31/05/08

Emigrazione

Anno 2008: l'emigrazione dal Sud al Nord non accenna a diminuire. Quanto ancora dovremo tollerare questa situazione?

30/05/08

DIFFONDERE NOTIZIE FALSE è REATO!

Diffondere notizie false con dolo è reato. E' altresì reato la falsa testimonianza o deposizione. Una giornalista dell'AGI, in merito ai fatti del Pigneto, aveva dichiarato di aver assistito alla scena e di aver visto degli elementi rivelatisi poi infondati. Contro di lei, sicuramente, non saranno aperti fasciscoli nè ci saranno pendenze penali; ma ci aspettiamo almeno un provvedimento di sospensione o il deferimento da parte dell'ordine dei giornalisti.


I fatti di Pigneto stanno prendendo giorno dopo giorno contorni più inquietanti e pericolosi. La squadraccia fascista che aveva aggredito tre negozi gestiti da extracomunitari si è trasformata in un cinquantenne di sinistra, pregiudicato, esasperato da un furto commesso da un marocchino e da un gruppo di ragazzi, tra i quali anche uno di colore. Quindi, niente fascisti all'orizzonte. Eppure, come per i fatti di Verona e quelli della Sapienza, la stampa di sinistra, ha subito gridato al pericolo nero, al rigurgito di eversione nazifascista.

E' in atto una strategia della tensione ben chiara. Morto, per volontà di Veltroni e per la chiara sconfitta elettorale, l'antiberlusconismo militante, la sinistra è tornata sul suo altro cavallo di battaglia. Chi è contro di noi è fascista, che poi sia conservatore, liberale, cattolico, socialista o altro non importa. Simona Zappulla, proclamatasi testimone d'eccellenza dai fatti di Pigneto, infatti, ha raccontato in tempo reale gli avvenimenti di quel giorno. Lei era lì. Lei aveva visto tutto. Lei aveva visto le svastiche sulle sciarpe della squadraccia nazifasciata.

Simona Zappulla si è inventata tutto. Nessuna svastica, nessun fascio, nessuna squadraccia. Eppure è bastata la sua parola per rilanciare la propaganda sinistroide. Per far salire la tensione e gridare al pericolo fascista. Simona Zappulla è una bugiarda. Nulla di male, se non fosse una giornalista professionista. Ora, l'Ordine dei giornalisti intervenga! Non è tollerabile un utilizzo dei mezzi di stampa per fomentare una controviolenza inaccettabile. La libertà di stampa non è libertà di inventare pericoli inesistenti e di raccontare panzane. Simona Zappulla venga cacciata! Di giornalisti come lei l'Italia non ha bisogno

29/05/08

Altro che raid nazista!

I giornali ci hanno marciato per una settimana, ora - scommettiamo - faranno un altro dietrofront imbarazzante così come è successo per i fatti della Sapienza. Intanto però il danno è irreparabile. Naturalmente, benchè la falsa testimonianza sia reato, chi si è inventato di aver visto delle inesistenti svastiche la passerà liscia. Quel che, tuttavia, fa sorridere è che gli estremisti di sinistra, ottusi come sempre, abbiano manifestato - senza saperlo -contro la violenza di altri estremisti di sinistra.

Il ricercato: "Sono di sinistra, basta schifo nel quartiere Politica e razze non c'entrano. Mi sono fatto giustizia"


"Al Pigneto sono stato io Non chiamatemi razzista" L'uomo del raid del Pigneto, "l'italiano sulla cinquantina" cui la polizia cerca da cinque giorni di dare un volto, il più vecchio tra i mazzieri, il "Capo", arriva all'appuntamento ai tavolini di un bar che è notte. Ha i capelli brizzolati, gli occhi lucidi come di chi è in preda a una febbre. Allunga la mano in una stretta decisa che gli fa dondolare il ciondolo d'oro al polso. "Eccome qua, io sarei il nazista che stanno a cercà da tutti i pizzi. Guarda qua. Guarda quanto sò nazista...". La mano sinistra solleva la manica destra del giubbetto di cotone verde che indossa, scoprendo la pelle. L'avambraccio è un unico, grande tatuaggio di Ernesto Che Guevara. "Hai capito? Nazista a me? Io sono nato il primo maggio, il giorno della festa dei lavoratori e al nonno di mia moglie, nel ventennio, i fascisti fecero chiudere la panetteria al Pigneto perché non aveva preso la tessera". L'uomo ha 48 anni. Delle figlie ancora piccole. Una storia difficile di galera e di imputazioni per rapina. E, naturalmente, un nome. "Quello lo saprai molto presto. Il giorno che mi presento al magistrato, perché quel giorno il mio nome non sarà più un segreto. Mi presento, parola mia. La faccio finita cò 'sta storia. Ma ci voglio andare con le gambe mie a presentarmi. Nun me vojo fà beve (arrestare ndr.) a casa. Perciò, se proprio serve un nome a casaccio, scrivi Ernesto... ". Indica la foto sulla prima pagina dell'edizione di Repubblica del 27 maggio. Quella scattata durante il raid con il telefono cellulare da uno dei testimoni dell'aggressione. "Ecco. Io sono questo qua. Questo cerchiato con il marsupio e la maglietta rossa, che si vede di spalle. La maglietta è una Lacoste. Adesso ti racconto davvero come è andata. Ti racconto la verità prima che mi si bevono. Perché la verità, come diceva il Che, è rivoluzionaria. La politica non c'entra un cazzo. Destra e sinistra si devono rassegnare. Devono fare pace con il cervello loro. Non c'entrano un cazzo le razze. Non c'entra - com'è che se dice? - la xenofobia. C'entra il rispetto. Io sono un figlio del Pigneto. Tutti sanno chi sono e perché ho fatto quello che ho fatto. Tutti. E per questo si sono stati tutti zitti con le guardie che mi stanno cercando. Perché mi vogliono bene. Perché mi rispettano. Perché hanno capito. Io ho sbagliato. E non devo e non voglio essere un esempio per nessuno. Ma per una volta in vita mia, ho sbagliato a fin di bene. E allora è giusto che il Pigneto veda scritta la verità. Se lo merita. E quella la posso raccontare solo io".

La "verità" di "Ernesto" ha un incipit. Giovedì 22 maggio. Quarantotto ore prima del raid. "A metà mattina, a una donna di cui non faccio il nome e a cui voglio bene come a me stesso, rubano il portafoglio in via Macerata. Non faceva che piangere. Un amico mio - un immigrato, pensa un po' - mi dice che se lo voglio ritrovare devo andare nel negozio di quell'infame bugiardo dell'indiano. In via Macerata. Perché il ladro sta lì. E' un marocchino, un tunisino, mi dice l'amico mio. Venerdì, verso mezzoggiorno, ci vado. Trovo questa merda di marocchino, o da dove cazzo viene, questo Mustafà, seduto davanti al negozio con una birra in mano. Una faccia brutta, cattiva, con una cicatrice. Mi fa cenno di entrare e nel negozio mi trovo lui, l'indiano bugiardo e un vecchio, un italiano. Il marocchino mi dice: "Tu passare oggi pomeriggio e trovare portafoglio". Io dico va bene e, te lo giuro, non mi incazzo, né strillo. Dico solo: "Dei soldi non me frega niente. Ma dei documenti sì". Ripasso il pomeriggio e quello mi dice: "Scusa. Non fatto in tempo. Torna domani". Io ripasso sabato mattina e quel Mustafà là, ridendo, sempre con quella cazzo di birra in mano, mi fa segno che i documenti l'ha buttati dentro una buca delle lettere. Allora non ci ho visto più. Mi è partita la brocca. Ho cominciato a strillare, dentro e fuori del negozio. In mezzo alla strada. E ho detto: "Se vedemo alle cinque. E se non salta fuori il portafoglio sfascio tutto"".

Alle 17 di sabato, dunque, arriva "Ernesto". Ma non da solo. "Eh no. Fermati. Fermati qui. Io arrivo da solo. Perché io voglio andare a gonfiare il marocchino da solo. Io quando devo fare a cazzotti non mi porto dietro nessuno. Il problema è che quando arrivo all'angolo con via Macerata non ti trovo una quindicina di ragazzi del quartiere? Tutti incazzati e bardati. Te l'ho detto. Mi vogliono bene. Avevano saputo della tarantella ed erano due giorni che sentivano questa storia di questo portafoglio. Evidentemente volevano starci pure loro e si sono presentati. Non l'ho mica chiamati o invitati".

"Ernesto" fa un cenno al cameriere. Chiede un whiskey di malto scozzese. Un "Oban". Strizza l'occhio. "Lo vedi questo? E' cresciuto con me al Pigneto". "Che stavo a dì? Ah sì, i pischelli. Io davvero non riesco a capire come si sono inventati la storia della svastica. Ma quale svastica? Io questi pischelli non li conosco personalmente, ma mi dicono che sono tutto tranne che fascisti. E, comunque svastiche non ce n'erano. Quei pischelli, per quanto ne so, si fanno il culo dalla mattina alla sera. E hanno solo un problema. Si sono rotti il cazzo di vedere la madre, la sorella o la nonna piangere la sera, perché qualche vigliacco gli ha sputato o gli ha fischiato dietro il culo. Te lo ripeto, io non l'ho chiamati. Io ce li ho trovati. E poi, scusa tanto sa, ma hai mai visto tu un raid nazista senza una scritta su un muro? Qualcuno si è chiesto perché, se era un raid, nessuno ha toccato per esempio i sette senegalesi che vendevano i cd taroccati in via Macerata? Lo vuoi sapere perché? Perché i senegalesi non avevano fatto niente. Perché sono amici. Perché portano rispetto e quando stava per cominciare il casino al negozio dell'indiano, gli ho detto di mettersi da una parte".

Forse "Ernesto" vuole solo coprire quei ragazzi. Forse la sua storia comincia a pattinare. "Aspetta. Io ti ripeto che i nomi di quei pischelli non li conosco e, comunque, se anche li conoscessi non li farei mai. Ma la dimostrazione che dico la verità sai qual è? E' che loro erano tutti coperti. Con i caschi, con i cappucci. E io invece ero l'unico a volto scoperto. Perché, come t'ho detto, io se devo andare a fare a cazzotti ci vado a mani nude, da solo e a viso scoperto. Te ne dico un'altra. La dimostrazione che sto dicendo la verità è che quando l'indiano di via Macerata mi vede e se la dà, dopo che gli ho sfasciato le vetrine, i pischelli si mettono a correre verso via Ascoli Piceno. Per me è finita lì. E non capisco quelli che vogliono fare. Allora li raggiungo a piedi e quando all'angolo tra via del Pigneto e via Ascoli Piceno vedo che stanno a fà un macello con i bengalesi, che si sono messi a sfasciare le macchine della gente del quartiere, cominciò a gridare. Grido: "A pezzi de merda che state a fa'? Annatevene da lì, a rincojoniti!". Per questo, come ho letto sui giornali, dicono che hanno sentito "il Capo" dare ordini in italiano. Ma quali ordini? Io li stavo a mannà a fanculo perché mi era presa paura. Avevo capito che casino stava montando".

Cosa aveva capito "Ernesto"? L'uomo butta giù il fondo di "Oban" rimasto nel bicchiere. Accende una Marlboro rossa. "Avevo capito che, senza volerlo, avevo slegato la bestia. Avevo capito che il veleno mio era il veleno di tutti. Sai perché penso che i pischelli sono andati dai bengalesi in via Ascoli Piceno? Perché quell'alimentari là, quello dove è andato a chiedere scusa Alemanno, due anni fa l'avevano chiuso per spaccio. Perché sotto il sacco dei ceci che dice di vendere, il bengalese ci teneva la droga. So che è andato assolto perché ha detto che la roba la nascondeva un marocchino. Sta di fatto che lì davanti è sempre un circo. Stanno sempre aperti. Anche alle cinque de mattina. Mi spieghi che cazzo si vendono?". "Ernesto" chiede un altro wiskey. "La storia potrebbe finire qua. Ma non finisce qua". L'uomo, ora, ha voglia di raccontare chi è e come è cresciuto. "Perché tutto si deve sapere. Tutto. Perché poi, quando ti si bevono, i giornali scrivono un mucchio di cazzate". E' il quarto di cinque figli, "Ernesto". Suo padre è un carabiniere. Lo perde a 8 anni e finisce in collegio, perché a casa, al Pigneto, non si riesce a mettere insieme il pranzo con la cena. Quando esce dall'istituto, comincia a rubare. "Per fame. Ho sempre rubato solo per fame. E mai al Pigneto". A 24 anni perde anche la madre. Comincia a entrare e uscire di galera. Regina Coeli, Sollicciano, "dove a Pacciani, j'ho fatto 'na faccia tanto. Sto schifoso... ". "Sempre accusato di reati contro lo Stato... ". Contro lo Stato? "Sì, rapine in banca. Perché, le banche non sono dello Stato?". Ride, per la prima volta. Poi si fa di nuovo cupo.

"Il Pigneto era bellissimo. Da ragazzino giocavo a ruzzichella dove adesso ci stà quello schifo di isola pedonale. Dove adesso vomitano e pisciano fino alle cinque de mattina, ci stava il cocomeraro e quello che vendeva le cozze col limone. Il colore della pelle, dice, non c'entra. "Io ho litigato con tutti quelli che non portano rispetto alla gente del Pigneto. Bianchi e neri. Io ho fatto casino qualche settimana fa al pub di via Fanfulla, perché quattro italiani non mi facevano rientrare a casa con le bambine e quando ho chiesto di spostare una macchina in doppia fila, mi hanno imbruttito dicendo: "Perché, se no che succede?". "Succede che te gonfio", ho detto. E si sono spostati. Ho litigato con degli algerini sotto casa, che mi stavano fregando il motorino. Ne ho appicciati al muro un paio e da allora sai come mi chiamano? "Grande mujaheddin. Grande talibano". Beh, l'altra sera m'hanno riportato le chiavi della macchina che mi ero dimenticato sul cofano. Hai capito, sì? Io non ce l'ho con nessuno. Io voglio bene ai neri e ai bianchi che rispettano gli altri. Che rispettano il Pigneto, che insieme alla mia famiglia è l'unica cosa che ho. Io sono cresciuto al bar Necci, hai presente? Sai, no? Quello del film di Pasolini "Accattone". Vai a chiedere di me lì. Vedi che ti dicono. Vai a chiede di me allo stagnaro di via Ascoli, o al bar di fronte. Vedi che dicono. Io ci sono poche persone che non rispetto. I bugiardi, i laidi, gli ipocriti, le pecore. E ti racconto ancora una cosa che mi devi promettere di scrivere".

"Ernesto" tira fuori l'ultima sigaretta del pacchetto di Marlboro, che poi accartoccia come carta velina. "Pifano. Daniele Pifano, hai presente? Collettivo di via dei Volsci. Autonomia, anni '70 e compagnia cantante. Beh, stai a sentire. Viene a vivere al Pigneto e due anni fa becca un fascistello. Ti dico: questo qua lo umilia e gli distrugge la bici davanti a tutti. Io mi metto in mezzo e da allora, quando vedono Pifano, si scansano. E lui che fa? Sabato, dieci minuti dopo il casino, si mette con i centri sociali nell'isola pedonale a strillare che sono arrivati i nazisti al Pigneto. Ma come si fa? Ma che uomo sei? Ma che dignità c'hai a giocare sulla pelle del Pigneto e del sottoscritto? L'altro giorno ho provato a chiamare anche Luxuria, quella di Rifondazione. Gli ho detto: "Dovemo parlà". E lui: "Sì ma al telefono perché sono a Cosenza per una riunione". Allora io dico. Tu starai pure a Cosenza, ma al Pigneto, che è dove vivi pure tu, chi ci pensa?".

Chi ci pensa? "Ernesto" ride. "A pagare i wiskey ci pensi tu, perché io stò in bianco e devo pure pensare a trovare un avvocato bravo. Poi, quando sarà finita tutta questa storia, offrirò io. Ora vado. Mi raccomando. La verità. Io non sono un esempio per nessuno. Ma stavolta, davanti alle mie figlie, voglio che sia diverso. Non come le altre volte che m'hanno visto andare in Centrale o carcerato. Stavolta l'ho fatto per loro. E per il Pigneto. In fondo, non ho ammazzato nessuno. E tutto 'sto casino, non l'ho armato io"

CARLO BONINI da LA REPUBBLICA

26/05/08

Bertolaso non tratti.


La risolutezza con cui il governo ha adottato il decreto per porre fine la decennale emergenza dei rifiuti aveva fatto ben sperare. Bertolaso, sottosegretario alla presidenza del consiglio, sta godendo di tutto l'appoggio auspicabile per dare piena ed immediata attuazione ad un provvedimento che, di fatto, riprende il medesimo piano di quando era commissario straordinario. Ragione per cui non c'è motivo per tergiversare ancora, visto che si è già abbondantemente discusso dell'idoneità che devono avere i siti prescelti come discariche. I manifestanti di Marano e Chiaiano che - assieme ad ultras, centri sociali e camorristi - stanno protestando, devono adeguarsi e comprendere la necessità contingente. Se continuano a impedire i lavori, il governo non venga meno agli annunci fatti e promuova l'arresto fino a 5 anni dei tumultuosi. Per questo motivo, per dare un segnale forte, inizi col rimuovere immediatamente i blocchi stradali e ripulire le strade adiacenti alla eventuale discarica. I sindaci dei comuni presso cui sorgeranno le discariche non devono sentirsi in una posizione di forza. Cedere su Chiaiano, significherebbe incitare alla sommossa anche le popolazioni degli altri siti, cosa non più tollerabile: lo stato non deve soccombere ogni volta. Ieri il sindaco di Marano - ricevuto da Bertolaso a palazzo Salerno, cioè presso la prefettura di Napoli - si è pavoneggiato in tv credendo forse di poter dettare le condizioni. Per questo motivo il governo deve subito chiarire come stanno le cose. Qualora i sindaci continuino a fare i capipopolo, il consiglio dei ministri deve provvedere a commissariare i consigli comunali.

24/05/08

Chi protesta a Chiaiano?

Un persona normale non tirerebbe molotov e bombe carta contro le forze dell'ordine. Tra i manifestanti di Chiaiano ci sono sicuramente camorristi, centri sociali e ultras; mi auguro, allora, che scattino al più presto le manette. LA RICREAZIONE DEVE FINIRE.

Di Pietro, un blogger di successo.

Sono appena entrato, per la prima volta, nel blog di Antonio Di Pietro, dopodichè, letto l'inizio del suo ultimo intervento - "Ancora una volta Berlusconi si dimostra un furbo, anzi un furbastro. Inserisce all’interno di provvedimenti doverosi, emendamenti che servono a lui, sicché il provvedimento si deve approvare per forza in quanto ci sono dei doveri verso l’Unione Europea però lo si approva anche a uso e consumo proprio" - sono subito uscito. Se non altro, ora sono sicuro che il blog lo cura lui in persona.
Berlusconi sostiene che Di Pietro sia laureato grazie ai servizi segreti e, a rigor di logica, è in effetti l'unica spiegazione plausibile, visto che è riuscito miracolosamente a sostenere, in pochi mesi, esami difficilissimi senza, stranamente, diritto del lavoro. A ciò si aggiunga che Di Pietro - benchè venga sistematicamente preso in giro - è riuscito a superare il concorso come segretario comunale, di commissario di Polizia e in magistratura. Una notizia su cui non posso transigere e che mi affligge da una vita. Tanto più che, leggo dal suo curriculum, è professore di Diritto penale dell’Economia presso il Libero Istituto Universitario “Carlo Cattaneo ” di Castellanza (VA). Sicuramente un'università (???) di invenzione morattiana (Letizia ovviamente, il peggior ministro della "dis-truzione" della storia d'italia), ma che comunque ha in Di Pietro un cattedratico di richiamo. Nel tempo libero poi, come saprete, ha fatto anche il ministro e l'ospite fisso a Matrix e, inoltre, è il segretario di un partito che fa da pendant con la Lega e che, alle scorse elezioni, è andato oltre il 5% dei consensi. Mica male.

21/05/08

Stavolta si fa sul serio. Forse.

Stavolta pare che si faccia sul serio. Almeno pare. Il consiglio dei ministri di Napoli, che pure ha avuto un alto valore simbolico, non è stato una semplice passerella per il nuovo governo, ma un'occasione per l'adottare i provvedimenti più urgenti e chiarire sin da subito che la ricreazione è finita.

Berlusconi è voluto venire a Napoli per risarcire, seppure in minima parte, una città offesa nel mondo per il degrado e l'inefficienza; ma, quest'oggi, ad attendere il governo, c'erano ben 9 minicortei organizzati da centri sociali, zingari, clandestini, ex detenuti e pregiudicati di varia natura, disoccupati di professione e gente che continua ad opporsi alla apertura delle discariche perchè poi dovrebbe buttarcisi dentro in quanto monnezza ambulante. Del resto bastava vedere in tv le facce di chi protestava per capire dove nascono i problemi di Napoli e chi abbia inciso negli ultimi anni nell'azione amministrativa delle istituzioni.

L'ultima tornata elettorale, però, ci ha liberato, almeno temporaneamente, di uno dei loro referenti politici, quel Pecoraro Scanio che costrinse Bertolaso - una persona seria - a dimettersi da commissario straordinario per i rifiuti, dunque è possibile estromettere quella feccia che ha portato la Campania ad una situazione da quarto mondo. Berlusconi ha chiarito subito che chiunque si renderà promotore di disordine contro la realizzazione di discariche rischierà fino a 5 anni di carcere, mentre chi vorrà accedere o impedire la realizzazione delle discariche rischierà da tre mesi a un anno di carcere. Si tratta di un ottimo deterrente per i più facinorosi che, si spera, venga posto in essere concretamente.

Bertolaso tornerà ad occuparsi di monnezza, ma da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mentre quel carrozzone di clientele che è il commissariato straordinario verrà finalmente liquidato. Il Cdm ha individuato anche le discariche che dovranno essere aperte, i nomi però rimangono giustamente segreti.

Berlusconi, in conferenza stampa, è stato molto diretto: "Dobbiamo fare una scelta dolorosa e difficile con assoluta fermezza e determinazione. Sappiamo di poter contare sulla parte sana della popolazione campana". I siti, le aree e gli impianti connessi all'attività di gestione dei rifiuti verranno dichiarati aree di interesse strategico nazionale presidiate dalle forze armate e chi, fino ad oggi, ha messo i bastoni tra le ruote, non potrà più sgarrare.

Bertolaso, se verificherà la mancata attuazione delle norme delle ordinanze potrà nominare immediatamente commissari ad acta che si sostituiranno alle amministrazioni comunali. Saranno quattro i termovalorizzatori in Campania. Uno di questi sorgerà a Napoli e il sindaco Iervolino avrà 30 giorni per indicare la localita prescelta. Qualora non ottemperi, supplirà Bertolaso in persona.

Insomma finalmente non saremo più nelle mani di chi, finora, ha solo pappato soldi pubblici facendo solo danni, nè saranno più tollerate le azioni di disturbo delle minoranze che, per troppo tempo, ci hanno ricattato bloccando gli aeroporti, le ferrovie, le discariche. Là dove ci saranno degli intoppi, lo stato sarà pronto ad intervenire con decisione, magari usando la forza dove è necessario.

La ricreazione è finalmente finita con buona pace del disobbediente Caruso, di Pecoraro Scanio, della Iervolino e del Re della Monnezza Bassolino che farebbe bene a nascondersi sotto la sabbia, ma che - invece - ha persino l'ardire di farsi vedere in luoghi pubblici e rimproverare il prossimo dicendo che bisogna fare presto.

Sì, bisogna fare presto. Dobbiamo al più presto liberarci della spazzatura ed è tempo che Bassolino segua al più presto il destino di Pecoraro Scanio e di Mastella. Magari testando materialmente il primo termovalorizzatore in funzione, cioè facendosi incenerire.

20/05/08

L'arroganza di Bassolino a Porta a Porta.

Si è appena conclusa, alla presenza del dittatore semianalfabeta della Campania(il cui nome, per senso del pudore, non sarà pronunciato), la puntata più grottesca della storia di Porta a Porta. Bruno Vespa, preferendo il gossip alla cronaca, pur di prendere le difese del Balbuziente di Afragola e confermarsi un asservito, ha finito per prendersi gioco dei cittadini di Chiaiano in collegamento esterno che manifestavano la loro indignazione. Questi ultimi, infatti, hanno ripetutamente attaccato gli amministratori campani facendo più volte il nome di Bassolino (scusatemi per la parolaccia!), senza che il diretto interessato intervenisse mai per rispondere ad accuse specifiche e, magari, provasse a difendersi. Anzi, quando, con la sua solita faccia di tolla, ha bofonchiato qualcosa nel suo italiano stentato, si rivolgeva agli astanti come se nulla fosse e ignorando gli attacchi mossigli. Poi, ad un certo punto, dai cittadini di Chiaiano stufi di sentire l'ennesimo sproloquio del governatore, sono partiti fischi e insulti al suo indirizzo, ma Vespa ha fatto togliere immediatamente l'audio di modo che il lìder maximo ha potuto confermarci le sue paranoie.

Da Bassolino, un po' per la faccia di tolla che si ritrova e un po' perchè non sa l'italiano, non sapremo mai nulla sul processo a suo carico nè lo vedremo andarsene di sua spontanea volontà. Non avendo dignità, intende calcare la scena - contro la volontà del pubblico - fino alla fine. E i fischi non sono ammessi.

Spiace che gli Italiani, dopo aver visto in tv le immagini di Napoli ricoperta dai rifiuti, abbiano dovuto trovare anche Bassolino a Porta a Porta.

Al peggio non c'è limite.

18/05/08

E CHE GUERRA SIA!

camorra, zingari e monnezza

Non è possibile che, dopo 4 mesi di annunci e promesse, i rifiuti abbiano di nuovo invaso la Campania. Chi oggi arriva a Napoli ha l'impressione di essere in una città in disarmo caratterizzata da esalazioni pestifere. Lo spettacolo che offre Piazza Garibaldi, il biglietto da visita del capoluogo per chi vi giunge in treno, non è descrivibile a parole. La spazzatura invade la carreggiata stradale, un gruppetto di extracomunitari si è accampato proprio davanti ad un commissariato senza che nessuno dica loro niente e, soprattutto, gli zingari fanno quello che vogliono.

Già, gli zingari. Dopo i fatti di Ponticelli, le interviste a rom spaventati, le dichiarazioni dei rappresentanti dell'opera nomadi contro i napoletani razzisti, chi scrive si aspettava di non vederne più in giro, almeno per qualche giorno. Invece nulla è cambiato. Stamattina la cronaca ci informa che un'altra zingara, nel quartiere di Soccavo, è stata sorpresa dalle vittime mentre tentava di rubare in un appartamento e forse di rapire una bambina. Ora pare che, a questa zingara, l'opera nomadi, quindi il contribuente, abbia persino pagato il biglietto aereo per farla tornare in Romania. Ad un italiano senza lavoro e senza una casa nessuno lo aiuta; ad uno zingaro dobbiamo mantenerlo benchè sia votato all'accattonaggio, al furto, all'illegalità. Ieri i nomadi del campo di Ponticelli hanno ricevuto assistenza davanti al Maschio Angioino, davanti al luogo simbolo di una città che hanno occupato.

Sono ovunque: nei treni e nei pullman (senza fare il biglietto of course!), davanti all'ingresso dei supermarket e ai semafori, agli angoli degli uffici, in tutto il centro storico, sull'autostrada.

Evidentemente per le forze dell'ordine non costituisce un pericolo che persone C-A-M-M-I-N-I-N-O sulla tangenziale, visto che non intervengono.

Già, le forze dell'ordine. Non solo non fanno nulla, ma creano addirittura ulteriori disagi. Di vigili, se non nei pressi del Comune, chi scrive non ne vede dalla notte dei tempi; mentre di poliziotti e carabinieri strafottenti ce ne sono anche troppi.

Ieri mattina ho dovuto suonare il clacson per via di una volante che ha bloccato il traffico - perchè un carabiniere chiacchierava tranquillamente con un suo conoscente - e ho visto un'altra pattuglia di carabinieri parcheggiare su un marciapiede e impedire ai pedoni di passare perchè uno di loro doveva andarsi a prendere il caffè. Poi, se, come mi è capitato una notte un paio di mesi fa, chiedi ad un rappresentante delle forze dell'ordine perchè non ferma gli scippatori che gli impennano in motorino davanti senza casco, questi ti risponde che è inutile perchè tanto non riesce a prenderli.

E allora, caro poliziotto/carabiniere che ragioni così, te lo chiedi mai a che cavolo servi? A Napoli la camorra crea tanti problemi, ma almeno un minimo di ordine pubblico lo garantisce. Lo stato a che serve se non a vessare il cittadino?

Napoli e, ancora di più, la sua provincia sono diventate invivibili. Ed è inutile che l'assessore d'alemiano Velardi si affanni a pubblicizzare la Campania per i polli che ci cascano e che, attratti dalle nostre bellezze, vogliono venire comunque nella nostra regione. Finchè i maiali, seduti ancora al loro posto, non se ne saranno andati, è meglio che i turisti stiano alla larga dalla nostra regione, visto che - OLTRE a DOVER SOPPORTARE LA SPAZZATURA NELLE STRADE, IL CAOS E LA MICROCRIMINALITà - RISCHIANO DI TROVARE L'INGRESSO DEI MUSEI E DEI PRINCIPALI MONUMENTI CHIUSO, come è successo il 25 aprile e il 1° maggio (ma anche negli altri anni!), perchè gli amministratori non si sono posti il problema.

E allora, che turismo vogliamo fare se siamo degli incapaci? Dove vogliamo avviarci? In questi 4 mesi il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca (PD), e di Caivano, il Dott. Papaccioli (PdL), si sono offerti di trovare una soluzione per i rifiuti. Addirittura Papaccioli ha chiesto che venga reso funzionante l'impianto di compostaggio presente nel suo comune, ma nessuno si è preoccupato di rispondergli.

La verità nuda e cruda è che nessuno intende realmente trovare una soluzione.
E allora, disperazione per disperazione, che guerra civile sia: distruggiamo tutto.
BASTA BOCCHEGGIARE!

17/05/08

Turismo: meno 650 mila presenze e perdita di 64 milioni di euro


Un calo di 650 mila presenze turistiche e una perdita di fatturato di 64 milioni di euro per le imprese ricettive. È il risultato dell’indagine promossa da Unioncamere Campania sulla ricaduta economica della crisi dei rifiuti per l’anno 2007 e i primi mesi del 2008. Secondo l’indagine il 75% degli imprenditori dichiara un peggioramento nell’andamento della propria attività nei primi mesi del 2008 rispetto allo stesso periodo del 2007. L’agriturismo è il settore più colpito dal calo delle presenze turistiche, mentre le destinazioni balneari sono risultate meno toccate dall’effetto spazzatura.

14/05/08

Bassolino invoca la prescrizione!

Per un difetto di notifica ad alcuni imputati, il processo a carico di Bassolino slitta al 2 luglio. Aula affollata dagli avvocati, gli imputati assenti

È stato rinviato al 2 luglio prossimo il processo davanti alla V sezione del Tribunale di Napoli (Collegio C) nei confronti di 28 imputati, tra i quali il governatore della Campania Antonio Bassolino, accusati di irregolarità nella gestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti in Campania. Il rinvio è stato determinato dal difetto di notifica per alcuni imputati nonchè dalla necessità di comporre un nuovo collegio giudicante, in quanto un magistrato del Collegio C aveva chiesto il trasferimento all’ufficio Gip e un altro giudice è ammalato( ma guarda un po' il caso che ti combina...ndr). Nel corso dell’udienza ci sono state nuove costituzioni di parte civile di Comuni della Campania e associazioni ambientaliste. L’udienza, che è tuttora in corso, si sta svolgendo in un’aula affollatissima per la presenza di numerosi avvocati della difesa e delle parti civili nonchè di cronisti e uomini delle forze dell’ordine. Un ambiente apparso inadeguato ad ospitare un numero così consistente di persone tanto che il presidente Clara Donzelli ha disposto che a cominciare dal 2 luglio prossimo il processo sarà celebrato in un’aula più capiente della Corte di Assise, sempre all’interno del nuovo Palazzo di Giustizia al Centro direzionale. All’udienza di oggi sono assenti quasi tutti gli imputati.

D'ERCOLE (AN) - «Di questo passo occorreranno tempi biblici per arrivare alla conclusione». È quanto ha sostenuto il capo dell’opposizione in Consiglio Regionale, Francesco D’Ercole, a commento del rinvio. «Sicchè - ha proseguito - il rischio di prescrizione per alcuni reati, paventato, per l’ennesima volta, appena qualche giorno addietro, diventa sempre più consistente e preoccupante».

Lo spettacolo è rimandato al 2 luglio...

La tv tedesca trasmette il processo a Bassolino

L'inizio del processo a carico del governatore Antonio Bassolino davanti ai giudici della quinta sezione penale del tribunale di Napoli riporta in primo piano nei media tedeschi le devastanti immagini del capoluogo campano invaso dai rifiuti. Il “Müllskandal” (lo scandalo della spazzatura) è stato infatti il tema centrale, insieme con il terremoto in Cina, del programma mattutino trasmesso a reti unificate dai due canali Ard e Zdf della tv pubblica. Successivamente, l’argomento è stato approfondito anche alla radio, nel programma nazionale della Deutschlandfunk, attraverso un’inchiesta molto critica e dettagliata firmata da Karl Hoffmann. Nel servizio televisivo realizzato da Peter Dalheimer per Ard e Zdf si esprime l’opinione che assai difficilmente i giudici napoletani riusciranno a fare chiarezza sull’intreccio tra politica e camorra e a colpire i responsabili. “La giustizia italiana è la più lenta d’Europa, dieci-quindici anni per un processo non sono una rarità - commenta l’autore del servizio -. E intanto le montagne dei rifiuti crescono”.

N.B. E intanto, mentre il processo è per l'ennesima volta slittato, Bassolino non si è nemmeno degnato di recarsi in aula. Tanto i media continuano a proteggerlo!

Un problema risolto.

Gli zingari se ne vanno

Comincia la «diaspora» per i rom di Ponticelli. Un centinaio di nomadi, che erano ancora rifugiati nel campo di Ponticelli, alla periferia orientale di Napoli, sono stati trasferiti poco fa ed accompagnati in una destinazione per il momento sconosciuta, sotto scorta delle forze dell’ordine.

Dopo il tentivo di rapire una bambina ad opera di una zingara di 16 anni, gli abitanti - esasperati per i continui furti - hanno deciso di passare ai fatti e obbligare i rom ad andarsene.

Lì dove non provvede lo stato, è necessario intervenire.

Un radicale nel PdL

Capezzone, ex segretario dei Radicali, è stato nominato portavoce di Forza Italia. La cosa spiazza le gerarchie vaticane. È «allarmante», secondo il quotidiano dei vescovi "Avvenire". E l'allarme aumenta ancor di più se viene messo in relazione al leader radicale Marco Pannella che diffonde "cifre a casaccio" sugli aborti clandestini.

Lo si legge in due distinti editoriali in grigio, solitamente scritti dal direttore Dino Boffo. «Un vasto, sbigottito silenzio - vi si legge - un unico applauso di circostanza e molti interrogativi hanno accompagnato ieri l'annuncio della nomina del nuovo portavoce di Forza Italia. Si tratta di Daniele Capezzone, ex deputato della Rosa nel Pugno e, per più di cinque anni, segretario radicale impegnatissimo in una lotta senza quartiere contro la legge 40, quella che ha posto fine al far west della fecondazione artificiale».

«Il partito azzurro, proprio mentre si avvia a confluire nel Pdl - prosegue lo scritto - si ritrova così a mostrare di colpo un volto (il nuovo coordinatroe Denis Verdini) e una voce (Daniele Capezzone) inediti, inattesi e, su un piano politico-culturale, spiazzanti. Scelte che, alla luce delle ultime analisi sui flussi di voto, appaiono insomma ostentatamente diverse e dissonanti rispetto alle convinzioni di tantissimi elettori della prima forza del centro destra».

In un'altra pagina, il quotidiano attacca duramente i radicali e Pannella, accusati di «menzogne trentennali» sui dati relativi all'aborto. Come già in passato - scrive l'Avvenire - in questi giorni il leader radicale «sventola fantomatici dati dell'Oms che portano gli aborti del 1978 a 1 milione e 200 mila. Cifre a casaccio - conclude l'editoriale - subito inverate da fonti giornalistiche approssimative e supine. Il tutto per permettersi di dare del bestemmiatore contro la verita al Papa - conclude il giornale - con una protervia molto oltre i limiti del tollerabile».

13/05/08

Una discarica chiamata Napoli

È guerra per i rifiuti, la raccolta dei sacchetti è stata sospesa: decine e decine di roghi in una città ridotta a discarica, 3500 le tonnellate di immondizia per le strade di Napoli, 45-50 mila in Campania.
È allarme salute, i pediatri hanno cominciato a monitorare la situazione: immondizia+caldo è una miscela pericolosa e può provocare disturbi intestinali, ma anche per le persone anziane c’è rischio di respirazione con insorgenze di malattie polmonari.

I roghi sono visibili dalle parti alte della città, fiamme e fumo nero. Tutti gli impianti sono chiusi e nessun treno parte in più per la Germania.
Il Comune e la Regione? La sindaca è alle prese con il rinnovamento della Giunta, in arrivo cinque professori universitari (ma ne arriveranno altri… perchè chi entra conserva lo stipendio dell’Università e in più guadagna quello di consulente… e qualcuno conserverà anche la precedente consulenza…), docenti che sono stati ritenuti validi per sanare l’amministrazione.

Alla Regione Bassolino è chiuso nella sua imbandierata camera di lavoro: occhi soprattutto sul Pd, sui movimenti (…di Veltroni e Franceschini, ai quali si è accodato anche Fassino… mentre D’Alema corre da sé) che riguardano le eventuali alleanze con la vituperata sinistra della sinistra o parte di essa o con gruppi da pescare nei pressi di Mastella e Casini.

Per poche ore il governatore ha abbandonato le postazioni per incontrare i bambini al Pan, quel museo che egli definisce a volte di “arte moderna” e a volte di “arte contemporanea”, insomma quei saloni dove ci sono i quadri a colori e le statuine bianche, bianche e bianche come la cera, nò, nò, nò… come… come il cemento ma un poco più chiaro… ecco!).

Intorno al governatore tutto è più chiaro, chiarissimo. Lo splendore mortifica gli occhi. La puzza dell’immondizia punisce il naso. Il disagio della città non arriva alla coscienza di Bassolino.
È andato a vendere Napoli nelle capitali europee, il “tuttocompreso” con topi per le strade e roghi per bruciare l’immondizia nelle notti calde.

Sarebbe stato meglio chiudere la città, stoppare le bugie, cercare di riordinarla e poi… metterla in vendita. Ma è nel caos che Bassolino vuole salvarsi. Si tratti pure
di… immondizia!!!

Bruno Prezioso

N.B. E intanto Bassolino ci informa nel suo blog, pagato a suon di milioni dal contribuente, che riccardo Muti ha fatto eseguire a Salisburgo brani della scuola napoletana.

10/05/08

La ricetta di Tremonti

"Qualche sacrificio devono iniziarlo a fare banche e petrolieri. Le banche dovranno pagare qualcosa in più di tasse se non faranno pagare meno i mutui alle famiglie".

Giulio Tremonti.