe restare altro che applicare l'art 129 del codice di rito e porre fine a questa buffonata.

Bassolino, che vive nella capitale del diritto e in cui gli avvocati sono ad ogni angolo di strada, si è scelto due difensori milanesi proprio per rendere più agevoli le richieste di rinvio. E' furbo l'ex ragazzo spazzola di Afragola, su questo non c'è dubbio. Nel silenzio dei media e dell'opposizione (chiamiamola così per convenzione, anche se considerarla tale è assai azzardato!), continua a sottrarsi alla giustizia.

Con Cuffaro, se non altro, si è avuto modo di giungere alla sentenza di merito; con Bassolino - invece - ciò non sarà possibile e nessuno lo saprà: i giornali non ne parlano, le forze di minoranza se ne fregano e la gente pensa alla fuga di Lavezzi...

E non siamo stati capaci di liberarci di Bassolino.

Piazza Tien An men, 3 giugno 1989.

Il sangue dei vinti.

Film, naturalmente, non reclamizzato e ignorato a priori da quei media che criticano il velinismo berlusconiano, ma poi fanno le recensioni dei film estivi dei Vanzina.

03/06/09

Velardi, l'assessore di Bassolino che non va a votare.

web in campagna elettorale è illuminan­te. Un mondo parallelo, talvolta più reale della realtà. È da qualche anno che critici e delusi ad ogni elezione (poli­tiche, amministrative, europee) s’interrogano amletica­mente: vado a votare o non vado a votare? E c’è chi si maschera e chi si smaschera. Come l’assessore regionale al Turismo, Claudio Velardi, internauta indefesso, che ie­ri ha fatto outing sul suo blog: «Non rinuncio al voto con piacere. Vorrei riappasionarmi alla politica, discutere un progetto, credere in una leadership, e sono anche sicuro che - prima o poi - la scena cambierà. Al momento, passo un giro». Velardi, insomma, non andrà a votare sabato prossimo. E rivendica, con una certa audacia e un pizzico di faccia tosta, che l’«astensionismo è l’ultimo miglio del­la laicità politica». «Altre volte, in passato, non ho votato ma è stato casuale, non una scelta. Questa volta è una scelta», dice, mentre sul blog arrivano i primi commenti e non sono tutti entusiasti.

Il ragionamento di Velardi è semplice: «È finita l’epoca per cui da un voto si misura il tasso di democrazia di un Paese. Anche perché il voto in Italia è stato sequestrato. Per il Parlamento si parla di vere e proprie nomine e an­che quando si tratta di un sistema elettorale, come quello per le Europee, in cui ci sono le preferenze, non è che vada meglio. In questo caso si esalta la parcellizzazione e non l’accorpamento. Finanche la soglia di sbarramento al 4 per cento è un imbroglio, perché basta il 2 per cento per avere il rimborso elettorale». «La mia è una provocazione — ammette l’assessore —, anzi no una protesta appassionata. Vorrei una politica più interessante, più coinvolgente. Sarebbe stato più co­modo stare in silenzio. Tutti i delusi del centrosinistra non voteranno, ma non lo diranno».

Questo è vero visto che dati alla mano, secondo uno studio dell’Istituto Catta­neo, dal dopoguerra ad oggi gli astenuti aumentano ad ogni elezione. Ma perché non esercitare il proprio dirit­to- dovere? «Berlusconi è sempre più fastidiosamente so­pra le righe: ci vorrebbe altro stile, innanzitutto. Il centro­sinistra che già non godeva di ottima salute si è fatto co­gliere impreparato e non ha dimostrato sobrietà nel caso Berlusconi-Noemi. Franceschini non mi convince, rincor­re Berlusconi senza strategia e proposte. Non considero il resto della compagnia perché ceto politico che gareggia per la propria sopravvivenza». L’assessore consapevol­mente si espone ad un fuoco di fila, che ci sarà. «Ma sono io a fare la domanda opposta: come si fa a votare per que­ste coalizioni? Non c’è uno straccio di argomento in posi­tivo che possa convincermi a votare per uno dei due schieramenti. Il riflesso di appartenenza, tipico degli ulti­mi giorni delle campagne elettorali, e i richiami alla sacra­lità del voto sono cavolate ormai. Siamo maggiorenni e scegliamo sulla base della vera politica. Che non c’è più. Tant’è che non incide neanche tanto sulla vita della gen­te. Ora, qualsiasi sia il colore politico, ogni governo gros­so modo deve fare le stesse cose».

[an error occurred while processing this directive] Quanto alle Provinciali, Velardi scrive: «Sono eletto­re romano, il problema non si pone, ma la scelta sa­rebbe la stessa: raramente ho visto un confronto co­sì povero, candidati e liste tanto mediocri». Ma il pensiero lo spiega meglio: «Non ne faccio una questione di candidati, di persone. Dopo 15 anni di governo di centrosinistra l’alternanza tra l’al­tro è normale, fisiologica e giusta. Ne faccio una questione di contenuti: dove sono? È fi­nita l’epoca di votare turandosi il naso, l’astensionismo è l’ultimo miglio della lai­cità politica. Tutto il resto, i richiami di questi giorni al voto sono un ricatto con­tinuo cui io mi sottraggo». È una scelta che appare, almeno nella giunta in cui siede Velardi, apparente­mente isolata. Il governatore, Antonio Bassolino, è torna­to in campo a fare campagna elettorale attiva, ieri a Noce­ra e Marigliano. Il suo assessore, Andrea Cozzolino, com­pagno di banco di Velardi, è un eurocandidato. L’ex re­sponsabile della Sanità, Angelo Montemarano, è an­ch’egli in lista per un posto alle Europee. «E alla fine anche l’altro tecnico, l’economista Mariano D’antonio, si è convinto: «Sono elettore a Roma, dunque non voto alla Provincia. La residenza mi ha tolto dall’im­barazzo come è già successo per il Comune di Napoli. Al­le Europee, fino all’altro giorno avrei votato per Sinistra e Libertà. Ma ho cambiato idea. Sabato voterò per il Pd per­ché temo che né Vendola né Rifondazione raggiungano il quorum. E dunque anche se non sono un’entusiasta vote­rò l’unico partito che può fare massa contro Berlusconi». Il voto utile, l’altra faccia della delusione.

Simona Brandolini

01/06/09

Offesa al buon costume.


Se si appliccasse il codice penale, costituirebbero reato; invece, oggi, certe manifestazioni di oltraggio alla pubblica decenza vengono addirittura definite gay pride - e il ricorso al sostantivo orgoglio è ancor più stridente - e si svolgono ovunque, anche a Napoli (ed è successo ieri!). E, intanto, mentre in nome dello stato laico si insultano le stimabili donne musulmane che, per condivisione di sentimento religioso, si coprono con il velo e, quindi, non rendendosi identificabili, consumerebbero altra fattispecie di reato, si autorizzano i travestiti a cambiarsi i connotati in pubblico. Godono, forse, di immunità particolari? Il lodo Alfano riguarda, forse, anche tutti i travestiti e ce lo siamo persi? Siccome pare di no, si dia applicazione al codice penale: l'esercizio dell'azione penale è obbligatorio.